Mark Rothko (1903-1970) o Marcus Rothkowitz, ebreo nato in Russia ed emigrato con la famiglia negli USA nel 1910 a seguito della diaspora lettone, è uno dei più
importanti aderenti alla "Scuola del Pacifico", di
cui fece parte anche Adolf Gottlieb, fu animatore e fondatore
di vari altri movimenti pittorici, dapprima di matrice espressionista (creò nel '35 con Adolph Gottlieb, Barnett Newman ed
i critici Rosenberg e Greenberg il gruppo 'The Ten'), in seguito
volgenti al Surrealismo,
per giungere poi alla definizione di un suo personale, riconoscibilissimo
linguaggio affidato all'elaborazione del colore per ampie stesure
luminose, non avulso dalla tradizione culturale europea assimilata
attraverso la lezione di Matisse.
L'Europa e l'Espressionismo
europeo sono fondamentali per Rothko, dal momento in cui
decide che il rapporto fra lartista e il suo pubblico
si debba basare sul passaggio di profonde sensazioni interiori
dalluno allaltro attraverso opere che siano il prodotto
dei più reconditi moti dello spirito dell'artista: la
scelta dellastrattismo, per Rothko, diventa una necessità,
perchè le sensazioni non hanno immagine nè contorni
definibili che le possano rappresentare. Da queste teorie, condivise
da Gottlieb ed altri, deriva la definizione di Espressionismo
astratto applicato alla loro pittura e poi esteso a tutta
una importante corrente dell'arte moderna americana.
Il suo stile, espressionista astratto o spazialista o comunque
lo si voglia classificare, si definisce all'inizio degli anni
'50, quando Rothko sceglie di lavorare per tonalità
cromatiche sovrapposte, eliminando i contrasti di colore,
procedendo per successive velature sottilmente modulate, evanescenti
per l'uso sapiente del colore acrilico: la forma si semplifica
fino a scomparire, sintetizzata in fluttuanti rettangoli leggeri
che paiono staccarsi dalla tela e diffondersi nell'aria circostante,
morbidamente pennellati su uno sfondo più sfumato.
In questo "Yellow Band", 1956, oil on canvas 86
x 80 in., la banda colorata si muove verso chi guarda come
un'onda luminosa, invade lentamente l'ambiente, pervade l'osservatore
inducendo per gradi un effetto emotivo più prolungato
che intenso, quietamente contemplativo, quasi mistico nel
suo dosato equilibrio: è la ricerca del significato
simbolico della forma-colore, dell'essenzialità, dell'eternità
immobile, del silenzio e della solitudine, tanto che molti
hanno ritrovato nella sua opera un senso di comunione quasi
religiosa.
Le letture di Nietzche e Jung, lo studio della filosofia Zen
e degli antichi miti lo formano ad una visione del mondo meditativa,
ascetica, di estrema purezza concettuale e formale, e gli
fanno dire: "Mi interessa solo esprimere emozioni
umane fondamentali, la tragedia, l'estasi, il destino."
Rothko dipinge tele di grande formato con uno scopo preciso,
dicendo: "Quando uno dipinge un quadro grande ci
è dentro".
La sua ricerca tende all'assoluto unitario, persegue, come
lui stesso dice, "il diretto rapporto con nessuna
particolare esperienza visuale", per giungere alla
"eliminazione di ogni ostacolo tra l'idea e l'osservatore",
un'aspirazione comunicativa non specifica, basata su una simbiosi
cosmica nella quale egli vuole eliminare tutti gli ostacoli.
La sua concezione spaziale, che lo avvicina per molti aspetti
allo Spazialismo
europeo, è quella di uno spazio reale, uno spazio-quantità,
lo spazio dell'immagine è percepito come immagine spaziale,
costruito dalla luce, dai piani di colore successivi e paralleli,
scandito da una struttura semplice, purissima, senza nessun
segno superfluo.
In antitesi allo spazio di Pollock, indifferenziato nell'ampiezza
della tela caoticamente percorsa dai segni colorati, lo spazio
della vita e delle passioni, Rothko propone uno spazio di
serena concentrazione emotiva, di uniforme luminosità,
ordinato e tranquillo in una definizione quasi architettonica,
a rappresentare uno stato di raggiunto equilibrio.
Harold Rosenberg sottolinea l'aspetto fantasioso e decorativistico
della pittura di Mark Rothko, definendolo sostanzialmente
un artista di evasione "nel senso più tradizionale
del termine - ricco nell'esagerazione dell'auto-straniamento",
personalmente credo che l'opera di Rothko vada affrontata
ed analizzata possibilmente con opportune "istruzioni
per l'uso", che si debba entrare dentro i suoi grandi
quadri, invaderne lo spazio, assaporare lentamente la quiete
dei suoi cromatismi leggeri e scoprire così il fascino
sottile, la suggestione emotiva, la bellezza discreta del
linguaggio dell'anima.
Negli ultimi anni '60, l'evoluzione psicologica di Rothko si orienta in una direzione sempre più cupa, spia di un latente malessere sempre meno gestibile, risalente probabilmente ad un vissuto drammatico che già in passato era esploso in ricorrenti crisi depressive.
Le caratteristiche della sua pittura cambiano, come cambia la sua visione del mondo, appartiene a questo periodo una serie di Untitled (i 'Black on Grey') in cui la pennellata si raggela in tratti
compassati ed opachi, alternativamente neri e grigi con poche
variazioni intermedie, in una disposizione significativamente
alterata rispetto alle opere precedenti, in nette fasce orizzontali
che contrappongono i blocchi di colore in un ristretto campo
di iterazione, conferendo all'insieme una inusuale rigidità
talvolta accentuata dalla presenza di una secca bordatura
attorno all'immagine.
La vita gli presenta il conto, Rothko, afferma lo psichiatra Vittorino Andreoli in una commovente analisi clinica ed umana, capisce che "non può sfuggire la percezione drammatica dell'esistenza e la fragilità di essere nel mondo [.....] La purezza dei suoi ultimi dipinti, enormi tele di cinque metri per quattro, coperte di nero, non aveva più la possibilità di un'evoluzione. Oltre non era possibile andare con la pittura. E Rothko rispondeva con la percezione della vita che si colorava di nero come le sue grandi tele."
E' una progressiva presa di distanza dal cromatismo gioioso degli anni
'50, una presa di distanza soprattutto dal mondo
e dalla vita, che con coerenza estrema, Rothko applicherà
fino in fondo.
Nel 1970, all'apice del successo, Mark Rothko si suicida tagliandosi le vene.
* articolo aggiornato il 15/12/2013
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