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Yves Klein, "Monocrome IKB 79"
di Vilma Torselli
pubblicato il 27/04/2007
International Klein Blue, il colore dell'infinità energetica del cielo, in opere di protesta dadaista moderate dalla filosofia zen, una sintesi estrema che giunge all'astrazione.
".......Le bleu n'a pas de dimension, il est hors dimension, tandis que les autres couleurs, elles, en ont....."(Yves Klein)

Nell'ambito del Nouveau Realisme, la personalità di maggior rilievo è rappresentata da Yves Klein, straordinario personaggio artistico ed umano, che per tutta la sua breve vita si divise tra sperimentalismo spinto e spiritualismo di tipo zen, alla ricerca di valori metafisici ed assoluti da lui associati al potere simbolico del colore sin da quando, in giovanissima età, sulla spiaggia di Nizza fu folgorato dalla consapevolezza dell' "infinità energetica del cielo"sopra di lui.

Nell'opera di Yves Klein (1928-1962) la forte componente provocatoria del Nouveau Realisme, di derivazione dadaista, risulta in una certa misura bilanciata da una corrente meditativa che acquieta i toni del linguaggio e lo orienta verso la concezione di uno spazio vuoto, che non ha bisogno di essere occupato da alcuna rappresentazione figurativa, inteso non come assenza, con accezione negativa, ma come purezza, catarsi, valore sacrale: il concetto del vuoto è ricorrente nell'opera di Klein, che, nel 1958, allestisce una sua personale dal titolo "Le vide" (il vuoto), e fa trovare ai visitatori una galleria completamente vuota, con pareti assolutamente spoglie, dove lo spazio è "sensitivizzato" esclusivamente dalla sua presenza.
In seguito, egli dichiarerà: "....la mia preoccupazione essenziale è sempre stata il vuoto, e io tengo per certo che nel cuore del vuoto come nel cuore dell'uomo, c'è un fuoco che brucia."

La preferenza per le tonalità del blu-azzurro, che nella psicologia del colore rappresenta il colore spirituale per eccellenza, denuncia una tensione verso l'illimitato, l'immateriale, in natura rappresentati dal cielo e dal mare, entrambi blu, che sono per lui "il supporto di intuizioni non racchiudibili in formule", come riferisce Pierre Restany.
Il blu diventerà per Klein il veicolo per esprimere emozioni, intuizioni, stati mentali profondi in relazione ad un suo personale concetto di transmentalismo cosmico contaminato dalla sua pratica di discipline orientali (fu esperto di judo, argomento su cui scrisse anche un libro) e dalla sua attrazione verso l'oriente in genere.

Klein usò, in periodi successivi, vari linguaggi formalmente molto diversi tra loro, dai mezzi "naturali" quali il fuoco di un lanciafiamme o la pioggia battente per ottenere determinati effetti, ai "pennelli umani" (Anthropometries), corpi nudi di modelle immerse nel colore e poi fatte sdraiare sulla tela per imprimervi il profilo del corpo, ma oggi, a distanza di tempo, le sue opere più tipiche sembrano essere i "monocromi".
Si tratta di una serie di opere, di cui una è quella presentata in questa pagina, realizzata tra il '46, anno della "rivelazione" del blu, ed il '61, dove si assiste al consolidamento della sua poetica, che si struttura in cromie monotone entro spazi vuoti, su grandi tele fuori dimensione standard, "à peine plus hautes que la moyenne des spectateurs et d'une largeur inférieure à l'envergure des bras": sono spazi che l'artista definisce "pre-psicologici", che vogliono creare associazioni di idee, con un costante richiamo a quelli che, tra gli elementi naturali tangibili e visibili, sono per Klein i più astratti, il mare ed il cielo.
Ossessionato dal colore blu, Klein mise a punto la formula chimica di una precisa, vibrante tonalità di questo colore, il blu che verrà da lui stesso brevettato sotto il nome di International Klein Blue (IKB).

La filosofia zen, allo studio della quale Klein si dedica costantemente, lascia in lui tracce profonde, come del resto nell'opera di Johns e Rauschenberg e nella musica di John Cage.
In questo "Monocrome IKB 79" si può dire che la tonalità cromatica, che è al tempo stesso mezzo, tema, messaggio dell'opera, unica caratteristica fisica del quadro, racchiuda un significato altamente simbolico.

Esprime infatti un'idea di purezza tutta orientale, essenziale, estrema, con l'intenzione di addivenire ad una sintesi finale, di giungere, con i minori mezzi possibili, all'universalità che Yves Klein non ha mai smesso di inseguire, nell'arte e nella vita, ricercandola nella natura, nell'acqua, nel fuoco, nel divenire degli eventi quando allestiva i primi happening della storia dell'arte moderna, nei corpi dei suoi modelli intrisi di colore o ritratti con calchi.

Forse il monocromo, nella sua neutra e raffinata astrattezza, rappresenta il punto in cui Klein è arrivato più vicino alla realizzazione della sua aspirazione, alla fine della sua ricerca, a tratti caotica e delirante, finalmente placata nella serena e levigata compostezza del blu che tanto amava.

link:
Il monocromo

DE ARCHITECTURA
di Pietro Pagliardini


blog di Efrem Raimondi


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Lucian Freud,
"Reflection" (self portrait)

 

 
 

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