La Casa Encendida di Madrid, spazio artistico e culturale della Fondazione Caja Madrid, ospita due esposizioni: Generaciones 2011 (fino al 13 marzo) e Desaparecidos (fino al 20 marzo) entrambe a ingresso libero.
Generaciones 2011 é il premio alla giovane arte spagnola che ogni anno viene offerto dalla Fondazione della Banca Caja Madrid che premia 10 artisti con un finanziamento 15.000 Euro per artista, l'esposizione e la pubblicazione in un Catalogo . Tra i lavori in esposizione si distaccano quello di Pablo Serret de Ena con la videoinstallazione Las Cumbres (2010) e quello di Elena García Jiménez con Kleines politisches Wörterbuch (2010).
Pablo si fa portavoce, con il suo corpo, del superamento di difficoltá personali (insicurezza, affermazione pubblica della propria omosessualità, superamento malattia) che per alcune persone hanno significato un traguardo importante della loro vita e un ulteriore sviluppo dell’ identità. Per ogni esperienza dolorosa è associata una bandiera personale cucita a mano dall’ artista e posta sopra al rispettivo monitor, divenendo il simbolo del trionfo personale. Nei video, mentre una voce off narra in prima persona l’esperienza, l’artista percorre paesaggi difficoltosi, montuosi o polari fino a portare la bandiera nella vetta piú alta (cumbre).
Elena, spagnola che da alcuni anni vive a Berlino, con i suoi libri dalle pagine destrutturate e ricomposte creando un personale ricamo linguistico, ci parla delle difficoltà di penetrare un idioma e al tempo stesso della necessità di uscire dalla propria cultura. L’artista con questi libri personalizzati così come con le pagine dei documenti in lingua tedesca e con “cartografía nomade” frutto della combinazione di tre diverse fotografie anch’esse intrecciate, riflette sulla ricontestualizazione personale dell’esperienza nomade tanto da un punto di vista formale quanto dei contenuti.
La mostra Desaparecidos, espone le testimonianze di uno dei capitoli più scomodi della storia recente, quelle degli scomparsi durante le guerre civili e le dittature. Le fotografie sono di Gervasio Sánchez (dal 1998 inviato per la Pace Unesco) che ha passato moltissimi anni della sua carriera fotografando i luoghi, le persone e i superstiti delle dittature, colpevoli di aver torturato e fatto scomparire migliaia di persone. La mostra si focalizza principalmente su Argentina, Guatemala, Bosnia-Herzegovina (in particolare Srebrenica), Colombia, ma anche sulla sviluppata Spagna, dove il percorso di identificazione e di lavoro di scavo per recuperare le identità delle vittima sta in mezzo a un acceso dibattito politico e addirittura arretrato rispetto ad altri luoghi come i Balcani. Riaprire il discorso dei desaparecidos spagnoli, scavare le ancora numerose fosse comuni nascoste in Spagna, Paese dove la dittatura in realtà non fu combattuta ma dove si passò alla democrazia con una “transizione pacifica” alla morte di Franco, continua a risultare infatti scomodo e difficile da affrontare. La mostra si concentra inizialmente sulla memoria della vittime, attraverso il ritratto fotografico dei familiari che abbracciano le foto degli scomparsi, riportandone le generalità e i video delle interviste ai superstiti. Alla memoria delle persone si affianca le memoria dei luoghi del terrore, con un reportage sulle stanze della morte, dove i prigionieri venivano torturati e uccisi, passando da Abu Grahib a Phen Phomn. In ultimo sono esposte le immagini degli scavi e del faticoso lavoro di desumazione che viene effettuato sia nei cimiteri che nelle fosse comuni, in giro per il mondo, che ancora a distanza di decenni porta alla emersione di corpi e oggetti personali, costringendoci a fare i conti un passato che in realtà è tuttaltro che lontano e dimenticato.
Casa Encendida
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