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Gustav Klimt, "Ritratto di signora in bianco"
di Vilma Torselli
pubblicato il 5/05/2007 - aggiornamento del 29/11/2020
La figura della donna, tema ricorrente ad esprimere un modello femminile misterioso e fatale, sensuale ed ideale, a metà tra ‘femme fatale’ e ‘femme fragile’.

In data 29/11/2020 l'agenzia Ansa dà notizia dell'importante ritrovamento di un'opera d'arte misteriosamente scomparsa ed altrettanto misteriosamente ritrovata, oggi ricollocata nel Museo che la ospitava:

"Ritratto di Signora di Gustav Klimt alla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi.
Il quadro venne rubato nel gennaio del 1997 e fu ritrovato nel dicembre di un anno fa in un vano esterno dello stesso museo, dove era stato collocato probabilmente qualche giorno prima. Una vicenda intricata e mai completamente chiarita, tuttora oggetto di un'indagine della Procura della Repubblica.
Due pregiudicati piacentini si sono autoaccusati del furto, ma solo attraverso interviste giornalistiche, avvalendosi poi della facoltà di non rispondere davanti ai magistrati.
La tela da questa mattina è collocata in un salone centrale della pinacoteca, illuminata dalle luci di Davide Groppi...."

Notizie più dettagliate si trovano sul sito Ansa, su RAInews, sul sito del Museo Ricci- Oddi e su molti altri siti in rete.

La figura femminile è nell’arte di Gustav Klimt (1862-1918) un tema ricorrente che ha i caratteri iconografici di una giovane donna sensuale, espressione di un'idea del femminile misteriosa e fatale, dal corpo morbido definito dalla tipica linea sinuosa ed elegante di matrice liberty, dove la stilizzazione formale si accompagna ad un erotismo seducente velato di malinconia.

E’ dei recenti anni ’80 la catalogazione di migliaia di disegni di Klimt di cui si ignorava l’esistenza perché dispersi in numerose collezioni private, dedicati allo studio ed alla rappresentazione del corpo femminile in mille pose differenti, nudi sorpresi nella mollezza del sonno o dell’abbandono, in pose audaci, intime, spesso bollate di sospetta pornografia dal perbenismo ipocrita della società contemporanea.
Scrive di lui Carl E. Schorske : “Spingendo la propria indagine in seno all’erotismo, il pittore bandì il senso moralistico del peccato che aveva oppresso l’austera generazione dei padri…… “

Le opere di Klimt documentano così il passaggio dall'accademismo ottocentesco al nuovo stile espressionista-simbolista dei secessionisti viennesi, dal nudo casto e composto del classicismo al nudo sensuale ed esplicito nel quale l'artista stempera il suo raffinato rigore stilistico in un groviglio di tratti avvolgenti e sinuosi di impetuosa immediatezza espressiva, in un linguaggio di grande vivacità e disinvoltura, apertamente e sfrontatamente sensuale, che con estrema spontaneità delinea il carisma mitico dell'eterno femminino.

Questo "Damenbildnis in Weiss" (Signora in bianco),1917-18, un olio su tela oggi a Vienna, nella Osterreichische Galerie, è un delicato olio su tela eseguito negli ultimi anni di vita dell’artista e denuncia una rapida evoluzione dal ricercato preziosismo del periodo d’oro ad un tratto più frettoloso e sommario di inquietudine espressionista e di impronta quasi fauve.
Placato nella maturità l'impeto dell'eros e della passione, Klimt scopre una donna non più passiva nel suo immaginario erotico, ma protagonista sicura e consapevole di un mondo che guarda dritto negli occhi senza esitazioni.
Giocato sulla sottile tensione tra naturalismo e astrazione decorativa, il ritratto propone una figura di donna idealizzata, affacciata su una realtà interiore quietamente onirica, lo sguardo obliquo e la bocca rosea sorridenti o quasi deridenti, la veste graziosamente scomposta, investita dalla luce abbagliante che disperde e scompiglia i colori e le forme del tessuto decorato: è il ritratto di una donna disinvoltamente elegante, non formale, di nobile portamento eppure morbidamente sciolta nella posa, di grande modernità.
La sagoma dai contorni rapidamente schizzati risalta sullo sfondo audacemente giocato sul contrasto totale tra la parte sinistra, di un beige chiaro e luminoso, e la parte destra cupamente nera.

A distanza di una decina di anni, è molto lontana la composta ieraticità de “Il bacio”, la precisione da miniaturista che lì definisce i sontuosi motivi ornamentali delle vesti, la preziosità di un insieme rischiarato dai bagliori dell’oro che blocca entro una rete geometrica minuziosa e controllata il movimento delle figure: a metà tra ‘femme fatale’ e ‘femme fragile’, questa donna di Klimt esce finalmente dalla gabbia dorata di un mondo perfetto e scende tra noi, liberata la sua sessualità dalle costrizioni di un moralismo tanto ipocrita quanto irreale.

link:
Gustav Klimt, "Il bacio"


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