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Musica e arti
di Alessandro Tempi
pubblicato il 5/02/2015 |
Esiti interessanti e insospettati dalle analisi comparate delle singole discipline artistiche. |
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Vasilij Kandinskij "Impressione III",1911
olio su tela, 77,5x100 cm |
Qual è il rapporto fra le varie arti? Nella tendenza specialistica che tanto spesso anima (e perfino ossessiona) gli statuti delle singole discipline, si è portati a sottovalutare le analisi comparate che invece potrebbero dare esiti interessanti e insospettati. Basta il solo ragionamento, infatti, per rilevare come l’architettura possa essere legittimamente paragonata alla musica. Infatti a differenza della pittura o della scultura, entrambe sembrano non porsi il fine di rappresentare un oggetto determinato, ma di concentrarsi rispettivamente sull’organizzazione di una porzione di spazio l’una e di una porzione di tempo l’altra. Anche se il paragone può terminare qui, proseguirlo risulta stimolante: Goethe, nei suoi colloqui con Eckermann (1), definiva l'architettura una "musica irrigidita"; dal canto suo, Schopenhauer individuava fra le due arti un'analogia nel fatto che una opera sul ritmo, l'altra sulla simmetria (2), due elementi formali che non a caso rintracciabili in entrambe le discipline. Si può insomma dire che come l'architettura modella lo spazio, la musica modella il tempo: "L'architettura dà forma allo spazio informe; la musica struttura l'uniformità del flusso temporale"(3) . Ma vi è anche un altro punto di contatto tra le due discipline rispetto al tempo e allo spazio: non è forse vero che la realtà dell'opera architettonica deve necessariamente essere pensata anche per essere fruita temporalmente o che l’opera musicale, per essere colta mentalmente come tale, necessita di un artificio rappresentativo che la immagini come struttura spaziale in cui connettere tra loro i suoni che si susseguono nel tempo (4)?
Storicamente, a partire dall’impressionismo di Claude Debussy i rapporti fra musica e pittura si infittiscono, perfino nei titoli delle composizioni: Musorgskij chiama un suo ciclo pianistico “Quadri di un’esposizione” e Stravinsky pone a sottotitolo della sua “Sagra della Primavera” la dicitura “Quadri dalla Russia pagana”. Talvolta simili scelte vogliono significare che le composizioni sono “immagini musicali” in cui si intende rappresentare e far rivivere un evento del
mondo esterno. Altre volte si vuole invece sottolineare affinità profonde fra le tecniche, i linguaggi e perfino i materiali delle due arti: cos’, ad esempio, le sensazioni sonore vengono collegate a quelle visive o gli oggetti della vista a quelli dell’udito. Ci sarà chi arriverà a dire che il disegno sta alla pittura come la melodia sta alla musica, mentre si collegherà l’intensità del colore al timbro. Kandinskij parlerà nei suoi scritti di un tramonto a Mosca percepito come “il fortissimo di un’orchestra”. I progettisti del Bauhaus (attentissimi al rigore delle forme ed all’essenzialità delle strutture) cercheranno costantemente un dialogo con i musicisti e in particolare con Arnold Schoenberg (che forse non a caso fu anche pittore di un certo talento collocabile nella temperie espressionistica).
Ma il rapporto con la musica gioca un ruolo decisivo nella nascita della pittura astratta sia in Europa che negli Stati Uniti. La musica infatti comincia ad essere concepita come il modello di ogni arte che voglia concentrarsi innanzitutto sui suoi materiali, sulle loro proprietà e sulle loro infinite possibilità combinatorie. E si capisce perché: più di ogni altra arte, la musica ha accumulato nella sua storia una grande dimestichezza con i suoi elementi base e con le regole della loro composizione. Il musicista infatti impara a combinare suoni, non a rappresentare cose. E questo sapere viene assunto come guida che il pittore deve seguire in relazione ai colori, alle linee, alle figure e agli altri elementi concreti che costituiscono il suo armamentario espressivo. La “svolta linguistica” di tanta arte del Novecento trova dunque origine nello statuto di un’altra arte? |
1) Johann Peter Eckermann, 'Gespräche mit Goethe', 1836-48.
2) Arthur Schopenhauer, 'Die Welt als Wille und Vorstellung', 1818-44.
3) Enrico Fubini, 'Formazione e trasformazione della musica e dei suoi spazi dal Rinascimento al Barocco' in 'Musica e pubblico dal Rinascimento al Barocco', 1984.
4) Inoltre, il legame fra musica e architettura è testimoniato da numerose sinestesie utilizzate nel linguaggio comune, come per esempio "ritmi di spazi", "armonia di strutture" oppure "architettura polifonica". |
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