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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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All'estero
Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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Sordevolo, Biella, L'ANTI-CINEMA LETTRISTE
(1952-2009)
dal 24 ottobre al 29 novembre 2009 |
Un'altra iniziativa di Zero
Gravità sul Lettrismo di Isidore Isou e e le sue molteplici
espressioni. |
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Zero gravità
Villa Cernigliaro per arti e culture
con il patrocinio e il contributo di: Regione
Piemonte
Provincia di Biella
Città di Biella
Comune di Sordevolo
Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
Museo Nazionale del Cinema, Torino
Archivio F. Conz, Verona
Presenta L'ANTI-CINEMA LETTRISTE
(1952-2009)
a cura di Roland Sabatier e Anne-Catherine
Caron Villa Cernigliaro Serra
dei leoni, I - Sordevolo, Biella
24 ottobre - 29 novembre 2009
Vernissage sabato 24, ore 18
In occasione dell'inaugurazione della mostra
realizzazione del film supertemporel
d’Isidore Isou Débat sur le cinéma
Direzione artistica Carlotta Cernigliaro
Direzione amministrativa Pierluigi Perinotto
Direzione tecnica Christian Lampis
Catalogo Zero gravità
Testi inediti Roland Sabatier, Anne-Catherine Caron
Traduzione Anne-Catherine Caron
Crediti fotografici
Archives du Créatisme et du Lettrisme,
Cudot France
Archives Roland Sabatier, Paris
Isidore Isou
Jean-Pierre Gillard
Alain Satié
Progetto grafico, Allestimento Buonsegno, Sordevolo
Web press Dina Pierallini, Art&design Nell’immagine
Roland Sabatier, Pensiez-vous (vraiment) voir un film?, 1973
Per informazioni Carlotta Cernigliaro 015.2562174 mobile 338.6130616
“Il cinema passa da una fase dinamica a una fase
statica. Cessa allora di muoversi e arriva a fissarsi. A un
certo punto prende completamente in contropiede le sue vecchie
agitazioni. Si dirà che il cinema è diventato
l'anti-movimento della macchina da presa„. Con questa
formulazione enunciata in "Estetica del cinema",
Isidore Isou designa, al di là del suo film del 1951,
"Traité de bave et d’éternité",
la via che dovrà ormai seguire lo sviluppo creativo
di quest’arte. Poiché la poesia o la pittura
erano state costrette a rinunciare ai loro valori, anche il
cinema doveva, per evolvere, manifestarsi attraverso le stesse
rinunce. All'epoca gli mancava ancora l'equivalente delle
configurazioni rivelate da Baudelaire o da Monnet che annunciavano
l'arrivo ancor più sorprendente di Mallarmé,
Tzara, Picasso o Duchamp.
Per l'arte dello scorrere delle riproduzioni visive e sonore,"Traité
de bave et d’éternité" rappresenta
il momento cerniera di questa continuità il cui merito
fondamentale mira a eliminare l'aneddoto utilizzato dal ricorso
al montaggio discrépant. Dissociando irrimediabilmente
i valori del suono e dell'immagine, ogni componente filmica
troverà in questa liberazione possibilità multiple
di costruire con piena autonomia le organizzazioni formali
attese dall'evoluzione del cinema. La fotografia, banalizzata
dei fratelli Lumière a Buñuel e Man Ray, poteva,
di conseguenza, esistere soltanto attraverso le offerte alterate
e disgregate della fotografia "cesellata". Ormai,
il cineasta sarà tanto più grande quanto più
strazierà, lacerera, torturerà il positivo,
diventato insopportabile. Il suono, così fatto, staccato
delle costrizioni del contenuto, si potrà dispiegare
in tutti i diversi tipi prosodici innovativi nell'arte del
romanzo. Al termine, questi restringimenti potranno inevitabilmente
arrivare soltanto alla distruzione del cinema che Isou stesso
concretizzerà fin dal 1952, con la proposta di "Film
Debat" ridotta alle sole discussioni degli spettatori
su un'opera potenziale.
A partire da questo atto determinante per l'evoluzione del
cinema, si è costituita una pratica nuova nella quale
molteplici protagonisti si sono riconosciuti. Le loro espressioni
anti-filmiche o “sperimentali„ nasceranno, nell'ambito
della scuola del creatore del Lettrisme, con Lemaître,
Wolman, Dufrêne, Debord o Sabatier quindi, e oltre loro,
con numerose individualità, dalle quali emergono Mekas,
Anger o anche Brakhage. Questa filiazione conta anche cineasti
come Godard, Resnais de Marienbad o anche Duras che hanno
manifestato a titoli e gradi diversi le ricchezze stabilite
a partire dalla rottura isouiana.
Il compimento reale del cinema verso il polo estremo della
sua distruzione è stato proposto da questo stesso autore,
fin dal 1952, con "Film-débat". È
sempre lui che, con opere come "Film sur un film"
(1970) o "Pour la Société paradisiaque"
(1972), concretizzerà gradi intermedi di questa confisca.
Al suo seguito, solo alcuni creatori del gruppo lettriste
radicalizzeranno ancora questo passaggio: occultando uno ad
uno i valori specifici del film, le loro proposte tenderanno
all'esposizione di componenti vuoti, considerati fuori da
ogni misura che mira allo scorrimento temporale. Alcuni di
essi segneranno questa dimensione. Le loro opere hanno la
caratteristica comune di sostituire alla proiezione un'esposizione.
Si offrono immobili, nel loro decadimento statico e immobile,
scoprendo i valori sottratti a un pubblico al quale finalmente
più nulla, o quasi nulla, sarà mostrato. Un'idea
sarà data dall'esposizione di film che distruggono
il montaggio per limitare l'opera alla semplice presentazione
di pellicole, da altre che propongono di ridurre la materia
filmica a scenari abortiti, o anche alla presentazione di
manifesti di film e riviste, proiettori e clap, che appaiono
le tracce di un'opera, certamente, mai realizzata. In modo
rigoroso, così si sono costruite le negazioni che Isou
sognava nella sua "Esthétique du cinéma".
Se il cinema deve morire, sarà di accumulo di restrizioni
e non del suo spostamento verso un rilancio tecnologico, “vidéotesque„,
o una tematica aperta alla sovversione, alla politica o al
disinganno. Giunta a questo punto, è con mezzi diversi
che la settima arte doveva continuare. Inizialmente, a partire
dal 1950, abbraccerà la forma hypergraphique che sostituiva
alla vecchia riproduzione gli sviluppi illimitati di notazioni
sonore e visive prese in prestito da tutti i sistemi di scrittura.
Nel 1956, si estenderà nella forma infinitésimalefondata
sui segni immaginari o virtuali, per superarsi nuovamente,
dal 1992, nella forma excoordiste, preoccupata dall'organizzazione
delle estensioni e del coordinamento di infra e sopra particelle
filmiche. Quest'espressioni dovevano sostenersi su mezzi di
realizzazione nuovi contenuti nella méca-estetica integrale
e nel quadro supertemporel fondato sull'integrazione totale
e illimitata dell'intervento dei cinefili nella realizzazione
delle opere. Se il cinema discrépant rappresenta soltanto
la fase “moderna„ di una forma di cinema, le tre
espressioni che gli fanno seguito propongono altre forme di
quest'arte i cui approfondimenti segnati da realizzazioni
specifiche richiedono l'esplorazione tanto “classica„
che “moderna„. Così, già nel 1952,
con Amos, Isou proponeva un film hypergraphique per mezzo
di un libro, mentre, ad esempio, nel 1964, in "Gravure
projetable", Sabatier esibiva su supporti differenti
un'immagine unica di una stessa organizzazione di segni. D'altra
parte, il creatore della poesia lettriste proponeva, fin dal
1960, una serie di pellicole immaginarie e supertemporels
che consistono nel mettere a disposizione del pubblico film
e materiali in relazione con immagini e suoni. Questo terreno,
ricco di espressioni nuove, sarà coltivato da nuovi
realizzatori. Oltre a Isidore Isou, i cineasti le cui opere
sono presenti in quest'esposizione, Roland Sabatier, Micheline
Hachette, François Poyet, Alain Satié, Anne-Catherine
Caron, Jean-Pierre Gillard, e Damien Dion, hanno esplorato
quest'estetica dove hanno concepito opere tanto sconosciute
quanto emblematiche.
Più che indicizzare le opere di questo cinema scaduto
e, a maggior ragione, contare dal dettaglio le loro ricchezze
formali, i curatori hanno preso la decisione di mostrarne
solo una scelta parziale e, soprattutto, di tentare di stabilire
le linee con le quali tali realizzazioni, che superano l’archetipo
del cinema, possono giustificare la loro esistenza. Infatti,
“è nel superamento di ciò che era che
queste pellicole non somigliano più a pellicole, nel
senso abituale, poiché questo cinema è un cinema
al limite o al di fuori del cinema e ciò, per voler
essere un cinema altro, che convochi incessantemente lo spettatore
più all'avventura intellettuale che alla contemplazione.„ |
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