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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
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Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi. |
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Concorso artistico Lucca Biennale Cartasia 2022, tema conduttore di questa edizione “The white page” (pagina bianca), le infinite possibilità per gli artisti di raccontarsi tramite le opere in carta.
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I vincitori del Premio Pritzker per l'architettura 2021 sono Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal: talento, visione e impegno per migliorare la vita delle persone. |
In Italia
Al Palazzo Ducale di Genova, dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 grande mostra di Maurits Cornelis Escher. |
All'estero
Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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Robert Indiana, "The
American Dream"
di Vilma Torselli
articolo aggiornato il 17/02/2021 |
Lo spirito autenticamente pop
di un artista che vuol fare della vita ordinaria qualcosa che
abbia dignità d'arte. |
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Nel movimento Pop americano si individuano alcune
figure di grande carisma, come Andy Warhol e Jim Dine, e molte
figure minori, non meno interessanti, anche se offuscate dalla
risonanza dei due capostipiti: tra queste ci sono James Rosenquist e soprattutto Robert Indiana (1928-2018), per il quale la Pop Art è una forma di "istant art" che coglie momenti
della vita di tutti i giorni nel suo divenire.
Il 20 maggio 2018, nella sua isola privata di Vinalhaven al largo delle coste del Maine, Robert Indiana se ne è andato per sempre.
Al secolo Robert Clark, Indiana aveva assunto un nome d'arte che ricordasse il nome dello stato americano in cui era nato, da cui era stato sradicato fin da piccolo per diventare nomade al seguito di due avventurosi ed irrequieti genitori.
Questo "The American Dream" del 1961 è uno
dei più celebri tra i suoi quadri, realizzato in
più versioni, ed è tratto, come molte sue altre immagini,
dalle macchine dei flipper, il che renderebbe a prima vista possibile
leggere un atteggiamento ironico dell'artista nei confronti
della realtà contemporanea, del "sogno americano"
proposto in ogni forma di comunicazione, dalla pubblicità
agli oggetti d'uso comune.
Se non fosse che l'artista stesso smentisce questa interpretazione,
definendo il sogno americano "ottimistico, generoso e
ingenuo", con benevolenza e partecipazione, in una interpretazione
sostanzialmete positiva e quasi celebrativa di tutto un mondo
visivo di marchi pubblicitari, insegne, manifesti e cartelloni
interpretati in chiave simbolica vagamente inquietante, con
uno stile formalmente ricercato ad effetto poptical e precisionista.
Il significato grafico, ma anche quello letterale, di numeri
e scritte alfabetiche, sempre desunti da cartelloni pubblicitari
o segnaletici, è una delle tematiche più esplorate
da Robert Indiana, che ne deriva una propria lingua in grado di trasmettere pensieri ed informazioni personali: le scritte ci raccontano
delle strade che ha percorso nella sua vita on the road dietro al vagabondare dei genitori, di ciò
che è avvenuto lungo il tragitto, le fermate per il
lavoro della madre cameriera, i viaggi con il padre camionista
(dal colore del suo camion ha preso ispirazione per i colori di molte sue
opere).
Inaugurando un filone del tutto personale ed originale,
altre opere, grandi scritte che vogliono semplicemente suggerire azioni quotidiane, come
"EAT" o "LOVE", sono diventate icone del periodo a cavallo tra gli anni '50/'60: creata per la stampa su cartoline di auguri per il MoMa, riprodotta nel 1973 su un francobollo celebrativo da otto centesimi emesso dal servizio postale degli USA, materializzata in una nota serie di oggettistica e bigiotteria, la parola LOVE è diventata un simbolo universale di pace e di amore in tutto il mondo, nelle strade, nei musei, negli spazi pubblici da New York a Taipei.
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Indiana definisce il Pop "la morte della rispettabilità
presuntuosa e della nozione preconcetta, dura a morire, di
cosa sia l'arte....", opponendosi programmaticamente
al concetto che l'arte, per essere tale, debba essere difficile,
un discorso, questo, comprensibile e gradito alla società
di massa in cui viene formulato, tuttavia non sempre le opere
di Indiana riescono a superare lo spoglio squallore del soggetto
rappresentato o ad uscire dal decorativismo freddo e schematico
del lettering.
"The
American Dream" e "LOVE" sono i temi più ricorrenti
e più noti della produzione di Robert Indiana, quelli
che ne hanno fatto un simbolo artistico ed umano, indiscusso interprete di
una cultura dei buoni sentimenti veicolata dal messaggio di libertà della hippie generation.
Ma talvolta accade che il tema e l'immagine superino il contenuto
simbolico dell'opera a vantaggio di quello limitatamente iconografico,
nel qual caso si rileva la mancanza di una qualsiasi interpretazione
personale e di un'elaborazione in qualche modo artistica del
soggetto, con cadute di stile che differenziano Robert Indiana,
per esempio, da Roy Lichtenstein, così come lo allontanano
dalla levigata eleganza di Ed Ruscha, dalla monumentalità
di Rosenquist, dall'abilità tecnica di Larry Rivers,
dall'ironia di Andy Warhol.
Fatte salve queste riserve, non si può tuttavia non
riconoscere in lui il più genuino spirito pop inteso
come interesse per il banale, attaccamento al quotidiano,
rifiuto dei sistemi chiusi, apertura alla fruizione delle
masse, con l'intenzione, non sempre raggiunta, di fare della vita ordinaria qualcosa
che abbia dignità d'arte. |
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Arte, numeri, lettere
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