".......Le bleu n'a pas de dimension, il
est hors dimension, tandis que les autres couleurs, elles, en
ont....."(Yves Klein)
Nell'ambito del Nouveau Realisme, la personalità di maggior
rilievo è rappresentata da Yves Klein, straordinario
personaggio artistico ed umano, che per tutta la sua breve vita
si divise tra sperimentalismo spinto e spiritualismo di tipo
zen, alla ricerca di valori metafisici ed assoluti da lui associati
al potere simbolico del colore sin da quando, in giovanissima
età, sulla spiaggia di Nizza fu folgorato dalla consapevolezza
dell' "infinità energetica del cielo"sopra
di lui.
Nell'opera di Yves Klein (1928-1962) la forte componente provocatoria
del Nouveau Realisme, di derivazione dadaista, risulta in
una certa misura bilanciata da una corrente meditativa che
acquieta i toni del linguaggio e lo orienta verso la concezione
di uno spazio vuoto, che non ha bisogno di essere occupato
da alcuna rappresentazione figurativa, inteso non come assenza,
con accezione negativa, ma come purezza, catarsi, valore sacrale:
il concetto del vuoto è ricorrente nell'opera di Klein,
che, nel 1958, allestisce una sua personale dal titolo "Le
vide" (il vuoto), e fa trovare ai visitatori una galleria
completamente vuota, con pareti assolutamente spoglie, dove
lo spazio è "sensitivizzato" esclusivamente
dalla sua presenza.
In seguito, egli dichiarerà: "....la mia preoccupazione
essenziale è sempre stata il vuoto, e io tengo per
certo che nel cuore del vuoto come nel cuore dell'uomo, c'è
un fuoco che brucia."
La preferenza per le tonalità del blu-azzurro, che
nella psicologia del colore rappresenta il colore spirituale
per eccellenza, denuncia una tensione verso l'illimitato,
l'immateriale, in natura rappresentati dal cielo e dal mare,
entrambi blu, che sono per lui "il supporto di intuizioni
non racchiudibili in formule", come riferisce Pierre
Restany.
Il blu diventerà per Klein il veicolo per esprimere
emozioni, intuizioni, stati mentali profondi in relazione
ad un suo personale concetto di transmentalismo cosmico contaminato
dalla sua pratica di discipline orientali (fu esperto di judo,
argomento su cui scrisse anche un libro) e dalla sua attrazione
verso l'oriente in genere.
Klein usò, in periodi successivi, vari linguaggi formalmente
molto diversi tra loro, dai mezzi "naturali" quali
il fuoco di un lanciafiamme o la pioggia battente per ottenere
determinati effetti, ai "pennelli umani" (Anthropometries),
corpi nudi di modelle immerse nel colore e poi fatte sdraiare
sulla tela per imprimervi il profilo del corpo, ma oggi, a
distanza di tempo, le sue opere più tipiche sembrano
essere i "monocromi".
Si tratta di una serie di opere, di cui una è quella
presentata in questa pagina, realizzata tra il '46, anno della
"rivelazione" del blu, ed il '61, dove si assiste
al consolidamento della sua poetica, che si struttura in cromie
monotone entro spazi vuoti, su grandi tele fuori dimensione standard,
"à peine plus hautes que la moyenne des spectateurs
et d'une largeur inférieure à l'envergure des
bras": sono spazi che l'artista definisce "pre-psicologici",
che vogliono creare associazioni di idee, con un costante
richiamo a quelli che, tra gli elementi naturali tangibili
e visibili, sono per Klein i più astratti, il mare ed il cielo.
Ossessionato dal colore blu, Klein mise a punto la formula
chimica di una precisa, vibrante tonalità di questo
colore, il blu che verrà da lui stesso brevettato sotto
il nome di International Klein Blue (IKB).
La filosofia zen, allo studio della quale Klein si dedica
costantemente, lascia in lui tracce profonde, come del resto
nell'opera di Johns e Rauschenberg e nella musica di John
Cage.
In questo "Monocrome IKB 79" si può dire
che la tonalità cromatica, che è al tempo stesso
mezzo, tema, messaggio dell'opera, unica caratteristica fisica
del quadro, racchiuda un significato altamente simbolico.
Esprime infatti un'idea di purezza tutta orientale, essenziale,
estrema, con l'intenzione di addivenire ad una sintesi finale,
di giungere, con i minori mezzi possibili, all'universalità
che Yves Klein non ha mai smesso di inseguire, nell'arte e
nella vita, ricercandola nella natura, nell'acqua, nel fuoco,
nel divenire degli eventi quando allestiva i primi happening della storia dell'arte moderna, nei corpi dei suoi modelli
intrisi di colore o ritratti con calchi.
Forse il monocromo, nella sua neutra e raffinata astrattezza,
rappresenta il punto in cui Klein è arrivato più
vicino alla realizzazione della sua aspirazione, alla fine
della sua ricerca, a tratti caotica e delirante, finalmente
placata nella serena e levigata compostezza del blu che tanto
amava.
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