Jeff Koons (1955) è uno straordinario manipolatore dei mezzi di comunicazione moderni, è un ambiguo personaggio
ostentatamente cinico ed amorale ed è, forse, un artista:
quel che è certo è che ha saputo abilmente insediarsi
al posto lasciato vacante da Andy Warhol, perfezionandone le
capacità mediatiche ed adeguandole al mutare dei tempi,
impadronendosi così di un ruolo di primo piano nel sistema
dellarte contemporanea (non a caso fu un tempo agente
di borsa, quindi in grande dimestichezza con i fenomeni commerciali
ed economici).
Da Warhol, Koons ha desunto l'esibizione della trasgressione,
del libertinaggio, della sufficienza verso il mondo di cui sfrutta
le debolezze, come Warhol dissimulando la sua sostanziale cultura
accademica, quella che Warhol aveva certamente in mente costruendo
la sua anacronistica Factory, una moderna 'bottega' di arti e mestieri, chiara citazione della cultura rinascimentale, settecentesca,
barocca, la stessa che traspare, nell'opera di Koons, nel gusto decorativistico
lieve e sensibile, con un occhio di riguardo alla tradizione
italiana nelle eccentriche provocazioni, nei temi.
Di chiara derivazione new-dada, rielaborata e riattualizzata
in chiave pop, la pittura di Koons, che è anche
affermato scultore, gioca sul confine tra arte e cultura popolare
pescando dal mondo della pubblicità aspirapolveri,
souvenirs, immagini di personaggi del cinema e della tv, della
moda e della cronaca, con un gusto raffinato che lo differenzia
dall'arte pop per una grande attenzione ai dettagli, con il
contributo della sua personale fantasia inventiva, asetticamente
assente nelle opere pop, in uno spirito critico e selettivo
che denuncia la presenza dell'artista ed il suo costante controllo
sul risultato finale.
Ciò è ben evidente in questo "Lips"
del 2000, olio su tela, 120 x 172 inches, un gigantesco dipinto
concepito come un collage di immagini ad alta definizione
per costruire una visione travolgente ed eccentrica che contamina
la realtà circostante e la assorbe nel suo racconto
fantastico: se formalmente il linguaggio è di ispirazione
pop, il tema e gli accostamenti denunciano un diretto rapporto
con l'Espressionismo astratto e con la poetica surrealista (molte le citazioni da Dalì, Ernst, Magritte), da questa
ibridazione nasce la visione onirica di una realtà
fluttuante senza gravità, accostamento assurdo di immagini
senza interelazioni nè dimensionali nè concettuali
e per questo affascinanti ed evocative.
Viene in mente, fatta salva l'aggressività grafica e cromatica
di Koons, certo pop inglese che, a differenza di quello americano, si stempera nel senso ironico e a tratti nostalgico della composizione con un tocco vagamete sentimentale ed una riflessione meno feroce sulla contemporaneità: si pensi, ad esempio, a Richard Hamilton ed al lieve distacco del suo sguardo sul mondo femminile, oggetto di un desiderio realizzabile e monetizzabile, forse rivolto in modo indifferenziato ad una donna o ad un aspirapolvere.
Per rinnovare il suo linguaggio pop, Koons "ricontestualizza"
oggetti banali
in contesti insoliti (suo l'aspirapolvere Hoover messo sotto vetro) e,
soprattutto in scultura, reinterpreta la maniera duchampiana
dell'objet trouvé utilizzando oggetti di recupero che
però già possiedono una loro valenza estetica,
per quanto limitata e degradata, ambiguamente trasfigurata
in un nuovo medium, e quindi trasmutata in altro, forse in
arte.
A differenza di ciò che fa la Pop Art, Koons non vuole
esprimere condanna o disprezzo per la cultura consumistica,
al contrario la vuole celebrare, ponendosi semmai in antitesi
al Neo-espressionismo ed alla sua pretesa di ritornare a "fare
pittura" o a "fare scultura" creando ex-novo
l'opera d'arte, con un atteggiamento che il critico Robert
Smith definisce "la freddezza, l'intellettualismo e il
disprezzo per il manufatto": sono infatti queste le caratteristiche
rintracciabili in ogni manifestazione di questo artista discusso
e discutibile che esibisce la vacuità ed il cinismo
come etichette dei nostri tempi nei quali, decaduto perchè
superato il valore della critica verso il sistema dell'arte
museale, autoriferenziale e fuori dalla vita, si celebra invece l'affermazione
democratica dell'esperienza estetica alla portata di tutti,
sia fruitori che esecutori.
Possono esserci dei dubbi sul fatto che Jeff Koons si debba
considerare un vero artista, certamente, come afferma Edward
Lucie-Smith, è un personaggio dotato di "estrema
consapevolezza della storia dell'arte moderna", il che,
oggi, pare si identifichi con il saper "fare arte".
* articolo aggiornato il 20/08/2014
link:
La poetica della casualità ed il ready-made di Duchamp
La decontestualizzazione
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