Frank Stella (1936) è il più significativo
rappresentante di un movimento artistico definito Post Painterly
Abstraction, sviluppatosi negli anni '60-'70, che ha posto i
critici contemporanei davanti ad imbarazzanti criteri di giudizio
per la sua difficotà a definirsi in elaborazioni verbali.
Ponendosi come movimento orgogliosamente americano, questa corrente
deriva le sue radici dall'Espressionismo astratto e dal dripping
di Jackson Pollock, anche se è ben riconoscibile l'influenza
del Cubismo e dell'Astrattismo geometrico europei.
La produzione più nota di Frank Stella è costituita
da una serie di dipinti dapprima monocromatici, poi, a partire
dagli inizi degli anni '60, di limitata scala cromatica, basati
sul tema delle strisce, con l'intenzione, già di Noland e di Newmann, di derivare la struttura pittorica dell'opera
dalle caratteristiche oggettive del supporto, assumendo tale
struttura come sufficiente in sè stessa a definire
la sostanza, la frase artistica e non solo la sintassi in
cui comporla.
Caratteristica di questa serie di dipinti, di cui " Cieszowa
II" del 1973, una tecnica mista di 96 x 89 1/2 x 4 1/4
è un esempio, è il procedere del ritmo compositivo
dai bordi verso l'interno, contrariamente a quanto si riscontra,
ad esempio, nei dipinti di Mark Rothko, il che conferisce
all'insieme un carattere di maggior enfasi, ne fa degli oggetti
piuttosto che delle semplici superfici dipinte.
Nel 1966 Frank Stella dichiara in un'intervista: "Il
mio dipinto si basa sul fatto che solo ciò che si può
vedere esiste veramente. E' veramente un oggetto. Ciò
che vorrei che tutti ricavassero dai miei quadri, e tutto
ciò che io vi ho sempre ricavato, è la certezza
di poter vedere l'idea nella sua interezza senza confusione.
Quello che vedi è ciò che veramente vedi."
L'intervista si riferisce ad un periodo in cui Stella pone
veramente come tema centrale dell'opera la forma della tela,
che è più importante di qualunque cosa si verifichi
sulla sua superficie, con una posizione molto prossima alla
poetica minimalista che egli utilizza per conservare una sorta
di integrità al suo discorso, per non "rimescolare
e frantumare i materiali....", operazione distruttiva
che lo "infastidisce molto".
Rispetto agli iniziali monocromi, caratterizzati da una certa
austerità in realtà più apparente che
effettiva, le opere policrome portano alla luce l'elemento
decorativistico celato nelle opere precedenti, rendendo riconoscibile
in Frank Stella un allineamento all'Art Déco molto
di moda nell'ambiente newyorkese di quel periodo, così
come in quello parigino e londinese.
Nell'opera di Stella, la tendenza al minimalismo finisce progressivamente
per soverchiare la sobrietà del linguaggio e indirizzarlo
verso quel nichilismo che caratterizzerà tanta pittura
degli anni '60-'70: come osserva Michael Fried, autore del
saggio più esaustivo sul movimento degli astrattisti
post-pittorici, questa pittura ha bisogno di svolgersi "in
uno stato di perenne vivacità morale ed intellettuale",
che verrà meno nelle opere di Stella e che lo orienterà
verso atteggiamenti francamente kitsch, alla ricerca di una
via d'uscita.
Proprio in questo si riconoscono in lui i sintomi di una crisi
che altri movimenti , prima di tutti la Pop Art, cercheranno
a modo loro di risolvere.
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