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Francis Bacon, "Studio dal ritratto di
Innocenzo X"
di Vilma Torselli
pubblicato il 27/04/2007 |
La tragedia della vita nella
deformazione mostruosa della figura, espressione di un'angoscia
esistenziale di origine esogena. |
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Francis Bacon (1909-1996) è senza dubbio l'ultimo
fra i grandi pittori del Novecento che dimostrino una carica
romantica, un gusto per la tragedia di radice epica, alla Caravaggio,
alla Mantegna, per citare solo alcuni dei grandi del passato
a cui egli si può emotivamente rapportare, oltre ad antichi
maestri quali Velasquez e Rembrandt, il tutto mediato da richiami
espressionisti attraverso Soutine, Van Gogh, Munch e riferimenti,
seppure più superficiali, al Surrealismo di Ernst e a
Picasso.
Nonostante questa complessa tessitura di riferimenti, Bacon
resta un isolato nel panorama artistico del periodo seguente
alla seconda guerra mondiale, esperienza tragica che, assieme
al suicidio del suo amante e modello George Dyer, segna in modo
molto incisivo tutta la sua poetica: comunque la linea maestra
dello sviluppo dell'arte europea del dopoguerra non passa attraverso
di lui, anche se è certo che pochi, come lui, hanno avuto
il coraggio di guardare in faccia la vita, la fisicità,
la carne, la morte, giungendo a rappresentazioni di una angosciata
trasfigurazione che lo rendono interprete perfetto, come nessun
altro, delle inquetudini e dei drammi di un'intera epoca.
Tema centrale delle sue opere è la figura umana, che
subisce un graduale processo di dissolvenza e dilatazione,
di deformazione e distorsione, senz'altro in chiave espressionista,
ma con una differenza fondamentale: diversamente da quanto
avviene per l'artista espressionista che rappresenta una sofferenza
endogena che viene dalla sua interiorità, la disperazione
e l'angoscia dei corpi mostruosamente contorti di Bacon è
di origine esogena, deriva dal confronto con la potenza distruttrice
di una realtà spietata, un mondo devastato dalla guerra,
dalla fame, dai massacri, sul quale egli riflette, raffigurando
tragicamente la sconfitta di ogni progetto razionalista, della
solidarietà, della coralità umana, il trionfo
degli egoismi individuali.
E' un mondo di individui straziati, quasi dei mutanti, creature
infernali senza via d'uscita e senza speranza, prigionieri
disumanizzati nei quali anche l'anima sembra sia stata annullata
dall'atrocità della sofferenza.
Gli inferni interiori, i drammi esistenziali dei personaggi
di Bacon sono espressioni fortemente empatiche del disagio
dell'epoca che egli rappresenta, non scevri, tuttavia, da
una certa componente retorica, la retorica della sofferenza,
una sorta di compiacimento masochistico e sadico nella
rappresentazione di una sofferenza espressa con tanta convinzione,
sensazione accentuata dalla raffinatezza formale di una tecnica
pittorica estremamente attenta al risultato estetico, molto
calcolata e pensata, in apparente contraddizione con l'irruenza
della narrazione.
In realtà Bacon può essere considerato un "grande
classico" dellarte del '900, per la impeccabile sapienza
stilistica e compositiva, per la ricercata gamma cromatica che
spazia dai viola acidi ai rosa violenti agli arancio vivaci,
su sfondi magmatici e cupi, mentre le forme convulse dei corpi
contorti si confondono e si sfaldano nello spazio vuoto che
le circonda e nel quale paiono galleggiare: è una rappresentazione
terrificante della realtà organica, di macabra sensualità.
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Il dipinto di Velasquez a cui Bacon si rifà per questo
"Studio dal ritratto di Papa Innocenzo X di Velazquez"
del 1953 è in assoluto uno dei capolavori della ritrattistica del XVII secolo, tutto giocato sui difficili accordi e contrasti
dei vari toni del rosso, con un "un effetto così
terribile, così forte e così armonioso insieme,
che gran disgrazia è per tutti i quadri, che vi si trovano
all'intorno", come scrive nel 1794 Salvatore Tonci.
Il quadro che ne deriva, che con molte altre opere di Bacon
ha contribuito in modo determinante ad ampliare la tradizione
ritrattistica dell'occidente, è una sua rielaborazione
molto personale ed è stato per l'artista il mezzo su
cui studiare il graduale processo di deformazione della figura
umana. |
Diego Velazquez
Ritratto di papa Innocenzo X |
L'esasperata sensibilità di Bacon interviene con irruenza
tutta espressionista nella trasformazione del ritratto, deformando
e trasfigurando la figura, fissata in una espressione sconvolta,
emergente da un fondo gelatinoso, violentata, schiacciata,
sviscerata fino a estrarne l'inquieta spiritualità,
fino a farne l'immagine sgradevole, spiacevole e terrificante
di un'interiore angoscia che riflette ed amplifica la crudeltà
del devastato mondo che la circonda.
E' comunque evidente il ricordo ed il richiamo alle esperienze
pittoriche classiche precedenti, conservati soprattutto nella
struttura generale dell'immagine, a testimonianza di un rigore
culturale ed intellettuale che sopravvive, in Bacon, alla
violenza espressiva e che ne fà, con Giacometti, il
caposcuola di una "nuova figurazione", di carattere
esistenziale. |
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