Al GAM di Torino, in mostra 60 opere di Renato Guttuso (1911-1987) dipinte tra la fine degli anni '30 e la metà degli anni '70, grazie all’iniziativa di Fabio Carapezza Guttuso, figlio adottivo dell’artista e presidente degli Archivi Guttuso e della direttrice del museo, Carolyn Christov-Bakargiev.
Curatore Pier Giovanni Castagnoli che nella presentazione dichiara: "Questa mostra, ancora più di altre approfondisce il tema del rapporto tra arte e impegno civile, in un momento storico delicatissimo. Comunque non ci sono solo opere con soggetti politico e civili, una per tutti “I Funerali di Togliatti”, ma anche 'laiche', nature morte e paesaggi, che bene rappresentano la profonda poesia di Guttuso. Con questa mostra la Gam ha deciso di riportare fortemente l'attenzione su un pittore e intellettuale che per alcuni decenni è stato messo da parte e che invece ora sta tornando di forte attualità…….”.
La mostra è un doveroso omaggio a “un pittore a tutto tondo, un intellettuale ma anche un artista poliedrico e 'puro', di grandissimo valore” aggiunge il presidente di Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario, e si colloca in un momento storico di grande significato sociale, i cinquant’anni trascorsi da un fatidico ’68 che rappresentò una svolta rivoluzionaria di portata europea alla quale Guttuso aderì esplicitamente anche in un suo articolo, “Avanguardie e Rivoluzione”, pubblicato su “Rinascita” nell’ottobre del 1967, cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, nella convinzione della valenza profondamente morale e civile della pittura in una vita che è continua ricerca della libertà dove la lotta è "forma inevitabile" dell'essere uomo e del vivere su questa terra.
Dalle sue istanze libertarie, dalla posizione chiara nei confronti delle ingiustizie sociali del fascismo, dal suo impegno a fianco del PCI, dalla sua convinta partecipazione alla vita del paese, Guttuso deriva il realismo popolare del suo stile pittorico, in polemica opposizione con le contemporanee tendenze astrattiste vuotamente formali, ai suoi occhi sintomo di qualunquismo artistico e disimpegno civile, dichiarando che “Il movimento realista fu un tentativo di salvezza in una situazione che vedevamo precipitare [……] Le posizioni puramente astrattiste o puramente naturaliste sono entrambe le strade morte dell’accademia”.
Il filo conduttore della mostra, il rapporto tra politica, società e arte è rintracciabile nelle opere esposte più significative, da “Fucilazione in campagna” (1938), ispirato alla fucilazione di Federico Garcia Lorca ai disegni della lotta partigiana di “Gott mit uns” (1944) a “Marsigliese contadina” (1947), “Lotta di minatori francesi” (1948), "Vietnam" (1965), “Funerali di Togliatti” (1972) e molte altre, tutte contrassegnate dalla schietta solennità di un grande affresco popolare scritto con genuina foga narrativa.
Ma la mostra lascia comunque spazio ad altre tematiche, al filone figurativistico dei ritratti e autoritratti, delle nature morte, i nudi, le vedute di interni ed esterni.
Seppur collocabile nella scia
popolare del realismo socialista di
matrice russa, tuttavia Guttuso non lo abbracciò
mai indiscriminatamente, elaborandone una sua personale versione nel solco
della tradizione verista italiana venata di espressionismo, a testimoniare la sua poliedricità di artista capace di spaziare oltre l’ideologia, in una realtà intrisa di pathos, cruda, tormentata e sanguigna, affidandosi a linee tortuose, colori caldi, temi quotidiani, al linguaggio popolare ed immediato chiaramente descrittivo di un ispirato narratore delle storie degli uomini.
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