Allestita nelle sale di Palazzo Roverella, la mostra copre il periodo tra il 1890 e la fine della prima guerra mondiale quando, negli stessi anni in cui in Francia il neo impressionismo inaugura il Pointillisme di Signac e Seraut, anche in Italia diversi artisti si confrontano in modo originale con l’uso "diviso" dei colori.
Per comodità didattica, per rendere il percorso espositivo il più possibile comprensibile al visitatore, la mostra è articolata in più sezioni, ciascuna seguente un proprio filo conduttore: la prima sezione, L’alfabeto di Vittore Grubicy: la polifonia della Natura, espone il trittico donato dallo stesso autore al Museo Civico Giovanni Fattori per significare la comunione di intenti con il gruppo toscano, la seconda sezione, L’innovazione tecnica e gli archetipi del paesaggio, che ospita la produzione artistica di Giovanni Segantini e Emilio Longoni , sottolinea la presenza di altri artisti meno noti ma non meno validi quali Carlo Fornara, Angelo Torchi, Adriano Baracchini-Caputi, Cesare Maggi, Carlo Prada, Giambattista Ciolina, Carlo Cressini, Giovanni Sottocornola, la terza sezione, La via antinaturalista: le ore del giorno, la melodia delle stagioni, presenta i maestri storici del Divisionismo, Gaetano Previati e Giuseppe Pellizza e le loro relazioni con artisti esterni all’ambito del Nord Italia in cui il movimento ha origine, come Plinio Nomellini, trait-d’union tra Toscana e Liguria, o Llewelyn Lloyd, figura chiave di collegamento e filtro tra il linguaggio fattoriano e quello più marcatamente ispirato a Pellizza e Grubicy.
La mostra prosegue nella quarta sezione, Divisionismi sulla costa: lo studio del mare, che evidenzia per la prima volta con attenta indagine storiografica i rapporti tra l'ambiente ligure di Nomellini, Rubaldo, Lloyd, Discovolo con l'ambiente livornese di Benvenuti e Puccini.
La quinta sezione, Il divisionismo ideologico da Nomellini a Morbelli, indaga attraverso la presentazione di opere particolarmente significative (I conquistatori del sole di Giuseppe Cominetti e La diana del lavoro di Plinio Nomellini) il passaggio dalla stagione divisionista eminentemente paesaggistica a quella figurativa, con tendenza verso una iconografia a sfondo sociale estremamente indicativa del clima politico di quel periodo del '900.
La sesta sezione, La psicologia della vita moderna, una galleria di volti firmati da Segantini, Longoni, Balla (Ritratto all’aperto, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma – icona della mostra), Morbelli, Boccioni, Romani, lega il discorso tecnico sperimentale alle sue possibilità espressive nella trascrizione dei moti psicologici interiori.
La settima sezione, Miti e Simbologie, e l’ottava sezione, Il cosmo secondo i divisionisti: la pittura ideista verso la svolta eroica, comprendenti i capolavori di Pellizza, Previati, Chini, Nomellini, pongono l'accento sulla componente eroica e visionaria del movimento, la nona sezione, Prima del Futurismo, l’esasperazione della luce fino all’ultima vibrazione, dominata dalle opere di Carlo Carrà, Gino Severini, Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Leonardo Dudreville, documenta l'adesione al mito della modernità, culminate nello slancio vibrante di eccessi documentato dalla decima ed ultima sezione, con opere di Camillo Innocenti, Giuseppe Cominetti, Galileo Chini, Aleardo Terzi, Ferruccio Ferrazzi e Arturo Noci.
Rovigo, Palazzo Roverella
dal 25 febbraio al 24 giugno 2012
Tel. 0425 460093
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