Dennis Oppenheim (1938-2011) è un artista non propriamente
da "galleria", sia per il suo chiaro atteggiamento
di rifiuto verso le attività preorganizzate, sia per
il particolare tipo di opere che produce, opere di Land Art e di Body Art, due correnti degli anni '60 delle quali fu fondatore
e carismatico rappresentante.
Per questo motivo la produzione di questo artista consta soprattutto
di tracce documentali, immagini, video e filmati delle sue performances (il nucleo di materiale filmico di Oppenheim è conservato
al Whitney Museum di New York).
Un artista non dei più facili, non accattivante, non
gradevole, spiazzante per il suo gusto per l'ironia sovversiva,
per la sua aggressività (e autoaggressività),
per la sua visione sarcastica della realtà, il tutto
espresso in un linguaggio duro, diretto, accuminato, privo
di qualsiasi intenzionalità estetica.
Dennis Oppenheim, body-artist, fornisce anche un eccellente
esempio di process art, perchè spesso la sua preoccupazione
principale pare quella di esplicitare non solo l'opera, ma
anche il suo processo formativo, dalla progettazione alla
realizzazione: celebre esempio questo suo "Reading Position
for a Second Degree Burn", che documenta come l'artista
si sia provocato una scottatura solare, proteggendo solo parte
della pelle con un libro dal titolo rivelatore, "Tattica".
Egli stesso dichiara di essere arrivato alla Body Art partendo
dalla Land Art, ambito nel quale si è applicato a partire
dal 1967, anno in cui realizza il suo primo Earthwork
(buco nel terreno), fino ai primi anni 70, eseguendo
una serie dinterventi sul paesaggio naturale senza alterarlo
permanentemente, ma con un evidente carattere di transitorietà:
infatti i materiali naturali impiegati, degradabili nel tempo,
hanno poi restituito i luoghi così come erano allo
stato originario.
Negli anni Ottanta Oppenheim ha realizzato enormi installazioni che rappresentano oggetti immaginari e distorti, macchine
dotate di luci e di suoni, impegnandosi recentemente a realizzare
installazioni per spazi pubblici, virando la sua ricerca verso
la Public art.
Dennis Oppenheim definisce l'interesse per il corpo, derivato
dalle sue esperienze di land-artist, come un processo sempre
più "intimo", su scala sempre più
ridotta, che origina la sua partenza dai grandi "corpi"
della terra, snodandosi in un processo introspettivo che lo
porta ad esplorare, anche con tecniche autolesive, i limiti
estremi delle possibilità di stimolo e di manipolazione
del corpo umano.
Dai segni macroscopici sullambiente naturale (tracce
sui prati, solchi giganteschi su campi innevati), come atti
simbolici di riappropriazione della natura da parte dell'uomo,
all'azione dell'uomo sull'uomo stesso, alla scoperta dei limiti
delle sue possibilità di reazione ai mutamenti imposti
dall'esterno, come simbolica riappropriazione della propria
identità fisica e spirituale: sembra essere questo
il senso delle sperimentazioni di Oppenheim, o forse è
il senso che vogliamo dare loro per trovarvi una ragione credibile
che le integri ad una cultura visiva contemporanea spesso
incomprensibile ed estranea a noi stessi. |