"Nel mio lavoro vedo le spaccature, le parti erose,
il potenziale distruttivo che emerge dal nostro tempo di disillusione".
(Arnaldo Pomodoro)
Arnaldo Pomodoro (1926) è un artista curioso, che ha girato
il mondo intessendo rapporti con molti esponenti internazionali
della cultura e che non ha mai perso la voglia di sperimentare,
di insegnare e di sviluppare nel fervido clima creativo della
"bottega" il suo linguaggio in continua evoluzione.
Oltre che architetto ed ingegere ad honorem, Pomodoro è
stato scultore, scrittore, insegnante, scenografo, decoratore,
orafo, portando in ogni campo della sua attività la
sua estrosità artigianale di intelligente indagatore
della materia, della natura, della vita.
Le sue opere più note sono probabilmente le Sfere,
di cui una è quella presentata, che sintetizzano le
caratteristiche formali e contenutistiche della sua poetica,
grandi forme in bronzo dorato, magiche, perfette, di nitore
speculare, di levigata bellezza, forme che egli scompone e
lacera con frastagliate, tormentate sezioni quasi a scoprirne
l'interno meccanismo e a rivelarne la nascosta complessità
e vulnerabilità.
Accade anche nell'opera proposta, dove la spaccatura che crea
irregolari zone d'ombra sulla superficie lucente mette in
evidenza, con la sua carica di violenta gestualità,
una trama interiore minuta e frammentaria di valenza segnica,
fatta di elementi allusivamente arcaici o improbabilmente
moderni come i fantasiosi ingranaggi di un complesso marchingegno, fonte
originaria della forma e della materia, al di sotto delle
ingannevoli apparenze.
Si tratta di un effetto ricorrente in molte delle sculture
di Pomodoro, che nella dialettica interno-esterno esprime
le contraddizioni di un mondo potenzialmente distruttivo dove
la violenza e la minaccia dell'ignoto si annidano sotto una
superficie apparentemente perfetta: emerge così l'esigenza
di una introspezione che rivela attraverso il simbolo e la
metafora, attraverso le fratture che denunciano una insospettabile
fragilità della materia, il lato oscuro, interiore
ed espressionista dell'animo e del mondo.
La ricerca di effetti di carattere psicologico-estetico attraverso
strutture progettate anche in chiave ottica rimanda l'opera
di Pomodoro a quel movimento neoconcretista, avviato da Max
Bill, che, sulla base di più scientifiche indagini
percettive, in antitesi al rischio qualunquista dell'informale,
persegue risultati di maggior rigore compositivo, riallacciandosi
all'astrattismo geometrico.
Scrive Renato Barillari, in occasione di una delle tante
mostre tenute dall'artista: "..... proprio attorno al
1960 si verifica, in Pomodoro, una svolta essenziale nel modo
di operare, egli adotta una strategia cui non verra' mai meno,
nei piu' di trent'anni successivi, fino ad oggi ..... ora
l'artista intraprende un viaggio in profondita' nel cuore
della materia...."
La ricerca plastica sulla materia è infatti il tema
centrale attorno al quale ruota tutta l'opera di Pomodoro,
ovvero il fondamento espressivo della scultura, nei termini
di un astrattismo che trova nella forma, nel volume, nella
perfetta, concreta semplicità della materia il mezzo
ed il tema dell'opera stessa, una grande macchina-forma memore
dell'esperienza della miglior scultura del '900, quella di
Brancusi, di Paolozzi, delle ricerche di Dubuffet.
Va sottolineato anche lo straordinario valore ambientale delle opere di Pomodoro, come quella presentata, che si collocano
nello spazio con il maestoso impatto di una struttura metafisica
di sovraumana perfezione, in grado di catturare il panorama
circostante sulla lucida superficie dorata deformandolo e
trasfigurandolo in un'immagine irreale e suggestiva.
Ma il tema più caratteristico della sua opera rimane
la sofferta dicotomia tra la perfezione levigata della forma
geometrica da una parte e l'oscura complessità del
suo interno dall'altra, la potente metafora della violenza
espressa in una dialettica che stimola nell'osservatore complesse
associazioni, espandendo dalla materia all'uomo il senso di
un drammatico confronto tra dentro e fuori, tra materia e
forma, tra apparenza ed interiorità, l'eterno conflitto
della vita.
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