"Nessuna arte è tanto poco spontanea
come la mia......" (Edgard Degas)
Edgard Degas (1834-1917) occupa, all'interno del movimento impressionista,
di cui fu uno dei fondatori, un posto a sé, sia perchè
le sue origini nell'alta borghesia ricca e colta diluiscono
quel tono bohemien che caratterizza i trasgressivi artisti
del gruppo, sia perchè sceglie temi, gli interni e
la figura, in particolare la ballerina, che esulano dalle
scelte tipicamente impressioniste, orientate verso la pittura
en-plein-air del paesaggio, al quale egli pare decisamente
poco interessato, limitandosi a riprodurre, come unico tema
all'aperto, le corse dei cavalli.
Tutto ciò dà origine a caratteristiche espressive
del tutto personali, quali una raffinata versione formale,
una acuta attenzione al particolare, una ricercata accuratezza
grafica derivata dallo studio delle stampe orientali, un tono
intellettualistico ma non freddo, una generale compostezza
che evoca controllate emozioni.
Frutto di minuziosi studi preparatori (mentre al contario
la pittura impressionista abolisce il disegno preparatorio),
la pittura di Degas nasce preferibilmente in studio, dove
egli può organizzare una posa del soggetto, gestendo
la luce artificiale nel modo più adatto al risultato
voluto, ricavandone tagli prospettici audaci e scenografici:
in questo si differenzia nettamente dai colleghi, che invece
sfruttano la luce naturale, dipingendo anche per l'intera
giornata, per cogliere tutte le varianti della luminosità
atmosferica nelle diverse ore del giorno.
Quella di Degas è in realtà unarte costruita
dove nulla è lasciato al caso ed all'improvvisazione,
è una ricerca di eleganza e di misurato equilibrio,
di armonia esteriore piuttosto che di emozione interiore,
debitrice della sua immobile perfezione allo studio dei maestri
classici ed alla pittura rinascimentale di Raffaello e Botticelli.
Ciò che questa procedura fa perdere in spontaneità
è compensato da un risultato di rara eleganza e di
misurato equilibrio, sia formale che cromatico, all'interno
di inediti impianti compositivi in cui le masse si contrappongono
secondo ritmi equilibrati ed armoniosi, eppure non convenzionali
o scontati.
E' evidente tutto ciò in questo "Foyer di danza
all'Opéra", 1872 , un olio su tela 32 x 46 cm,
oggi a Parigi, al Musée d'Orsay, giocato sui toni delicati
del bianco e dell'ocra, ispirato all'ambiente della scuola
di ballo dell'Opera, in Rue le Pellettier: entro uno spazio
architettonicamente e prospetticamente definito, due gruppi
di figure si fronteggiano, respinti da una forza centrifuga
verso i lati, pur conservando un dialogo serrato graficamente
suggerito dalla linea orizzontale continua della sbarra per
gli esercizi, simbolico "filo conduttore" della
composizione, e dalla sedia in primo piano, mentre lo specchio
crea illusionisticamente uno spazio centrale aperto su una
inesistente profondità.
La forma, permeata di una luce abbagliante che rende evanescente
il bianco degli abiti, conserva tuttavia una solidità
volumetrica sconosciuta agli altri pittori impressionisti,
caricata di accenti plastici da un abile gioco chiaroscurale
(secondo i dettami impressionisti, Degas non utilizza il nero
per l'ombra, ma gradazioni più scure della stessa tonalità
cromatica), segno di una sensibilità "materica"
che, non casualmente, quando, verso il 1898, Degas inizia a soffrire di gravi disturbi visivi
che gli impediranno di dipingere, lo porterà a dedicarsi
alla scultura, con il modellamento di piccole statue di cavalli
o ballerine, secondo la sua consueta ispirazione.
Degas, che pure è una figura centrale dell'Impressionismo,
è quindi un artista atipico nel suo tempo, conscio
della sua diversità che lo porta a dire polemicamente
ai suoi amici impressionisti: "Per voi ci vuole la
vita naturale, per me la vita artificiale".
Fortemente innovativo per la sua ricerca dinamica delle figure
in movimento, le sue celebri corse di cavalli, costruite anche
grazie ad un attento studio di sequenze fotografiche, Degas
è un rivoluzionario anche nell'approccio al ritratto,
quasi sempre della figura femminile, colta in atteggiamenti
"rubati" (diceva che il ritratto più bello
era quello colto dal buco della serratura), così come
compaiono nella sua celebre serie di pastelli "Suite
de nus femmes se baignant, se lavant, se séchant, s'essuyant,
se peignant ou se faisant peigner", donne comuni,
intente ad umili incombenze quotidiane, incuranti dell'occhio
del pittore, di estrema naturalezza negli atteggiamenti e
nelle ambientazioni.
E' la pittura apparentemete semplice
di un artista che tutto apprezzava tranne la semplicità
e la spontaneità, un "impressionista artificiale"
(come viene definito in un articolo su "La Repubblica"
del 15/09/03) che tuttavia ancora una volta ci fa capire che
larte è, sì, una menzogna, ma indispensabile
se vogliamo comprendere la verità.
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