Il periodo tra la fine dell'ottocento e l'inizio
del novecento è particolarmente interessante perchè
documenta un passaggio storico, sociale, culturale delicato
ed inquieto, in cui le certezze ottocentesche, già messe
in crisi dall'Impressionismo, stanno per essere definitivamente
travolte da una serie di eventi che sovvertiranno l'assetto
generale dell'Europa e decreteranno la nascita dell'arte moderna.
Questo periodo, che può essere in un certo senso considerato
di assestamento, di decantazione delle tematiche che, in modo
tumultuoso e ancora embrionale, agitano l'ambiente artistico,
è definito genericamente post-impressionista, ha la sua
sede in Francia, a Parigi, raggruppa personalità abbastanza
eterogenee, pre-espressionisti come Van Gogh e Gauguin, divisionisti
come Seurat, cubisti ante litteram come Cezanne.
Opera in questo periodo ed in questo ambiente Henry de Toulouse-Lautrec (1864-1901),
amico di Van Gogh, ammiratore di Degas, Cezanne, Renoir, artista
dal linguaggio assolutamente originale, con grande talento
di disegnatore, che proprio per l'uso della linea incisiva
che definisce la forma si stacca decisamente da ogni retaggio
impressionista e si qualifica come sensibile anticipatore
dell'Espressionismo.
Poco interessato al paesaggio e all'ambiente, Toulouse-Lautrec
è un artista della figura: curioso indagatore del nuovo,
molto interessato alla xilografia giapponese, ama cogliere
la figura nello spazio delimitandola con precisione grafica
e spiccato senso dinamico attraverso linee mosse eleganti,
sinuose, vibranti, chiaramente anticipatrici della libertà
formale e della tensione lineare tipicamente espressioniste,
ma anche della poetica liberty, la corrente che, per eccellenza,
utilizzerà la linea come mezzo espressivo fondamentale.
Non a caso, Toulouse-Lautrec realizza con somma maestria una
serie di 32 manifesti pubblicitari, un tema che avrà
nel Liberty particolare fortuna ed un vasto ambito di applicazione,
inaugurando la grafica d'autore ed elevandola da eccelsa dignità
artistica.
Osservando questo quadro del 1894, "Nella sala di rue
des Moulins", si nota come, in sintonia con la linea
di contorno nervosa e attentamente definita, le campiture
cromatiche siano piatte, memori delle suggestioni dell'arte
giapponese, i colori accuratamente accostati in accordi preziosi
di misurata vivacità, in questo caso una ben dosata
gamma di rossi e gialli, per un esito finale di gradevole
armonia.
Le figure, le prostitute di un noto bordello parigino, sono
rappresentate in una composizione ben equilibrata, armonicamente
dispiegata attorno ad una figura centrale, una massa morbida
di colore chiaro, attorno alla quale ruota un insieme di linee
curve che suggeriscono calma, forse noia o pigrizia, lontano
dal cliché erotico della femme fatale che sarà
invece caro al liberty soprattutto austriaco.
Toulouse-Lautrec rivolge la sua attenzione all'umanità
dei reietti, le prostitute, i barboni, gli umili, soggetti
di tutti i suoi quadri, con la consapevolezza di chi si sente
uno di loro, anch'egli emarginato non socialmente ( è
di origini nobili), ma mortificato nel fisico e nella salute
da una sorte crudele che lo distruggerà, senza togliergli
la capacità di guardare con struggente partecipazione
alla miseria degli altri: è il mondo di un'umanità
diseredata, riscattato dall'eleganza di un linguaggio formale
raffinato, colto e a tratti quasi estetizzante, mai stucchevole
o decorativistico.
Ancora una volta ci troviamo davanti al dramma di un uomo
che ha fatto la sua scelta di vita fuori dai canoni e che,
rifiutando il suo mondo, ha rifiutato anche gli schemi di
un'arte ormai al tramonto per osare nuove vie.
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