Capostipite dell'Art Informel, come venne definita
da Michel Tapié, o Art Autre, con significato più
allargato includente anche l'Art Brut, Wols (Otto Wolfgang Schultze,
1913-1951), un emigrato tedesco vagabondo e alcolizzato dalla
vita drammatica e tormentata, è il primo artista europeo
che si pone il problema che l'arte possa esprimersi in schemi
e strutture avulse da ogni preoccupazione di significazione.
In realtà la prima mostra di Wols alla galleria Drouin
nel dicembre del '45, una serie di piccoli acquerelli con numerosi
riferimenti allo stile di Klee, passa quasi inosservata, ma
quando egli si cimenterà nell'olio su tela, la sua pittura
assumerà i caratteri di una sconvolgente rivelazione
e la sua successiva personale del '47 sarà un vero trionfo.
Come tanti intellettuali dell'epoca pervaso da un sentimento
di profonda sfiducia nei valori della razionalità,
precipitato nel drammatico vuoto di certezze lasciato dagli
orrori del secondo conflitto mondiale, filosoficamente vicino
all'esistenzialismo di Jean Paul Sartre, Wols traduce l'impulso
psichico in segno, senza mediazione razionale e senza il filtro
elaborativo della memoria, realizzando complesse matasse grafiche,
segni filiformi intercalati da chiazze materiche su sfondi
tormentati dalla tessitura rugosa e granulosa, come nel quadro
presentato. Lo stesso Sartre riconosce nell'opera di Wols
una sincerità di linguaggio che sublima le sue allucinazioni
astratte in altrettanti tentativi di indagine psicologica,
con l'invito a guardare dentro l'abisso immaginativo di uno
"sperimentatore che ha capito di far necessariamente
parte dell'esperimento" (così definisce questo
artista il padre dell'esistenzialismo).
Informale (o tachista) nella distruzione della forma e nel
rifiuto di ogni atteggiamento costruttivo, portando agli esiti
più radicali la poetica dell'Astrattismo, Wols è
tuttavia alla ricerca di una nuova formatività, di
nuove valenze segniche nelle quali esprimere il nascosto processo
di crescita in chiave organica di una nuova forma che origina
nel remoto sottosuolo terrestre e nella profonda complessità
dello spirito.
Distruttore della forma convenzionale, Wols
inventa una forma che è in sé significativa
e non significante di altro, identificata nel segno, il quale
cessa di essere linea, colore o disegno per divenire oggetto-soggetto
autosufficiente dell'opera, pregno delle possibilità
espressive di un'arte ancora da inventare (un altro filone
dell'informale assegnerà alla materia l'identificazione
con l'opera d'arte, come accade in Fautrier).
Comunicando
con sensibile coerenza l'interiorità dell'artista,
dopo l'esperienza del campo di concentramento il segno diventerà
più graffiante e convulso, intrappolato in confusi
grovigli di linee pietrificati, come in "Gennaio",
metafora del gelo dell'inverno e della desolazione dell'animo.
In questo "Il fantasma azzurro", del 1951, olio
su tela, 73 x 92 cm, della Collezione Jucker, Milano, una
delle ultime opere di Wols che morirà prematuramente
nell'anno stesso della realizzazione del dipinto, il rapporto con il segno
e con il colore, talvolta spremuto direttamente dal tubetto
è di una autenticità assoluta: prodotto del
fare e non del pensare, l'opera si definisce nel momento stesso
in cui si realizza, manca ogni volontà compositiva,
ogni organizzazione calligrafica, eppure si ha la sensazione
di trovarci davanti a quella che Gillo Dorfles definisce "arte
rabdomantica", che ubbidisce ad un suo segreto cifrario
e ci racconta di universi sconosciuti nei quali Wols penetra
per successive stratificazioni dei suoi scarabocchi così
misteriosi ed evocativi.
E' così che il segno precede, anziché seguire,
significati sfuggenti ed allusivi, sospesi tra l'immaginario
dell'inesistente ed il simbolico di realtà possibili,
in un'arte che, come dice ancora Jean Paul Sartre, sottolineandone
l'origine inconscia, si lascia avvenire.
Wols diceva: "Vedere è chiudere gli occhi",
sintetizzando così la sua ricerca del senso di ciò
che è latente ed impercettibile, che non si confronta
con nulla di già esistente e che è forse la
più autentica delle realtà, quella dello spirito.
link:
Informale materico
Astrattismo
* articolo aggiornato il 5/04/2012
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