Annoverabile tra i rappresentanti dell'Arte Oggettuale,
con chiari richiami alla Minimal Art, all'Arte polimaterica,
al Concettualismo, Agostino Bonalumi (1935-2013) elabora una sua personale
concezione formale del quadro-oggetto in cui la particolare
tecnica costruttiva genera sofisticati effetti tridimensionali
attraverso uno studiato rapporto tra introflessione ed estroflessione,
con esiti al limite tra pittura e scultura, eppure diversi dall'una
e dall'altra: come dice l'artista "il rientrare della superficie
non suggerisce allintuizione uno spazio interno allopera;
è percorso piuttosto che movimento che dà complessità
allapparenza: locchio percorre il guscio o superficie
o forma".
Superata la fase dell'Informale materico, da cui si distanzia
quando la corrente pare stagnare in uno sterile accademismo,
tutta l'opera seguente di Bonalumi è una continua aspirazione
alla tridimensionalità, in una ricerca coinvolgente
materiali diversi, la tela monocroma, la carta, il ciré
(un tessuto elastico gommato), in grado di sopportare una
tensione di grado variabile, nella quale lo spazio reale si
concretizza nel quadro attraverso il rilievo plastico della
superficie liscia e tesa: ciò grazie a sottostanti strutture in
metallo o legno che producono calibrati giochi di luce ed
ombra in forme irregolari o geometriche di chiara definizione
e di perfetta realizzazione, "spingendo fuori" e
ridifinendo i piani, trasformando le superfici, generando
nuove esperienze ottico-percettive.
"....... Mediante una ingegnosa tecnica di imbottiture
e di supporti lignei che sollevavano la tela e la modellavano
plasticamente" (Gillo Dorfles), l'opera finale diventa
oggetto, acquisisce corporeità, nella simbiosi tra
creatività e tecnica, concettualità e materialità,
senso e pensiero, rigore razionale e astrazione concettuale".
Emblematica questa "Estroflessa", un'opera a tecnica
mista su carta estroflessa di cm 50 x 51.
Se la ricerca spaziale lo avvicina a Lucio Fontana, il percorso
e l'esito vanno nella direzione opposta, non si tratta di
uno spazio da recuperare al di là della tela, affondandovi
un taglio, ma al contrario di uno spazio in movimento verso
l'osservatore, inarcato e teso, concreta forma organica o
geometrica, divenuto oggetto.
Personalità d'artista complessa e completa, autore
anche di vari scritti di argomento artistico e letterario,
dei recenti "libri dartista", nati dal connubio
tra immagini e scrittura, scultore, poeta, dagli anni '80,
riprendendo un suo interesse giovanile, Bonalumi indaga le
possibilità espressive della carta, di cui è
fatta l'opera presentata, oggetto di una sperimentazione creativa
libera, senza limiti nè riserve: egli stesso dice:
"Io uso il lavoro su carta o di carta per forzare i limiti
della mia ricerca: posso sbagliare e buttare via. La carta
è il luogo dove azzardo sconfinamenti dalla mia linea".
In un suo saggio, Ada Masoero definisce questi lavori di Bonalumi
"opere di carta", dove la materia base è
protagonista autonoma e non semplice supporto dell'opera,
particolarmente duttile all'azione dell'artista che ne sintetizza
così la caratteristica fondamentale: "Libertà,
ovvero un concetto di stile che è problematicità,
ovvero coerenza che volendo essere complessità conosce
il punto di contraddizione ........... Sempre, anche se nelle
opere su carta o di carta ciò risulta più facilmente
rilevabile. "
Di grande valenza percettiva nella loro morbida plasticità,
con un significato anche tattile veicolato dal materiale particolarmente
duttile, docile alla controllata gestualità dell'artista,
le opere di carta estroflessa ed introflessa di Bonalumi presentano
il substrato costruttivo rigorosamente progettuale di una
architettura tridimensionale, in una sintesi tra rigore e
libertà che ci dà "l'illusione che tutto
il suo lavoro sia soggetto ad un ordine preciso per poi dirci
che è governato dalla massima libertà".
(Silvia Pegoraro).
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