Nell’ambito della ricerca
surrealista si affermano per la prima volta linguaggi sperimentali
liberi, nuovi, anomali, come il collage, il frottage, la decalcomania,
la pittura automatica, i quadri di sabbia, il fumage, in quanto
mezzi idonei ad esprimere l'immediata corrispondenza tra inconscio
e gesto artistico, fuori dal controllo morale o razionale
della coscienza e di canoni estetici prestabiliti.
Il principio del frottage, forse la novità
più interessante almeno negli esiti a cui perviene
Max Ernst, inizialmente denominato grattage, consiste nel
passare un pezzo di grafite, o anche un pennello nella tradizionale
pittura ad olio, su un foglio di carta o su una tela appoggiati
sulla superficie scabra di una pietra, un'asse di legno o
altro materiale, evidenziando e "tirando in superficie"
per sfregamento le linee casuali prodotte dalle irregolarità
del supporto, con i suoi i rilievi e le sue rugosità.
Riducendo al minimo l'intervento cosciente dell'autore che
opera senza intenzionalità alcuna ed al quale non è
richiesto alcun specifico talento, con questo sistema si creano
opere "magiche", nate dalla convinzione che la materia
(spesso il legno) possa essere elemento rivelatore di visioni
dell'inconscio, da decifrare secondo diverse chiavi di lettura.
‘Inventato’ da Max Ernst negli anni ‘20,
stando a quanto riportato nel Manifeste du Surréalisme
di André Breton, il frottage, probabilmente già
noto in alcune manifestazioni primitive senza alcuna base
teorica, è utilizzato dall’artista in quanto
in grado di agire “sull’intensificazione dell’irritabilità
delle facoltà dello spirito”, e quindi di
instaurare un dialogo con tutti i tipi di materiali ovunque
reperibili.
Con la stessa valenza di catalizzatore di messaggi inconsci
viene utilizzato il fumage, la pittura realizzata
su carta o tela con il fumo di lampade a kerosene o candele,
invenzione del surrealista Wolfang Paalen.
La tecnica consiste nel dirigere sul supporto il fumo di una
fiamma, attentamente controllata perchè non mandi letteralmente
..... in fumo il lavoro, delineando le immagini con i depositi
di carbonio prodotti dalla combustione. Da questa tecnica
Dalì ricaverà lo sfumage.
Il surrealista Oscar Domínguez è il primo ad
utilizzare la decalcomania, secondo specifiche
varianti per fini squisitamente creativi, ricavando da questa
tecnica esiti imprevedibili ed insoliti. Già nota come
procedimento di stampa e riproduzione decorativa per contatto
su supporti lisci come carta o ceramica, la decalcomania consiste
nel far aderire all’oggetto per trasferimento a pressione
disegni e decori stampati su pellicole colorate. L’operazione
finale consiste nel distaccare la pellicola lasciando solo
la parte decorativa.
Gli artisti surrealisti per rendere più ‘casuale’
il risultato durante l’operazione di trasferimento della
matrice eseguono un movimento disordinato, grazie al quale
l’immagine impressa diviene meno chiara ed evidente,
dando origine ad una nuova immagine del tutto imprevedibile
e non controllabile.
In particolare queste tre tecniche costituiscono una sorta
di test proiettivo nella misura in cui, producendo immagini
irrazionali e casuali, suscitano nell'artista intuizioni imprevedibili
e la capacità di lettura e sviluppo di temi e segni
fuori dal controllo di ogni intenzionalità cosciente.
E' qui particolarmente evidente come la tecnica nasca sempre
da esigenze specifiche dell’artista e dalla sua ricerca
del mezzo che meglio si adatti a mediare il rapporto tra l’idea
creativa e la relativa espressione concreta, processo che
nel caso del Surrealismo è particolarmente urgente
e, si potrebbe dire, necessario.
link:
Il test di Rorschach
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