Principale animatore del gruppo Cobra, Karel
Appel (1921-2006) è un pittore olandese con una vasta preparazione
culturale che gli deriva dallo studio della pittura ufficiale,
dall'Impressionismo a Picasso alla Scuola di Parigi, al primitivismo,
per consolidarsi poi in una ispirazione di stampo espressionista a proporre una sua visione del mondo di violenta emotività.
In polemica con l'intellettualismo ed il cerebralismo dell'astrattismo europeo, Appel sostituisce l'assenza della figurazione con la foga
incisiva e prepotente del segno e del colore, applicato con pennellate ampie,
dense, pastose, di materica sensualità, in continuo confronto
con i limiti della tela, in violazione di tutti i canoni compositivi
della rappresentazione, nel nome di una assoluta libertà
espressiva, con la gestualità liberatoria dell'action
painting che sprizza energia allo stato puro.
Il risultato è
una pittura forte, aggressiva, vitalistica, inquietante, dalla
tipica deformazione espressionista della forma, dai colori decisi e violenti che l'artista impasta
direttamente sulla tela, con grande impiego del nero, poi stesi
secondo un metodo del tutto personale che egli stesso descrive
consistere nella successiva sovrapposizione di strati cromatici,
senza un preciso intento progettuale, ma secondo l'istinto più
disinibito.
Tutti questi elementi caratteristici
ben si rilevano in questo "The Crying Crocodile Tries
to Catch the Sun", 1956, olio su tela di 145.5 x 113.1
inches),
Come tutti gli aderenti al gruppo Cobra, Karel Appel è
alla ricerca di una nuova rappresentazione della realtà,
fuori dai dogmi consolidati, della quale cerca le radici ispirative
nel mito, nei disegni dei bimbi e dei malati di mente, nel
folklore della cultura nordica, in tutto ciò che possa
essere il più possibile lontano dalla razionalità
e dai condizionamenti della cultura ufficiale.
Questo ne fa
un valido rappresentante dell'art brut, accanto a Jean Dubuffet e da ciò derivano, come nel quadro presentato, grottesche figure
vagamente antropomorfe, improbabili animali, mostruose fantasie
organiche che popolano gli incubi della mente e le più
paurose fiabe infantili.
In una ricerca di "naturalità" che lo porta
progressivamente ad un dialogo sempre più serrato con
la "materialità" del dipingere, Appel
spazia dal poliestere policromo, al legno dipinto, ai fogli
d'alluminio, alla ceramica arrivando anche alla scultura, fermo
restando il mezzo espressivo per eccellenza, suo linguaggio d'elezione, la pittura.
E proprio nella pittura
Appel rinnoverà i suoi toni aspri e violenti, dopo un periodo
di maggior misuratezza negli anni '60/'70, nel duro neo-espressionismo
degli anni '80, dove ricompaiono i tipici colori contrastati
e violenti, dalla rudimentale applicazione, seppure in uno
schema che la maturità rende più costruito e
pensato.
L'interpretazione che Appel dà dell'Espressionismo,
pur nella palese analogia con i caratteri formali tipici di
questa corrente, sprigiona una energia esuberante che in parte
ne diluisce il contenuto introverso e angosciante a favore
di un atteggiamento verso il mondo venato a tratti di ironia
sconfinante nel grottesco.
Spirito colto e libero, Appel lascia trasparire nella vitalità
e nell'irruenza gestuale echi del Surrealismo e dell'Espressionismo
astratto americano, stabilendo nel superamento della raffigurazione
diretti rapporti con l'Astrattismo, conservando sempre e comunque una
capacità creativa indipendente e ribelle, sempre pronta
a superare sé stessa per intraprendere nuove vie, come
confessa lo stesso Appel allo scrittore Hugo Claus, nel '62:
"....Non posso prevedere quello che sta accadendo, è
una sorpresa. Come una passione, la pittura è un'emozione
piena di verità e risuona di un suono vivo, come il
ruggito che viene dal petto di un leone."
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