Inquadrabile fra gli artisti della Nuova Oggettività
(Neue Sachlichkeit), denominazione coniata da Gustav
Friedrich Hartlaub, direttore della Kunsthalle di Mannheim dove,
nel 1925, si tenne la prima mostra della corrente, Max Beckmann (1884-1950) si colloca, allinterno del gruppo, tra gli
artisti di impronta verista, come Otto Dix e Grostz.
Ed infatti, in polemica con alcuni colleghi, Bechmann difende
i pregi della pittura tradizionale, larmonia e il realismo
della forma, la ricca patinatura della pennellata ad olio che
troviamo in Rembrandt e Cézanne.
La sua sostanziale tendenza alla figurazione ha inoltre radici
nei contatti con il Dadaismo e soprattutto con la pittura italiana
contemporanea realistica o verista che, come la Neue Sachlichkeit,
cerca di depurare il proprio linguaggio dalla soggettività
esasperata e dallo spiritualismo dell'arte espressionista, oltre
che nella pittura metafisica di De Chirico, secondo istanze
genericamente antimoderniste.
Ma la vita di Bechmann verrà drammaticamente sovvertita
dallesperienza della guerra, durante la quale fu infermiere
al fronte: parallelamente ad un drammatico mutamento psicologico,
con un grave esaurimento nervoso che lo porta sullorlo
della pazzia, la sua pittura cambia profondamente, lo spazio
della rappresentazione si contrae implodendo, il colore si fa acre, il
segno duro e compresso, la pennellata rigida e secca.
Come per tutti gli artisti della Neue Sachlichkeit,
quello di Beckmann è un atteggiamento ibrido, che vorrebbe
abbandonare le aspirazioni espressioniste e gli eccessi dadaisti
a favore di una oggettività solo apparente, della quale
non appaiono chiare le ragioni, più teoriche che reali,
se non tenendo conto, nel caso specifico di Beckmann, del
personale bisogno di prendere in qualche modo le distanze,
per non sprofondare nella follia, dalle proprie angosce interiori e soggettive.
E tuttavia, incapace di sfuggire a sè stesso, egli le trascrive puntualmente sulla
tela con i tratti della pura disperazione, accomunando il suo destino a quelli di tanti altri artisti dell'epoca, Paul Nash, Ernst Ludwig Kirchner, Marc Chagall, Hermann Hesse.
"Die Nacht", 1918/19, un olio su tela di 133 x
154 cm , oggi a Düsseldorf, è un quadro assolutamente
espressionista, permeato di emozione e di umano dolore, nel
quale la tragedia rappresentata è pretesto per una
sofferta autoanalisi alla quale Beckmann non seppe mai sottrarsi
in tutta la sua opera.
Forse per questo punto di vista sempre e comunque fortemente
soggettivo, anche Beckmann, come altri artisti della Neue
Sachlichkeit, è sostanzialmente incapace di assumere
una posizione di chiara identità di classe, superando
personalismi, incertezze, contraddizioni e conflittualità
tra arte e cultura di massa, anticipando in ciò una
delle cause del fallimento del movimento.
Metafora della condizione umana, tragica celebrazione della
fallita rivoluzione tedesca del 19, del brutale assassinio
dei marxisti Rosa Luxenburg e Karl Liebknecth, la cruenta
rappresentazione raffigura leccidio di un rivoluzionario,
al centro di una messa in scena movimentata e confusa.
Nel segno calcato e deformato, nella versione cromatica contrastata
ed accesa, nel nero che appesantisce i volumi creando ombre
lugubri ed irreali, troviamo le tracce di una disperazione
esistenziale che nulla ha di oggettivo, un dolore che non
può e non vuole essere cosmico, ma solo profondamente
ed acutamente personale, quello di un uomo solo e senza via
duscita.
* articolo aggiornato il 8/09/2015 |