Marc Chagall (1887-1985) è una figura del tutto particolare,
un solitario che fu attento ed appassionato osservatore dei
movimenti culturali del suo tempo, con particolare predilezione
per il Cubismo e l'Espressionismo (Parigi e Berlino furono le
sue dimore d'elezione), ma non aderì mai a nessuno di
essi, conservando sempre e comunque uno stile spontaneo vicino
a quello dei pittori popolari ed una sua identità umana
ed artistica fortemente connotata in modo assolutamente originale.
L'opera di Chagall, infatti, rimane così fortemente legata
ai suoi ricordi, alle sue vicende personali, alla sua anima
russa ed ebraica, al suo vissuto, che non è possibile
farla rientrare in qualcuno dei grandi movimenti d'avanguardia,
se non nei termini di una coincidenza di spunti interessanti,
che vengono raccolti dal Surrealismo, grazie al fecondo scambio
intellettuale con Max Ernst, e in parte dall'Espressionismo
tedesco.
Nell'universo di Chagall, colorato, simbolico, onirico e
malinconico, dove vige la logica delle favole, prendono forma
personaggi fantastici legati al ciclo della vita familiare,
o al mondo del teatro, o a quello del circo, due grandi temi
che accompagnano Chagall fin dall'infanzia, sempre influenzati
in modo più o meno evidente dalla cultura ebraica e
russa, dalla sua formazione culturale e religiosa, dai ricordi
della nativa Vitebsk.
Proprio a causa di questo retroterra culturale, ciò
che sempre caratterizzerà le opere di Chagall è
l'intrecciarsi di una fitta trama di simboli e di soggetti
allegorici, spesso ricorrenti, con una ripetitività
che nelle opere della vecchiaia (morì novantasettenne,
attivo fino all'ultimo) finirà per rendere la sua produzione
stereotipata, priva di quella magia spontanea ed ingenua che
ne costituisce l'aspetto più intrigante ed affascinante.
L'impostazione fantastica dell'arte chagalliana subisce varianti
e modulazioni in relazione ai rapporti culturali con il mondo
parigino, con l'ambiente fauve, con l'ambiente culturale russo,
che lo spingerà verso un severo realismo influenzato
dal suprematismo di Malevich, alternando opere pervase da
un morbido cromatismo di sfrenato timbro fantastico ad altre
sofferte, drammatiche e cupe che, in concomitanza allo scoppio
del secondo conflitto mondiale, assumeranno anche toni decisamente
celebrativi nei temi e monumentali nelle dimensioni delle
tele.
Pur nelle differenti declinazioni che il linguaggio di Chagall
attraversa nel tempo, la sua pittura rimane comunque e sempre
una pittura figurativa
nella quale non vengono mai meno i riferimenti simbolici e culturali,
da ricercare, nel caso del dipinto in esame, nella celebrazione della Pasqua
ebraica e nella trama liturgica della settimana santa.
Il tema del "Cristo sul ponte" del 1951 è
la crocifissione, una delle tante da lui eseguite, tema che
comincia ad apparire nella sua opera come un simbolo della
sofferenza nell'imminenza della seconda guerra mondiale, e
che resterà fino alla fine della sua vita uno dei temi
cardine per esprimere il dramma non solo degli ebrei, ma degli
uomini tutti.
Chagall dipinge questa tela a guerra finita, sono passati
alcuni anni, gli orrori della shoah sono ancora ben presenti,
ma l'Europa si sta risollevando e lui, rientrato dalla sua
fuga in America, stabilitosi in Provenza, a Saint-Paul-de-Vence,
recupera le sue energie mentali e le profonde in un'attività
intensa, in una creatività esuberante che riempie
i suoi quadri di colore vibrante, che lo spinge verso nuove
sperimentazioni, la scultura, la ceramica, il mosaico, il
vetro.
Questo dipinto, però, è pressochè monocromo,
pervaso dal colore come da un'onda morbida che abbraccia tutte
le cose, animate ed inanimate, il viola, il colore della passione,
quello che la simbologia cristiana associa alla penitenza
ed al mistero della morte: e tutto, qui, è impregnato
del senso della morte, unica forma che si distacca per una
tonalità più chiara e luminosa è quella
del Cristo, anche se la morte è un evento che si riferisce
proprio a lui, solo a lui.
Con un gesto definitivo e drammatico, la croce divide la
tela in tutta la sua altezza, dichiarando il tema dell' "attraversamento"
tramite il Cristo verso la salvezza, ponendo il corpo del
Cristo, la teofania pasquale, perentoriamente al centro della
composizione, il bacino avvolto nel talled, scialle rituale
della preghiera ebraica, elemento simbolico di frequente ricorrenza,
le braccia distese a superare i confini della tela in un
abbraccio simbolicamente rivolto all'umanità tutta.
Attorno al Cristo si stringono alcune figure simboliche della cultura yiddish,
la sposa, che gli è vicino e lo abbraccia, la sposa
che nella tradizione cristiana è la Chiesa, l'uomo
sulla scala, presente in altre crocifissioni, il violinista,
tipico personaggio della comunità ebraica chassidica,
l'ebreo errante, il gallo, capace di presagire infallibilmente
l'alba e l'avvicinarsi della luce.
E infatti la luce sorge, dalla parte inferiore del dipinto
si diffonde un alone luminoso che rivela in controluce la
sagoma di un ponte: il significato intensamente simbolico
dell'evento è sottolineato dal ponte stesso, a sua
volta simbolo nel simbolo (pontem facere "ponte-fice"),
dalla barca (la barca della vita) che lo attraversa portando
in salvo sulla riva alcune persone, e dai due innamorati (l'amore
che vince sempre) che si abbracciano sulla sommità
del ponte.
Come sempre accade nelle opere di Chagall, dove il significato
metaforico è una costante, ogni figura è allegoria,
adombra la rivelazione di una realtà interiore profonda,
di una emotività sofferta ed intensa che cerca di
esprimersi nel lirismo di un linguaggio simbolico che placa
la drammaticità del contenuto, trasformandolo in
una sorta di qaddish dipinto.
"Chagall è un colorista molto dotato che
si lascia trasportare là dove lo spinge la sua immaginazione
mistica e pagana : la sua arte è molto sensuale":
così dice il poeta Guillaume Apollinaire, che per
primo davanti ai quadri di Chagall, nel suo atelier, usa
il temine 'surnaturalisme' per individuare la caratteristica
più spiccata della sua arte, felice ibridazione tra una figurazione narrativa ed
onirica memore dell'arte popolare russa e della sua
vena naïf, ed una raffinata ricerca intellettuale sulle
acquisizioni delle avanguardie europee, nel linguaggio di
un libero pensatore che afferma con forza il suo ebraismo,
la sua umanità sensuale e terrena, che non vuol essere
religioso, ma che riesce ad essere intensamente spirituale.
link:
Marc Chagall, 'Innamorati e fiori'
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