"Il mio mondo era quello degli infelici;
verso di loro mi sentivo portato da un sentimento di fraternità
e di ribellione." (Lorenzo Viani)
Lorenzo Viani (1882-1936) è una personalità
molto significativa dell'arte del '900 non solo italiana, anche
se la sua levatura europea non è mai stata sufficientemente
capita dalla critica e la sua opera è rimasta sostanzialmente
isolata e solitaria nonostante vi concorrano, sintetizzati,
i tratti di importanti correnti avanguardiste: il Futurismo,
il Divisionismo, la pittura metafisica, l'Espressionismo, il
Verismo si ritrovano tutti nella sua pittura, fermo restando sempre e comunque, nel linguaggio di
Viani, un tratto distintivo originale e personale, difficilmente
accostabile ad altri artisti o correnti.
La solitudine di Viani è soprattutto una scelta personale,
la scelta di un uomo inquieto e tormentato, geniale, populista,
ribelle, passionale, rivoluzionario, visionario, provocatore.
La sua vita miserrima e umile, linfluenza del maestro
Plinio Nomellini, macchiaiolo, divisionista, conosciuto allIstituto
di Belle Arti di Lucca, il breve ma determinante soggiorno nell'ambiente
artistico parigino, sono gli episodi fondamentali che segneranno
indelebilmente la poetica di questo artista e i confini del
mondo da lui rappresentato, abitato da un'umanità minore,
derelitta, calpestata, travolta dalla miseria e dalla fatica
di vivere.
E Viani si fa carico dei drammi di tanti sofferenti, portavoce
e difensore di uomini umili come lui, oppressi, emarginati,
dimenticati, con la carica e l'ardore di un profondo senso sociale
e la tensione empatica di un espressionismo che cerca nell'inconscio
le radici dell'umana alienazione.
Con una spiccata predilezione per la figura, Viani rappresenta
tutto un repertorio di personaggi incisivi e forti, con la
xilografia e la china, il pastello, l'olio, la tempera, figure
intrise di emozione e di pathos, con tratti essenziali e sobri
dall'impatto violento , che istintivamente giungono all'animo
dell'osservatore in modo diretto e talvolta traumatico, grazie
anche ad un uso del colore in chiave fauve ed espressionista,
attraverso la lezione di Van Gogh, Munch, Kirchner, Daumier,
Van Dongen, Picasso del periodo rosa e blu, mezzo per esprimere
un doloroso verismo psichico.
La partecipazione al dramma rappresentato, la commozione,
il lirismo di Viani non scadono mai in toni pietistici, ciò
che lo differenzia dal verismo italiano, ma si concretizzano
in capacità di indagine ed abilità di sintesi
che sfociano nel suo caratteristico linguaggio asciutto, intenso,
teso e crudo, ma sempre intensamente umano.
Il suo divisionismo ha caratteri del tutto peculiari, tratti
intensi e graffianti, la forza immediata di un linguaggio
popolare che mette l'uomo al centro del suo discorso, come
altri artisti solitari quanto lui, i contemporanei Chaim Soutine,
Georges Rouault, pittori sgradevoli che hanno rinunciato a
piacere per protesta e per disperazione davanti alle ingiustizie
del mondo, che hanno scelto di gridare il loro sdegno con
risentita espressività.
Se l'uomo è spesso per Viani il folle, l'ossesso, il
malato, il vagabondo, il paesaggio, come si vede in questo "Viareggio
scomparsa", del 1905, è quello dei posti nativi,
la sua Livorno, la darsena, scorci di Lunigiana, della Versilia,
terra degli umili, dei contadini e dei pescatori, paesaggi dell'anima,
dove la luce viene impiegata nel suo potenziale emotivo in una
rivisitazione istintiva ed al tempo stesso meditata della pittura
macchiaiola tipicamente toscana, elaborata attraverso l'opera
di Fattori e Nomellini: un percorso che, dal realismo lirico,
lo porterà ad una libertà espressiva prorompente
e drammatica, densa d'emozione.
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