".......Alla realtà parziale del
quotidiano Manzoni risponde con la totalità relativa
dell'opera, che ha ormai perduto tutte le proprie allusioni
ai traumi dell'esistenza ed ha invece acquistato un suo splendente
superficialismo. Il Superficialismo è coscienza del carattere
bidimensionale del linguaggio, della sua qualità di essere
oggetto e soggetto della creazione." (Bonito Oliva)
Piero Manzoni (1933-1963) è in genere convenzionalmente e correttamente
classificato nel movimento del Nouveau Réalisme, ma sono
molte le etichette che si potrebbero applicare a questo artista
sostanzialmente non etichettabile, che capta ed esprime le istanze
di rinnovamento morale e sociale degli anni '60 nei termini
di una contestazione ironica e dissacratoria che ha nel Dadaismo la sua ascendenza più prossima.
Nella scia dei più ampi dettami dell'arte concettuale,
Manzoni identifica nell'idea che precede l'opera la vera essenza
dell'opera stessa, perchè il progetto, il gioco sottile
dell'intelligenza, la formazione del pensiero sono i veri
prodotti artistici, l'opera non è che traduzione materiale
di un discorso e di una riflessione filosofica: con coerenza
e rigore, ma soprattutto con l'intelligenza tagliente di un
uomo sempre e comunque contro corrente, Manzoni dà
il suo personalissimo contributo a rifondare il concetto di
arte e di realtà azzerando tutte le pratiche tradizionali
culturali, etiche, morali, per lasciar spazio al pensiero
e alla sperimentazione più spinta.
Fortemente impressionato dall'opera di Yves Klein e dai suoi
Monocromes, Manzoni realizza nel '57 gli Achrome, nei quali
il discorso intrapreso da Klein perde l'originario significato
mistico e spirituale di infinità energetica, radicalizzandosi
al punto che il quadro non è solo e semplicemente monocromo,
ma addirittura è privo di colore, una superficie grezza
in gesso e caolino, dove supporto, pigmento, opera sono un
tutt'uno.
Dello stesso periodo, tra il'57 e il '63, è "Merda
d'artista n. 89" (1961) metallo e carta, 6,5x4,8 cm,
una provocazione ad effetto che è ormai entrata nei
miti dell'arte moderna, come la Monna Lisa baffuta di Marcel
Duchamp, dove, portando alle conseguenze estreme, al paradosso
più spettacolare, il suo discorso dirompente, Manzoni
inscatola le proprie feci, le etichetta, le firma e le espone:
la firma dell'artista è in grado da sola di trasformare
qualunque cosa, anche un rifiuto biologico, in arte.
In seguito, con i Corpi d'Aria, Manzoni realizza Fiato d'Artista e sposta definitivamente il significato dell'opera da essa
alla sua realizzazione e all'artefice della stessa: con un
chiaro legame con la Pop Art di Andy Warhol, si definisce
come essenza dell'opera d'arte l'artista stesso, la sua sola
e semplice presenza, la sua firma (famosa la performance delle
Uova sode firmate, in cui il pubblico ammira e consuma sul
posto l'opera d'arte, l'uovo firmato).
La critica all'ambiente del mercato dell'arte è esplicita
e feroce, in una visione del mondo più amara e drammatica
di quella che ci propone la Pop Art, il movimento a cui Manzoni
è forse concettualmente più vicino, nella quale
l'impersonale obiettività dell'analisi denuncia la
spregiudicata capacità di sfruttare le debolezze di
un mondo disposto a comprare tutto, purchè firmato.
In Manzoni c'è indubbiamente minor freddezza nel guardare
una società in crisi alla ricerca di nuovi, problematici
valori, c'è anzi un senso di impotenza dolorosa e sfiduciata
quando dice :".......non si tratta di formare, non si
tratta di articolar messaggi (né si può ricorrere
a interventi estranei, quali macchinosità parascientifiche,
intimismi da psicanalisi, composizioni da grafica, fantasie
etnografiche ecc... ogni disciplina ha in sé i suoi
elementi di soluzione); non sono forse espressione, fantasismo,
astrazione, vuote finzioni? Non c'è nulla da dire:
c'è solo da essere, c'è solo da vivere."
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