Si tratta di vere e proprie “installazioni”, sia bidimensionali a muro, sia a tutto tondo posizionate a terra o appese al soffitto. I suoi materiali sono il plexiglas, le plastiche, le carte speciali (metallizzate e acetati) che, opportunamente trattate col colore – di preferenza rosso, argento ed oro – o con il nero catrame, si aggregano, accostandosi e sovrapponendosi. Il plexiglas, a sua volta, assume forma di colonna irregolare e dipinta, con un diametro ora stretto ora più largo.
Così questi materiali “leggeri” assorbono la luce che si offre come ulteriore materiale fondante l’opera della Ferrari.
La luce crea intense composizioni cromatiche a seconda della sua incidenza, rendendo questi fogli di carte e di plastiche, e quei plexiglass, tanto leggeri da trasformarli in campi trasparenti, cangianti e complessi.
Se nella realtà è la luce che avvolge e penetra i materiali, qui, nella costruzione artistica, pare quasi che quella provenga proprio da quei materiali: è appunto “la luce della leggerezza”.
Allo stesso tempo, quelle superfici lucide e libere, quelle colonne che scendono dall’alto hanno in sé la possibilità del movimento il quale acquista ancor più consistenza proprio da come la luce guizza e scivola su e tra di essi.
Va sottolineato, poi, che queste opere con le loro caratteristiche si inseriscono, con notevole armonia e grande fascino, negli splendidi spazi rinascimentali della galleria.
La mostra è accompagnata da un Catalogo con un testo di Giorgio Bonomi e uno di Luciano Caramel del 1992, inedito ma di piena attualità. |