David Bomberg (1890-1957) è annoverabile
tra le personalità di maggior spicco del Vorticismo inglese,
aderendo al movimento nonostante i non idillici rapporti con
uno dei fondatori, Percy Wyndham Lewis, dopo essere venuto in
contatto con Walter Sickert, suo insegnante alla Westminster
School of Art, e dopo aver fondato egli stesso il London Group,
trait-d'union tra la poetica post-impressionista di influenza
francese del Camden Town Group di Sickert e le nuove istanze
avanguardiste del Futurismo italiano.
Le prime opere di Bomberg datano dal 1910, sono in prevalenza
astratte, come questo "In the Hold" del 1913-14
(Tate Gallery, London), ed utilizzano un linguaggio espressivo
spigoloso e duro fatto di segmenti rettilinei (in quello che
gli anglosassoni definiscono stile hard-edge), con improvvise
angolazioni del tratto, con una scomposizione delle forme
di matrice cubista (conobbe in Francia Picasso, anche se disconobbe
sempre di averne subito l'influenza), nel segno di una sensibilità
eminentemente geometrica presente anche nei rari soggetti
figurativi e che solo nella maturità, allontanandosi
dall'astrazione, si ammorbidirà in uno stile più
francamente figurativo dal cromatismo vario e vivace, con
modulazioni quasi espressioniste.
L'andamento vorticoso della composizione dominata dai ritmi
obliqui delle linee prevalenti, distribuite a griglia, suggerisce
l'idea di un dinamico movimento a vortice, che imprime all'immagine
una rotazione su sè stessa con effetto caleidoscopico. Il segno, inciso e definito (non a caso Bomberg compì
anche studi di litografia) definisce vivaci campiture cromatiche
giocate entro un numero limitato di colori dai toni contrastanti,
con prevalenza dei blu, che accentuano il senso di una vitalità
impetuosa ed esuberante, quella che il "Vorticist
Manifest" redatto da Wyndham Lewis e pubblicato nel primo numero della rivista Blast nel 1914, definisce "cruda energia",
principio propulsore del "primitivismo tecnologico"
e del "selvaggio urbano" della moderna società.
Come tutti i vorticisti, Bomberg declina in una sua personale
maniera la lezione del Futurismo, che nella versione nordica
ed inglese è improntato ad una rigorosa impostazione
geometrica che frena in parte la libertà espressiva
e la ribollente creatività tipica del movimento italiano,
quel "vortice di emozioni" di cui parlava Umberto
Boccioni e da cui il movimento trasse il nome.
Artista di scarso successo in vita, Bomberg è oggi
pienamente rivalutato per la sua propensione all'Astrattismo,
interessante soprattutto perchè rappresenta la prima
manifestazione della pittura inglese in questa direzione,
a metà strada tra le due anime dell'astrattismo europeo,
quella liricamente poetica e libera da schemi che ritroviamo
in Vassilij Kandinskij, e quella rigorosa ed intellettualistica
del De Stijil di Piet Mondrian.
Una sintesi che Bomberg attua,
come nel quadro proposto, nei termini di una autonomia creativa
con qualche punto debole.
* articolo aggiornato il 3/01/2014
|