Mostra organizzata nell'ambito della 55° Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con la Fondazione di Axel e May Vervoordt all'interno delle suggestive sale di Palazzo Fortuny.
Curata da Toni Tàpies, Natasha Hébert, Daniela Ferretti e Axel Vervoordt con la direzione scientifica di Gabriella Belli, la mostra restituisce l'immagine di Antoni Tàpies non solo come artista, ma anche nell'inedita versione di collezionista.
Accanto alle sue opere verranno infatti esposti al pubblico , in alcuni casi per la prima volta in assoluto, lavori di Joan Miró, Pablo Picasso, Kazuo Shiraga, Franz Kline, Jackson Pollock, Jannis Kounellis, accanto a sculture orientali e tribali provenienti dalla sua collezione privata.
Nell'occasione, alcuni artisti vicini a Tàpies in modo personale o per affinità ispirativa (fra i quali Perejaume Borrell, Anthony Caro, Marisa Merz, Giuseppe Penone, Kichizaemon Raku, Shiro Tsujimura e Gunther Uecker) sono stati invitati dai curatori a rappresentare lo "sguardo" dell'artista catalano, ripercorrendo secondo la propria personale cifra stilistica temi per lui di particolare interesse, come il mistero e l'inesplicabile.
Nato a Barcellona, catalano come Mirò, Picasso, Gaudì, Tàpies è tra gli indiscussi maestri dell'informale materico, la materia dispiega nelle sue opere tutto il suo potere evocativo divenendo potente mezzo di comunicazione di valenza universale al quale affidare messaggi forti, perentori ed eterni.
Il caratteristico segno gestuale, seppure talvolta criptico, diventa testimonianza concreta, traccia primordiale, spesso monocromatica o giocata su un ristretto numero di tonalità, graffito a volte illeggibile dove il segno appare già antico, consumato dal tempo, essenziale e brutale quanto profondamente significativo in grado di narrare una storia, personale ed umana, generale e cosmica.
Catalogo della mostra edito da Skira, con saggi di Natasha Hébert-Tàpies e Axel Vervoordt (The Eye of the artist |