Negli ultimi decenni dell' '800 la vita teatrale
diviene tema prediletto della ritrattistica di Edgard Degas (ma anche
di Zandomeneghi, Toulouse-Lautrec, Boldini), da lui le avanguardie
artistiche cominciano a trarre ispirazione per una ricerca sulla
forma in movimento nella quale balletto e danza, espressioni
dinamiche per eccellenza fra tutte le discipline teatrali, saranno
i temi di elezione: muse ispiratrici di pittori, scultori e
fotografi, le ballerine più famose dell'epoca, Isadora
Duncan e Loïe Fuller.
In questo "L'étoile" che Edgar Degas dipinge
nel 1878, i punti di interesse saliente sono diversi, si impone
tuttavia innanzitutto la ricerca della grazia espressa dalla
fanciullezza delle ballerine, quindi l'espressione del movimento nell'immediatezza del gesto ed infine lo studio di inquadrature
nuove: si noti, ad esempio, l'arditezza dello scorcio dall'alto
che dà all'immagine un fascino tutto particolare.
Appassionato pioniere delle nuove tecniche, Degas perfeziona
la ricerca dinamica delle figure in movimento (come nelle
sue celebri corse di cavalli) con un attento studio di sequenze
fotografiche e non a caso sceglie per questo quadro un taglio
decisamente fotografico, audace e di grande effetto scenografico.
Da artista in sperimentazione continua, è infatti capace
di sintetizzare la propria formazione culturale solidamente
radicata nella classicità dei grandi maestri del passato,
a partire dalla cultura greca, con le esigenze di una modernità
che, nell'epoca in cui egli si colloca, avanza in modo inarrestabile
e che, attraverso la rivoluzione impressionista, aprirà
le porte ai movimenti avanguardisti del '900, dopo i quali
l'arte non sarà più la stessa.
Della ballerina si vede una sola gamba, il che le dà
un aspetto del tutto instabile, ma questo espediente aumenta
la sensazione della dinamica in corsa e dà la sensazione
di un movimento fermato nel suo divenire, mettendo in risalto
sia la modernità della tematica sia una raffinata versione
formale.
La figura della ballerina, protagonista della scena, non occupa
il centro dell'immagine, ma è chiaramente decentrata.
Per quasi due terzi del quadro domina quindi il piano del
palco, mentre la restante parte ci lascia intravedere un affollato
dietro-le-quinte, una sorta di backstage, dove si nascondono
altre ballerine ed anche una figura maschile, forse il maestro
di ballo, personaggio ricorrente. Ma l'attenzione dell'osservatore
è catturata tutta dall'istante in cui il movimento
della ballerina si ferma in una posa di grande leggerezza
e grazia.
Nelle tele di Degas le ballerine sono protagoniste non solo
quando sono in scena, ma anche in momenti meno 'ufficiali'
durante le lezioni quotidiane di danza nello studio, alle
quali Degas poteva assistere avendo dal 1872 iniziato a frequentare
il ridotto e la sala-prove dell'Opera di Parigi.
In una pittura di grande complessità grafica (".....
il disegno di Degas è pari a quello di Giotto o Piero
della Francesca e nel contempo è l'occhio della sua
contemporaneità", scrive Claudio Strinati) la parte di protagonista tocca al colore, usato sempre nei
modi più appropriati e con grande maestria. Come in
una celebre serie di figure femminili "Suite de nus
femmes se baignant, se lavant, se séchant, s'essuyant,
se peignant ou se faisant peigner", la tecnica usata
per questo quadro è il pastello su carta, grazie al
quale Degas conferisce alle forme ed ai volumi del corpo della
ballerina una consistenza molto soffice ed un tocco estremamente
delicato tramite l'uso del bianco con differenti gradazioni
fino al grigio su cui spiccano le macchie del rosso delle
roselline che adornano il tutù e dei colori del trucco
della ballerina.
Colori atmosferici, ariosi e sfumati, tanto da far disperdere
il bagliore della danzatrice fin sulla scena illuminata in
primo piano. Sul fondo un sapiente gioco di ombre, ottenuto
con colori più scuri stesi a tratti veloci e sommari,
ci suggerisce la confusione delle altre danzatrici che si
intravedono in attesa dietro le quinte.
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