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Alfred Kubin, "La nidiata"
di Vilma Torselli
pubblicato il 13/05/2007
Forti connotazioni simboliste e straordinarie anticipazioni surrealiste nell'opera di un atipico aderente a Der Blaue Raiter.
Alfred Kubin (1877-1959) boemo di Leitmeritz, pittore, disegnatore, incisore, illustratore e scrittore (scrisse racconti autobiografici, diari, lettere, saggi e un romanzo, "Die andere Seite" (L’altra parte) pubblicato a Vienna nel 1908), è un atipico rappresentante del movimento avanguardista forse più breve di tutti quelli dell'area espressionista, ma certamente tra i più significativi ed influenti per l'arte moderna a seguire, "Der Blaue Raiter", anche se va detto che Kubin non si può definire un espressionista, o "solo" un espressionista, perchè la sua opera si colloca anche in ambito simbolista e precorre in molti spunti il Surrealismo.

All'interno del movimento Kubin si confronta con artisti di impostazione e provenienza diverse, Münter, Jawlenskij, Wereflin, Kirchner, Rousseau "Il doganiere", Heckel, Delaunay, Macke, Pechstein, Klee, al quale fu legato da stretta e profonda amicizia, accomunati dalla stessa volontà innovatrice, ma conserva una sua personale visione fantastica-onirica che lo distingue nettamente dalla poetica del gruppo e parzialemente lo isola dai colleghi, ai quali probabilmente appare come una personalità piuttosto inquietante (tentò anche il suicidio, in occasione della morte della madre, la pianista Johanna Jenny nel 1896).

Di derivazione marcatamente romantica, l'opera di Kubin recupera la matrice gotica della cultura tedesca da cui egli proviene (era infatti un magiaro di lingua tedesca) concretizzando l'aspirazione alla fuga dalla realtà, componente principale della poetica della corrente spesso segnata da una chiara vena lirica, in immagini al confine tra la favola e l'incubo, una realtà oltre le apparenze nella quale si coagulano le paure e le ansie dell'inconscio, le peggiori angosce di visioni notturne.
La sua pittura è popolata da demoni, mostri, ibridi, corpi deformati, un'umanità spaventata e disperata, con una volontaria ricerca del "brutto" come mezzo per produrre nell'osservatore uno choc emotivo che renda più incisivo il messaggio dal contorto simbolismo al limite dell'indecifrabilità, talvolta legato alla sessualità ed all'erotismo: molti sono i riferimenti culturali della pittura di Kubin, specie all'ultimo Goya e soprattutto a Odilon Redon, con il quale entra in contatto nel 1905, come lui pittore, incisore, scrittore dalle visioni fantastiche e meravigliose di un surrealismo ante litteram.

In questo "La nidiata", del 1903, lo spunto apparentemente gioioso si concretizza in una visione inquietante dove la stilizzata eleganza della forma, lontana da qualsiasi naturalismo nonostante il tema animalistico, congela ogni moto di tenerezza verso la scena rappresentata: altéra ed estranea la madre, immobili ed innaturalmente ripetitivi i corpi dei cuccioli, controllata e ristretta la gamma cromatica, il tutto ha un'aria vagamente macabra che non può fare a meno di ricordarci come il giovane Kubin, bimbo difficile e 'selvaggio', in un periodo di particolare ribellione verso la disciplina scolastica si sia divertito a torturare piccoli animali.
Attratto dalla morte, dai cadaveri, dal mestiere di scorticatore e macellaio, Kubin sublimerà questi interessi e curiosità grazie all'influenza della scuola e della religione.

Alla ricerca di una sintesi tra visibile e invisibile, tra spiritualità e vita, alla ricerca di un mondo del sogno separato da quello reale, "Die andere Seite", appunto, visto attraverso un fervido immaginario dalla strutturazione simbolica con più di un risvolto morboso, Kubin analizza ossessivamente la ferocia, la crudeltà, l'ironia dell'animo umano, fondendo elementi appartenenti ai due mondi in composizioni strane e misteriose, visioni talvolta traumatiche che ruotano attorno ai grandi temi della morte, della nascita, dell'eros, della natura.

Forse sono proprio in artisti come Kubin le radici del moderno horror, un genere tra il fantastico ed il mostruoso che esercita sull'uomo un fascino pauroso al quale, comunque, non si vuol sottrarre.


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