Le immagini e gli slogan dei manifesti del
periodo della Guerra Civile spagnola (1936-1939) sono un prezioso
documento di valore storico ed artistico che delinea le
caratteristiche più marcatamente popolari di un linguaggio
espressivo di grande incisività grafica, violento
cromatismo ed immediata efficacia comunicativa, con fini
propagandistici e divulgativi attorno a temi di grande presa
sociale: l’educazione, la lotta all’analfabetismo,
l’arruolamento, la politica, lo spionaggio, il nazionalismo.
Seppure allineata con i canoni estetici della cartellonistica
contemporanea nel resto d’Europa, questa produzione
di affiches, influenzata dalle particolari condizioni
socio-politiche della Spagna pre-franchista che vede contrapposti nacionales e republicanos, si distingue per una
maggior varietà ed incisività delle tematiche
trattate, per una trascinante carica creativa e per l’adesione
trasversale di tutto l’ambiente intellettuale, coinvolto
nel generale entusiasmo e spirito collaborativo.
Molti i
letterati, Rafael Alberti, Max Aub, José Bergamín,
Luis Buñuel, Luis Cernuda, León Felipe, María
Teresa León, Juan Ramón Jiménez, Antonio
Machado, Pedro Salinas, María Zambiano, molti gli
scultori, pittori, grafici, disegnatori - gli autori di
manifesti provengono per lo più dal settore pubblicitario
e da varie assiciazioni professionali non politicizzate
- che supportano con il loro ingegno le organizzazioni politiche,
sindacali e sociali del paese, che danno voce alle istanze
democratiche minacciate dal totalitarismo, che sollecitano
l’affermazione di una salda coscienza popolare.
I
nomi più noti sono quelli di Mauricio Amster, Bagaria,
Arturo Ballester, José Bardasano, Cañavate,
José Espert, Gori Muñoz, Pedrero, José
Renau, Solá y Tono.
"Un grito pegado a la pared”, un grido
affisso al muro, così vengono definiti i manifesti
della Guerra Civile, un grido lanciato dagli artisti con una visione
eroica della rivoluzione democratica, con chiari intenti
politici e propagandistici giocati sul filo di un’emotività
fortemente empatica.
Mauricio Amster, nato in una famiglia ebrea sefardita a Leopoli, in Ucraina, spagnolo di adozione, morto a Santiago in Cile, tipografo, grafico, disegnatore (sua la famosa
Cartilla escolar antifascista edita nel 1937 dal
Ministero dell’Istruzione pubblica e Belle Arti) realizza in questo manifesto
due figure parallele in corsa, simboli del potere militare
e di quello civile, nella stessa posa e, si direbbe, mentre
gridano le stesse parole, consegnando alla violenza del
colore l’espressione di una intensa carica dinamica:
la muleta rossa in primo piano non è infatti meno
espressiva della figura umana, oggetto di forte significato
collettivo che richiama una delle tradizioni popolari più
antiche e sentite in terra spagnola, qui utilizzato come
simbolo del movimento popolare unito nella lotta per affermare la democrazia.
Questa stagione eroica termina nel 1939, dopo tre anni di
violenti combattimenti, quando il generale Franco riesce
ad instaurare il suo potere dittatoriale.
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Mauricio Amster
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