Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) esprime in modo esemplare
il tormentato passaggio dalla poetica ottocentesca a quella
che sarà la poetica della pittura moderna, mediante
un dialogo aperto e senza pregiudizi da artista ecclettico
quale fu, con la cultura del suo tempo, con Van Gogh, Matisse,
il Futurismo.
Il suo segno, agli esordi, cresce su radici liberty e simboliste
e sulla suggestione dell'incisione giapponese, finché,
appassionato visitatore del Museo etnografico di Dresda, è
folgorato nel 1910 dai 'racconti' che si snodano nei legni
intagliati dell'Isola di Palau.
Kirchner, tuttavia, non è Gauguin. Non nutre nostalgie
per l'esotica Arcadia dei mari del sud, ma guarda con attenzione
alle forme sintetiche di quelle civiltà per innestarle
nella tradizione xilografica tedesca.
Non a caso considera il suo capolavoro il "Nudo con
cappello nero" dove essenziali colpi di sgorbia scavano
i fianchi della compagna Dodo Grosse, paragonata ad una Venere
di Carnach o ad una Eva di Dürer.
Kirchner ama il legno, eccelle nella xilografia, come dimostrano
le magistrali tavole a colori per "La meravigliosa
storia di Peter Schlemihl", una sorta di Faust bohèmien che vende la propria ombra al diavolo; incompreso e relegato
tra gli artisti 'degenerati' (il governo hitleriano decreta
la distruzione di moltissime sue opere), Kirchner ottiene
in cambio per il suo talento emarginazione e solitudine, condizioni
che, scrive egli stesso, fanno dell'artista "una delle
sentinelle spirituali del mondo."
Influenzato dalla poetica fauve, Kirchner realizza inizialmente
soprattutto dipinti di paesaggi e ritratti di grande semplificazione
formale dai contorni marcati e dai colori violenti, dipanando
le sue composizioni in un contesto spaziale decisamente antinaturalistico
carico di vitalità istintiva.
In seguito, dopo il 1911, la sua pittura vira decisamente
verso una drammaticità esasperata e disperata, nella
quale il colore viene usato esclusivamente in chiave psicologica
e simbolica ed il segno si irrigidisce e si spezza in angoli
secchi attuando la deformazione tipicamente espressionista
(fu tra i fondatori di "Die Brucke") che andrà
esasperandosi fino al linguaggio astratto e drammatico del
periodo di Davos, l'ultimo periodo della sua vita.
Numerosi i suoi dipinti su Berlino, ritratti e scene di vita
metropolitana estremamente espressivi della contemporaneità,
eccellenti le sue incisioni, i disegni, le fotografie, gli
scritti: fino alla sua tragica fine di suicida a 58 anni,
Kirchner produce da sommo artista le opere forse più
significative dell'Espressionismo tedesco.
Questo dipinto del 1914, "Potsdamer Platz", un olio
su tela di 200x150 cm oggi alla Neue Nationalgalerie di Berlino, viene
eseguito nel periodo bellico in cui l'artista è 'involontariamente
volontario' sotto le armi, dove si imbatterà negli
orrori della guerra derivandone una grave forma di depressione
psichica che non lo abbandonerà più.
La composizione è dominata da due figure femminili,
due eleganti prostitute alte quasi due metri che occupano
tutta la parte sinistra della tela, vestite di nero e di blu,
con cappello piumato, veletta e scarpe dal tacco alto, con
lunghi abiti che accennano appena la femminilità delle
forme. Una figura è colta di profilo, l'altra di fronte,
i tratti sono duri, le due figure si sovrappongono ma non
si toccano, sembrano estranee l'una all'altra, rigidamente
composte e graziosamente collocate su una sorta di basamento
piatto e circolare (astrazione della 'piazza'?) evidenziato
dal punto di vista prospettico posto in alto. Sullo sfondo,
un ambiente architettonico sommariamente accennato (si riconosce
un famoso caffè di Potsdamer Platz, il "Picadilly")
la piazza vera e propria, animata di luci e di passanti, dove
la cortina delle case delinea un cerchio più ampio
ed introduce nella definizione spaziale una tensione dinamica
centrifuga.
Allungate in verticale come da una lente deformante, tutte
le linee del dipinto sono rigide, spigolose e taglienti, quelle
che definiscono l'improbabile toponomastica, i tratti del
volto delle due donne, il pennacchio di piume nere e biancastre
che adornano i cappelli, l'irrealtà dell'insieme è
acuita dai colori acidi e antinaturalistici dei volti giallastri
e delle strade verdi, dalla sproporzione dimensionale tra
i palazzi, ridotti a miniature di sfondo e le figure che,
in un esasperato taglio prospettico, appaiono gigantesche.
L'icona femminile che Kirchner ci propone non è diversa
da quella di tanti altri suoi dipinti (per esempio il celebre
"Cinque donne nella strada", del 1913), una donna
fredda ed ambigua di una bellezza scostante che ha perso ogni
suo valore consolatorio e lascia intravedere, oltre le piacevoli
apparenze, l'aridità dei sentimenti e la durezza della
vita.
link:
L'Espressionismo tedesco è genetico?
Un filo di follia corre nell'Espressioismo tedesco.
Kirchner a Davos
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