"La peinture on n'en parle pas, on ne l'analyse
pas, on la sent". (Bernard Buffet)
Bernard Buffet (1928-1999) è una delle personalità geniali
ed isolate che, alla fine della seconda guerra mondiale, si
affacciarono alla ribalta artistica di un'Europa dove l'euforia
iniziale per la fine del conflitto veniva gradatamente ridimensionata
dalla presa di coscienza di una realtà distrutta, da
rifondare con una problematica ricostruzione.
La fama di Buffet, forse perchè fornisce una risposta
chiara ad un'arte non figurativa in crisi, esplode in maniera
incontenibile, incontrando subito il favore del pubblico e provocando
reazioni differenziate nella critica: Bernard Buffet non è
un autore d'evasione, non diverte, non è accattivante,
non è popolare e tuttavia, in modo del tutto trasversale, non lascia indifferenti, si fa odiare o amare,
certamente si fa ricordare ed ha sul pubblico la presa immediata
di chi sa rispondere alle attese di una società ancora
traumatizzata dagli orrori del conflitto.
La sua maturazione artistica è marchiata dalla dolorosa
esperienza della guerra e del dopoguerra, come avviene per
molti artisti a lui contemporanei, un'epoca di soprusi e di
violenze delle quali si fa testimone attraverso il suo lavoro,
che da subito si configura come metafora esistenziale di valenza universale
per esprimere le angosce di una generazione disillusa e disperata.
Il suo linguaggio è sempre figurativo, in chiave espressionista derivata dallo studio di James Ensor, con netto rifiuto delle
contemporanee tendenze astratte, scarno e sintetico nelle
linee secche e nelle nervature nere che definiscono le forme
entro uno schema di rigida tessitura, con uno svolgimento
nervoso e segmentato dei contorni di immagini ridotte a sagome
essenziali dai toni cromatici lividi e freddi in atmosfere
sulfuree talvolta di compiaciuta tetraggine: questo "Sponde
della Marna", che evidenzia bene tutte queste caratteristiche
formali, è , come tutti gli esterni di Buffet, uno
spazio raggelato e deserto da dove la vita è bandita.
Con una coerenza estrema che, con il tempo, sotto la spinta
di esigenze soprattutto commerciali (ha eseguito nella sua
vita più di 8000 opere), tenderà ad acquisire
tratti e moduli di tipo ripetitivo e stereotipato, prevalentemente
decorativistico, Buffet dipinge gli aspetti più crudi
della vita, raffigurando su tele di grandi dimensioni, con
mano sicura e tratto fermo (non a caso fu anche ottimo incisore),
figure umane scarne e sofferenti attraversate dai suoi tipici
tagli lineari, nature morte crudelmente fissate nella loro
inerzia, interni sordidi, città spettrali: è
un'arte crudele, disincantata, amara, permeata dalle ansie
e dalle angosce del movimento esistenzialista e della filosofia
sartriana, della quale il critico Edward Lucie-Smith lo accusa di
aver recepito solo i caratteri più superficiali, certamente
i più significativi e più popolari presso la
sua generazione, quelli nei quali era più facile identificarsi.
Mai accettato pienamente dagli ambienti intellettuali, anzi
definito da certa critica "miserabilista" per la
sua pittura "triste", in realtà Bernard Buffet
riflette il dramma esistenziale dell'umanità tutta
nella desolata solitudine di immagini nelle quali forse non
ci piace riconoscerci.
Nel 1999, malato di Parkinson, Bernard Buffet si suicida
e le sue ceneri vengono disperse nel parco del Museo Bernard
Buffet a Surugadaira, in Giappone, interamente dedicato alle
sue opere.
* articolo aggiornato il 24/11/2014
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