La vicenda umana di Georg Baselitz (1938) si lega indissolubilmente
con quella artistica per farne il personaggio-simbolo di una
molteplicità di contraddizioni comuni ad altri che, come
lui ed accanto a lui, vissero lo stesso periodo storico. Nato
in Sassonia, nella Germania est, Baselitz si trasferisce
nel 57 a Berlino, nella Germania ovest, per studiare alla
locale Accademia di Belle Arti e come lui fa Eugen Schonebeck
ed in seguito faranno Gerard Richter e Blinky Palermo.
Il passaggio da uno stato comunista che insegnava e pretendeva
dai suoi artisti ladesione incondizionata al Realismo
Socialista di stampo marxista, ad una società orientata
verso un liberismo di importazione americana, sulla scia di
un modello consumistico che non avrebbe tardato ad affermarsi,
nel bene e nel male, come quello della nuova Europa, non è
certo indolore per nessuno di questi artisti.
Di determinante impatto è lincontro con la pittura
tachista e con lastrattismo e linformale che gli
artisti tedeschi dellovest stavano esprimendo, influenzati
da un generalizzato astrattismo internazionale anchesso
di importazione americana, verso il quale, per reazione, Baselitz
ed il suo gruppo si pongono in contrapposto polemico così
come avevano fatto con il Realismo Sociale.
Con grande libertà mentale e con forte coscienza delle
radici storiche di una cultura tedesca che ha nellEspressionismo (e nell Arte degenerata soffocata dal governo
nazista) la sua espressione più alta, Baselitz recupera
la tradizione pittorica della sua terra, ponendo le basi di
una nuova estetica, nel nome della rivendicazione e della conservazione
dellidentità artistica nazionale della Germania.
Da queste premesse egli deriva la cifra fondamentale del suo
operare, che lo fa inquadrare nel Neo-espressionismo tedesco
soprattutto per la sua rivalutazione della figuratività,
per il recupero di tecniche tradizionali, per la ridefinizione
di canoni formali e stilemi che riscoprono un certo tipo di
linguaggio: in tutti questi aspetti, egli fu indubbiamente un
pioniere, più precorritore che seguace della corrente
neo-espressionista e transavanguardista, ma sono ben altre le
caratteristiche che fanno di Baselitz un artista straordinario
e carismatico, in bilico fra due mondi, costantemente impegnato
nello sforzo di conciliare gli opposti.
Il problema di fondo di Baselitz, svelato anche dalla sua
predilezione per l'opera di Van Gogh, Fautrier, Pollock, è
la ricerca dei mezzi per superare l'irriducibile frattura
tra la pittura oggettiva e quella astratta, la contrapposizione
tra linguaggio figurativo e anoggettivo, un sofferto dualismo
che percorre tutta l'opera di Baselitz e che riflette, in
termini estetici. la psicologia dell'artista e la sua posizione
ribelle fino all'anarchia nei confronti di una borghesia
ipocritamente formalista.
Fatte salve le differenze degli esiti formali, è lo
stesso spirito di rivolta da cui scaturiscono la pittura astratta
e quella informale , che cercano nella materia allo stato
puro il tramite per generare un mondo diverso dal reale, ma
Baselitz persegue una sua via originale e personale che lo
sottrae ad ogni definizione categorica, ad ogni classificazione
contenutistica o espressiva e lo porta ad affermare, pur nell'ambito
di un nostalgico "Pathetiker Realismus", l'assoluta
autonomia dell'immagine, seppure in un figurativismo ingannevole,
lontano da ogni tentazione di "rappresentazione",
a metà tra la semplificazione cezanniana e l'angoscia
dilaniante di Bacon.
Baselitz risolve il problema nei suoi famosi quadri capovolti,
dove il capovolgimento è un espediente formale, provocatorio,
estraniante, neutralizzante, che, mentre permette all'artista
di prendere le distanze dal suo lavoro e di guardarsi dal
di fuori, distoglie l'attenzione dell'osservatore dal soggetto
rappresentato e la focalizza sull'aspetto complessivo, impedendo
una reazione emotiva sentimentale, filtrando la percezione
attraverso la sorpresa e l'ironia.
I motivi della rappresentazione vengono in qualche modo svuotati
del loro significato oggettivo, in un progressivo processo
di straniamento psicologico, ad esprimere l'impossibilità
di una comunicazione biunivoca tra l'artista ed il suo pubblico,
tra gli esseri umani tutti, immersi in una realtà ambigua,
ossessiva, senza riferimenti, in una parola "capovolta".
In questo "The gleaner" del 1978, 129 7/8 x 98 3/8
inches, olio e tempera su tela, oggi al Solomon R. Guggenheim Museum,
il segno potente, la forma materica e corposa , il cromatismo
violento concorrono ad un risultato di impatto traumatizzante,
che stupisce ed invita ad osservare con progressivo interesse
per decifrare un linguaggio a prima vista impenetrabile.
Alla ricerca di esiti di impronta surrealista, memore dell'action
painting e dell'automatismo psichico, Baselitz lavora con
la tela posata sul pavimento, senza avere una percezione globale
dell'insieme, poco importa, perchè dipingere è
"scoprire qualcosa che si trova sotto la tela" e
alla fine, come dice lui stesso "Sono dipinti, in qualche
modo i quadri sono dipinti, ma nello stesso tempo non lo sono...
il colore viene messo sulla tela e la tela viene tesa su di
un telaio; prima di stendere la tela finisco il dipinto stando
sdraiato per terra; la tela giace sul pavimento e applico
il colore... non ho una visione ampia e completa di quello
che faccio mentre sto dipingendo".
Progressivamente, dalle figure capovolte Baselitz passerà
ad una indifferenza sempre più marcata verso la tematica
del dipinto, rinunciando definitivamente all'immagine, seppure
capovolta, e ad ogni pretesa di organizzazione tecnica, abolendo
sia la forma che il contenuto per lasciare spazio al processo
del dipingere nella sua essenza più concettuale ed
astratta, finalmente liberata da ogni esigenza del raccontare
per poter affermare: "Ho iniziato a dipingere quadri
senza contenuti, senza espressione, senza storia. Ciò
mi ha dato improvvisamente una grande libertà."
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