Nel contesto dellarte metafisica,
faccio riferimento specificamente ad alcuni quadri di De Chirico,
escludendo la produzione pittorica di Carrà, Savinio,
Morandi che fanno parte comunque del movimento, in quanto solo
le tele di De Chirico sono le più vicine a certe atmosfere
poetiche di Montale.
La radicale sfiducia da sempre professata da Montale nei
confronti di qualsiasi progresso delle arti, e
quindi verso la missione rivoluzionaria dei movimenti
davanguardia sorti a partire dal primo Novecento, è
forse allorigine della preferenza accordata dal poeta
alla corrente artistica italiana, la Metafisica, che più
dogni altra rivendica il suo carattere implosivo,
il suo remare in direzione opposta alla smania di rinnovamento
dilagante nel panorama generale dellarte del tempo.
Ne scaturisce la Metafisica, che al chiassoso ottimismo tecnico-meccanicistico
professato dal Futurismo marinettiano, contrappone ambientazioni
assolutamente silenziose ed immobili, sospese tra un passato
che ripropone allinfinito citazioni dellantico
in un presente ibernato che sembra non dover mai
trascorrere.
Nasce così la celebre serie di dipinti ambientati
sullo sfondo di piazze limitate da architetture che ricordano
il rincorrersi di arcate tipico di una città molto
cara al pittore De Chirico, quella stessa Ferrara teatro del
suo incontro con gli altri artisti aderenti, a diverso titolo,
al movimento metafisico.Nella cornice di queste piazze deserte,
o al più abitate da enigmatici manichini e figure difficilmente
catalogabili come umane, piuttosto ombre che individui,
De Chirico sfodera tutto il suo museo immaginario.Laccostamento
di tali motivi, rispondente alla logica sui generis del sogno,
risulta
talvolta ironico, ma più spesso oscuro ed inquietante,
finendo così per creare un effetto di totale straniamento,
dovuto proprio alla collocazione di oggetti noti (si tratti
di utensili o statue greche) in ambienti insoliti ed estranei.
La miglior produzione pittorica di De Chirico è avvenuta
tra il 1909 e il 1919, ovvero il suo periodo metafisico: i
quadri di questo periodo sono memorabili per le pose e per
gli atteggiamenti evocati dalle nitide immagini. Mentre era
ricoverato all'ospedale militare di Ferrara nel 1915, De Chirico
conobbe il pittore futurista Carlo Carrà, con cui iniziò
il percorso che lo portò a definire i canoni della
pittura metafisica: a partire dal 1920 tali teorizzazioni
furono divulgate dalle pagine della rivista "Pittura
metafisica".
Quando, tra il 1910 e il 1920 circa De Chirico riempie le
sue piazze di incontri fortuiti, di motivi e situazioni tra
loro estranei, Eugenio Montale sta attendendo, nella sua Genova,
alla propria formazione letteraria e musicale: sono infatti
questi gli anni di studio testimoniati dal Quaderno genovese;
ma sono anche gli anni in cui vedono a luce i primi, intensissimi
componimenti del poeta, in seguito compresi negli Ossi di
seppia pubblicati nel 1925.
La poesia, come la pittura, esprime il male di vivere e dà
voce al medesimo disagio esistenziale; tanto rassegnata e
riflessiva quella del poeta Montale, tanto inquietante e carica
di mistero quella che è espressa nelle tele dechirichiane.
Gli unici rimedi per ovviare a tale quotidiana assurdità
sono allora lindifferenza (intesa come lignara
tranquillità delluomo comune) e lattesa
speranzosa del miracolo che giunga a spezzare
limmobile sortilegio delle apparenze.
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