Laltro modo per ovviare allangoscia
dellesistere per Montale consiste, si diceva, nellignorare
la Verità e il dolore della vita, evitando di fermarsi
a riflettere: Bene non seppi, fuori del prodigio/che
schiude la divina Indifferenza: /era la statua nella sonnolenza/del
meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. (In
Spesso il male di vivere ho incontrato)
La divina indifferenza è esattamente quella rappresentata
nelle statue antiche accampate negli spiazzi cittadini tanto
cari a De Chirico: è lignara ieraticità
del freddo marmo, linsensibilità assoluta, la somma
distanza dai mali del mondo. Neutrali sono anche Le Muse inquietanti,
di De Chirico, da cui il titolo dellomonimo quadro del
1916, anonime chimere a metà tra scultura e manichino,
sovrane di una dimensione allucinata e immobile, senza spazio
e senza tempo.
La tranquilla incoscienza incarnata da elementi
naturali quali il sole a mezzodì, la nuvola vagante
e il falco alto nel cielo, è un bene che il poeta Montale
vorrebbe possedere, ma che davvero appartiene solo, tra gli
esseri umani, a coloro i quali, beatamente ottusi, i rifiutano
di porsi domande, di arrestare per un attimo il proprio vivere
quotidiano per tentare una spiegazione ai perché dellesistenza
e ai fenomeni del mondo guardati nellovvietà
del loro esserci.
Da una parte cè luomo che se ne va sicuro,
solitario che può avvalersi della divina indifferenza,
dallaltra parte cè il poeta che è
condannato alla ricerca del senso della vita e a dipanare
lintricato filo che tiene insieme le mondane apparenze.
Nel 1916, lo stesso anno del dipinto Le Muse inquietanti
di De Chirico, Montale scrive la poesia:
Meriggiare pallido e assorto/presso un rovente muro
lorto,/ascoltare tra i pruni e gli sterpi/schiocchi
di merli, frusci di serpi./E andando nel sole che abbaglia
(Scritta nel 1916, fa parte della raccolta di poesie dal
titolo "Ossi di seppia" che nel 1925 fu poi pubblicata)
Leffetto straniante, destabilizzante della luce è
un altro elemento che accomuna lopera metafisica alla
prima poesia montaliana: le piazze di De Chirico sono permeate
da una fonte luminosa innaturale, enigmatica, che produce
ombre oblunghe difficilmente giustificabili a partire dalle
sole tradizionali convenzioni prospettiche. Percorrendo idealmente
gli illusori contorni di quelle strane ombre, si può
anche scorgere, perduta tra le architetture, la corsa insensata
della palla sfuggita al ragazzino protagonista dei versi forse
più schietti e amari lasciati dal poeta:
Ma nulla paga il pianto del bambino/ a cui fugge
il pallone tra le case, in Felicità
raggiunta, si cammina.
Il male di vivere di cui parla Montale indica la condizione
esistenziale assurda e dolorosa dell'uomo, che si trova a
vivere in un ambiente ostile e senza poter dare una risposta
alle ragioni incomprensibili dell'esistenza, credendo erroneamente
che la realtà è quella che si vede e non qualcosa
di più misterioso ed occulto, cui l'uomo non ha accesso,
se non in rari bagliori, in occasionali "stati di grazia".
Tale concetto anche De Chirico lo evidenzia nella sua concettualizzazione
dellarte metafisica che deve cogliere il mistero delle
cose, che luomo non può svelare con la riflessione
umana ma che può essere rivelato talvolta, raramente
alluomo in certi momenti di intuizione e che il pittore
fissa sulla tela.
Questo "male di vivere" di cui parla Montale nelle
sue poesie si concretizza in alcune immagini di chiaro sapore
metafisico: paesaggi accecati dal sole, aride pietraie riarse
dal sole, la sonnolenza del caldo meriggio estivo, il senso
di una vita soffocante ed incomprensibile, senza poter mai
approdare ad alcuna certezza o "verità".
Vivere è come camminare accanto ad un muro invalicabile
con in cima cocci aguzzi di bottiglia, quindi non poter superare
quella barriera , che ci impedisce di guardare oltre e cogliere,
forse, l'autentico senso dell'esistenza.
Il riferimento di Montale al muro come simbolo dellaridità
della vita e delle sue difficoltà, appare anche in
molte tele di De Chirico a formare pareti, lunghi muri di
mattoni, aride architetture razionali allusione simbolica
al mistero e al male di vivere nel sociale.
E chiaro che dietro l'apparente naturalismo della poesia
di Montale si nasconde una valenza simbolica e metafisica,
per cui i vari oggetti descritti assumono un significato simbolico.
L'unico rimedio contro il male di vivere, per non lasciarsi
travolgere dalla banalità di una vita inspiegabile
ed assurda è la divina indifferenza, cioè la
capacità di estraniarsi dall'assurdo della vita; non
significa rifuggire dalla vita, non assumersi la responsabilità
del vivere, quanto rimanere distaccati e lucidi, con animo
forte e "stoico" come una statua di De Chirico tranquilla
e serena di fronte alle lusinghe di una vita ed una società
banali ed insensate.
In altre parole significa assumersi i compiti e doveri di
cittadino, impegnarsi per il progetto di una società
più libera e migliore, ma con distacco emotivo e lucidità
interiore, senza lasciarsi coinvolgere emotivamente cadendo
nellangoscia disperata.
Vi sono tre correlativi oggettivi, che indicano in modo chiaro
tale atteggiamento di indifferenza: il falco, la nuvola, la
statua nella sonnolenza del meriggio. In queste tre immagini
è evidente il guardare la vita dall'alto, con distacco
sia per Montale che per De Chirico.
L'opera d'arte metafisica è quanto all'aspetto serena;
dà però l'impressione che qualcosa di nuovo
debba accadere in quella stessa serenità e che altri
segni debbano subentrare sul quadrato della tela. Così
come la superficie piatta di un oceano perfettamente calmo
ci inquieta non tanto per l'idea della distanza chilometrica
che sta tra noi e il suo fondo quanto per tutto lo sconosciuto
che si cela in quel fondo. Se così non fosse l'idea
dello spazio ci darebbe solo la sensazione della vertigine
come quando ci troviamo a grandi altezze.
Attualizzando le opere di Montale e di De Chirico, molto
distanti cronologicamente da noi possiamo pensare che sono
vive ancora oggi in quanto il male di vivere, che per Montale
era la frenesia della sua epoca, richiama alla nostra mente
la modernità, lattualità del mondo di
oggi nella frenesia e nella confusione della nostra società
e nel disagio di molti giovani e meno giovani di fronte alla
propria vita. Questo tema si riaggancia ad un filo rosso che
ci porta alla poesia del Leopardi, ma la poesia di Montale
è di tipo filosofico, metafisico.
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