"Fernand Léger assomigliava a un
quadro di Fernand Léger".
(André Maurois)
Fernand Léger (1881-1955) giunge a Parigi dalla nativa Normandia
nel 1900 ed inizia la sua attività come disegnatore
di architettura, ma la sua vera passione è la pittura,
e come pittore esegue le sue prime opere secondo le caratteristiche
del più conforme stile impressionista.
Come molti giovani artisti della sua generazione, rimane fortemente
impressionato dalla retrospettiva di Cezanne nel 1907, un
evento che sarà determinante anche per il giovane Picasso,
con il quale Léger instaura rapporti di amicizia, tanto
che, nel 1910, espone con lui e George Braque alla Galleria
di D-H Kahnweiler, due anni dopo sede della sua prima personale.
La lezione di Cezanne, che propone una lettura della realtà
non naturalistica, ma intellettuale e mentale in grado di
ricostruirla nei termini della geometria che ne regola l'intima
struttura, sarà determinante per Léger che dice
:"Cézanne mi ha insegnato l'amore per le forme
e per i volumi, mi ha fatto concentrare sul disegno.....".
Egli sente che l'epoca dell'edonismo impressionista è
definitivamente tramontata, che non è più il
momento della melodia, che " il disegno deve essere rigido,
niente affatto sentimentale", giungendo a definire il
suo stile nei termini di "una struttura pittorica funzionante
come una macchina" , come osserva Emilio Tadini.
Il quadro "Donna in blu", 1912, un olio su tela
di 193 x 130 cm, è di chiara influenza cubista nella
ricerca volumetrica che costruisce la forma attraverso l'individuazione
di elementi geometrici semplici in una rappresentazione spaziale
complessa, ma il cromatismo è assolutamente lontano
dalla lezione di Picasso o Braque e contiene già quelle
che saranno le caratteristiche fondamentali di Léger,
nella scia di Delaunay senza i suoi 'tono su tono': qui prevale infatti il gioco
dei contrasti, l'uso di tonalità che egli stesso definisce
isolate, "un rosso molto rosso, un blu molto blu", colori puri in forme geometriche.
Guillame Apollinaire definisce Léger come "uno
dei primi che si siano abbandonati con felicità all'istinto
della civiltà in cui vivono", ed egli in effetti
ricerca nei prodotti della società contemporanea, nelle
macchine, negli oggetti, le stesse nascoste strutture che
Cezanne ricerca nella natura, dando inizio, nel 1918, alla
sua "fase dinamica e meccanica" (così la definisce Douglas Cooper),
nella quale figure ed oggetti vengono riassunti nelle loro
caratteristiche geometriche, in composizioni chiare e strutturate
secondo ritmi semplici, ma non semplicistici e non necessariamente
privi di complicazione.
Léger vuole estromettere dalla rappresentazione le
inutili sottigliezze, il sentimento, la soggettività,
perchè i contrasti e le relazioni che contrappongono
gli oggetti nello spazio già di per sè sono
animati da un proprio ritmo vitale, dall'energia che percorre
tutta la realtà, anche se in effetti così facendo
finisce per esprimere comunque un sentimento, una sua visione
del mondo, il mondo della macchina e del cambiamento dinamico,
non a caso le suggestioni del Futurismo avranno per Léger
un peso particolare.
Proprio l'introduzione del concetto dinamico differenzia Léger
dal Cubismo classico, interessato soprattutto alla scomposizione
della forma, perchè Léger non si accontenta di
questo, ma vuole raffigurare anche il movimento intrinseco della
realtà, inglobandolo in una struttura volumetrica integrata
e solida: nella sua rappresentazione la natura, l'uomo, gli
oggetti sono tutte parti collegate di una grande macchina vivente
perfettamente funzionante, al tempo stesso semplice e complicata,
solidamente reale ma lontana da ogni tentativo imitativo del
reale.
Vale la pena di sottolineare la differenza fra la corrente
futurista, che pone la macchina a simbolo di una civiltà
nuova e moderna, in cui il movimento meccanico, nella sua
perfezione inumana, rappresenta l'ideale poetico, e la concezione
di Léger, nella quale il dinamismo si identifica nel
ritmo vitale, non attributo, ma parte essenziale e sostanziale
della realtà.
Il colore, che asseconda la definizione dei singoli elementi
e ne mette in risalto il contenuto energetico, è deciso,
vivo, squillante, ben contenuto entro i contorni della figura,
primario, non sfumato, il più possibile lontano dal
cromatismo impressionista, come ben documentato dal quadro
in esame.
La scoperta del cinema e della possibilità di raffigurare
realmente i soggetti in movimento rafforzano il suo interesse
per la rappresentazione di un mondo al tempo stesso concretamente
materico e dinamicamente mutevole in un precario equilibrio
di forme contrapposte e lo spinge a collaborare con registi,
scenografi, costumisti, a realizzare egli stesso un cortometraggio,
negli anni 1923-24, il primo film senza trama, 'Ballet mécanique',
basato su "contrasti di oggetti".
A sottolineare il fondamentale tema conduttore, il movimento
che aggrega e disaggrega con ritmo mutevole gli elementi della
realtà, anche il colore, dopo la metà degli
anni '40, finisce per dissocisarsi dal disegno, incurante
dei limiti posti dalle linee, quasi a suggerire una realtà
sovrapposta e diversa.
La conoscenza di Le Corbusier, massimo rappresentante del
Razionalismo in campo architettonico, l'avvicinamento alle
correnti della pittura astratta, portano Lèger, nel
suo ultimo periodo di attività, ancora una volta verso
nuove esperienze, con la realizzazione di opere murali a carattere
decorativo da inserire nelle strutture architettoniche, con
l'idea di una sintesi tra concretezza, astrazione, creatività,
affascinato ancora una volta dalla vitalità che pulsa
nella materia.
In ogni sua espressione, in definitiva, si può dire
che Léger traduca in termini inediti una concezione
della vita e della condizione umana, del mondo e dell'uomo,
organizzata secondo i ritmi logici di un movimento universale
intelligente, entro il quale ogni forma della realtà
trova il suo posto in una equilibrata complessità di
rapporti tra elementi semplici.
link:
IL CIRQUE DI FERNAND LÉGER
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