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Edgard Degas, "Foyer di danza all'Opéra"
di Vilma Torselli
pubblicato il 12/05/2007
Un impressionista atipico, che tutto apprezzava tranne la naturalezza e la spontaneità, un intellettuale dal linguaggio solo apparentemente semplice: ancora una volta l'arte è menzogna, ma indispensabile, se vogliamo comprendere la verità.
"Nessuna arte è tanto poco spontanea come la mia......" (Edgard Degas)

Edgard Degas (1834-1917) occupa, all'interno del movimento impressionista, di cui fu uno dei fondatori, un posto a sé, sia perchè le sue origini nell'alta borghesia ricca e colta diluiscono quel tono bohemien che caratterizza i trasgressivi artisti del gruppo, sia perchè sceglie temi, gli interni e la figura, in particolare la ballerina, che esulano dalle scelte tipicamente impressioniste, orientate verso la pittura en-plein-air del paesaggio, al quale egli pare decisamente poco interessato, limitandosi a riprodurre, come unico tema all'aperto, le corse dei cavalli.
Tutto ciò dà origine a caratteristiche espressive del tutto personali, quali una raffinata versione formale, una acuta attenzione al particolare, una ricercata accuratezza grafica derivata dallo studio delle stampe orientali, un tono intellettualistico ma non freddo, una generale compostezza che evoca controllate emozioni.
Frutto di minuziosi studi preparatori (mentre al contario la pittura impressionista abolisce il disegno preparatorio), la pittura di Degas nasce preferibilmente in studio, dove egli può organizzare una posa del soggetto, gestendo la luce artificiale nel modo più adatto al risultato voluto, ricavandone tagli prospettici audaci e scenografici: in questo si differenzia nettamente dai colleghi, che invece sfruttano la luce naturale, dipingendo anche per l'intera giornata, per cogliere tutte le varianti della luminosità atmosferica nelle diverse ore del giorno.

Quella di Degas è in realtà un’arte costruita dove nulla è lasciato al caso ed all'improvvisazione, è una ricerca di eleganza e di misurato equilibrio, di armonia esteriore piuttosto che di emozione interiore, debitrice della sua immobile perfezione allo studio dei maestri classici ed alla pittura rinascimentale di Raffaello e Botticelli.

Ciò che questa procedura fa perdere in spontaneità è compensato da un risultato di rara eleganza e di misurato equilibrio, sia formale che cromatico, all'interno di inediti impianti compositivi in cui le masse si contrappongono secondo ritmi equilibrati ed armoniosi, eppure non convenzionali o scontati.
E' evidente tutto ciò in questo "Foyer di danza all'Opéra", 1872 , un olio su tela 32 x 46 cm, oggi a Parigi, al Musée d'Orsay, giocato sui toni delicati del bianco e dell'ocra, ispirato all'ambiente della scuola di ballo dell'Opera, in Rue le Pellettier: entro uno spazio architettonicamente e prospetticamente definito, due gruppi di figure si fronteggiano, respinti da una forza centrifuga verso i lati, pur conservando un dialogo serrato graficamente suggerito dalla linea orizzontale continua della sbarra per gli esercizi, simbolico "filo conduttore" della composizione, e dalla sedia in primo piano, mentre lo specchio crea illusionisticamente uno spazio centrale aperto su una inesistente profondità.
La forma, permeata di una luce abbagliante che rende evanescente il bianco degli abiti, conserva tuttavia una solidità volumetrica sconosciuta agli altri pittori impressionisti, caricata di accenti plastici da un abile gioco chiaroscurale (secondo i dettami impressionisti, Degas non utilizza il nero per l'ombra, ma gradazioni più scure della stessa tonalità cromatica), segno di una sensibilità "materica" che, non casualmente, quando, verso il 1898, Degas inizia a soffrire di gravi disturbi visivi che gli impediranno di dipingere, lo porterà a dedicarsi alla scultura, con il modellamento di piccole statue di cavalli o ballerine, secondo la sua consueta ispirazione.

Degas, che pure è una figura centrale dell'Impressionismo, è quindi un artista atipico nel suo tempo, conscio della sua diversità che lo porta a dire polemicamente ai suoi amici impressionisti: "Per voi ci vuole la vita naturale, per me la vita artificiale".
Fortemente innovativo per la sua ricerca dinamica delle figure in movimento, le sue celebri corse di cavalli, costruite anche grazie ad un attento studio di sequenze fotografiche, Degas è un rivoluzionario anche nell'approccio al ritratto, quasi sempre della figura femminile, colta in atteggiamenti "rubati" (diceva che il ritratto più bello era quello colto dal buco della serratura), così come compaiono nella sua celebre serie di pastelli "Suite de nus femmes se baignant, se lavant, se séchant, s'essuyant, se peignant ou se faisant peigner", donne comuni, intente ad umili incombenze quotidiane, incuranti dell'occhio del pittore, di estrema naturalezza negli atteggiamenti e nelle ambientazioni.

E' la pittura apparentemete semplice di un artista che tutto apprezzava tranne la semplicità e la spontaneità, un "impressionista artificiale" (come viene definito in un articolo su "La Repubblica" del 15/09/03) che tuttavia ancora una volta ci fa capire che l’arte è, sì, una menzogna, ma indispensabile se vogliamo comprendere la verità.


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