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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.

Arnaldo Pomodoro, "Sfera con sfera"
di Vilma Torselli
pubblicato il 5/05/2007
La sofferta dicotomia tra perfezione levigata della forma geometrica ed oscura complessità del suo interno, simbolo e metafora del drammatico confronto tra dentro e fuori, tra spirito e materia, tra apparenza e realtà.

"Nel mio lavoro vedo le spaccature, le parti erose, il potenziale distruttivo che emerge dal nostro tempo di disillusione". (Arnaldo Pomodoro)

Arnaldo Pomodoro (1926) è un artista curioso, che ha girato il mondo intessendo rapporti con molti esponenti internazionali della cultura e che non ha mai perso la voglia di sperimentare, di insegnare e di sviluppare nel fervido clima creativo della "bottega" il suo linguaggio in continua evoluzione.
Oltre che architetto ed ingegere ad honorem, Pomodoro è stato scultore, scrittore, insegnante, scenografo, decoratore, orafo, portando in ogni campo della sua attività la sua estrosità artigianale di intelligente indagatore della materia, della natura, della vita.

Le sue opere più note sono probabilmente le Sfere, di cui una è quella presentata, che sintetizzano le caratteristiche formali e contenutistiche della sua poetica, grandi forme in bronzo dorato, magiche, perfette, di nitore speculare, di levigata bellezza, forme che egli scompone e lacera con frastagliate, tormentate sezioni quasi a scoprirne l'interno meccanismo e a rivelarne la nascosta complessità e vulnerabilità.
Accade anche nell'opera proposta, dove la spaccatura che crea irregolari zone d'ombra sulla superficie lucente mette in evidenza, con la sua carica di violenta gestualità, una trama interiore minuta e frammentaria di valenza segnica, fatta di elementi allusivamente arcaici o improbabilmente moderni come i fantasiosi ingranaggi di un complesso marchingegno, fonte originaria della forma e della materia, al di sotto delle ingannevoli apparenze.

Si tratta di un effetto ricorrente in molte delle sculture di Pomodoro, che nella dialettica interno-esterno esprime le contraddizioni di un mondo potenzialmente distruttivo dove la violenza e la minaccia dell'ignoto si annidano sotto una superficie apparentemente perfetta: emerge così l'esigenza di una introspezione che rivela attraverso il simbolo e la metafora, attraverso le fratture che denunciano una insospettabile fragilità della materia, il lato oscuro, interiore ed espressionista dell'animo e del mondo.

La ricerca di effetti di carattere psicologico-estetico attraverso strutture progettate anche in chiave ottica rimanda l'opera di Pomodoro a quel movimento neoconcretista, avviato da Max Bill, che, sulla base di più scientifiche indagini percettive, in antitesi al rischio qualunquista dell'informale, persegue risultati di maggior rigore compositivo, riallacciandosi all'astrattismo geometrico.

Scrive Renato Barillari, in occasione di una delle tante mostre tenute dall'artista: "..... proprio attorno al 1960 si verifica, in Pomodoro, una svolta essenziale nel modo di operare, egli adotta una strategia cui non verra' mai meno, nei piu' di trent'anni successivi, fino ad oggi ..... ora l'artista intraprende un viaggio in profondita' nel cuore della materia...."
La ricerca plastica sulla materia è infatti il tema centrale attorno al quale ruota tutta l'opera di Pomodoro, ovvero il fondamento espressivo della scultura, nei termini di un astrattismo che trova nella forma, nel volume, nella perfetta, concreta semplicità della materia il mezzo ed il tema dell'opera stessa, una grande macchina-forma memore dell'esperienza della miglior scultura del '900, quella di Brancusi, di Paolozzi, delle ricerche di Dubuffet.

Va sottolineato anche lo straordinario valore ambientale delle opere di Pomodoro, come quella presentata, che si collocano nello spazio con il maestoso impatto di una struttura metafisica di sovraumana perfezione, in grado di catturare il panorama circostante sulla lucida superficie dorata deformandolo e trasfigurandolo in un'immagine irreale e suggestiva.

Ma il tema più caratteristico della sua opera rimane la sofferta dicotomia tra la perfezione levigata della forma geometrica da una parte e l'oscura complessità del suo interno dall'altra, la potente metafora della violenza espressa in una dialettica che stimola nell'osservatore complesse associazioni, espandendo dalla materia all'uomo il senso di un drammatico confronto tra dentro e fuori, tra materia e forma, tra apparenza ed interiorità, l'eterno conflitto della vita.


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di Pietro Pagliardini


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