Ferrara, città natale di Gaetano Previati, a 100 anni dalla morte gli dedica una grande mostra monografica: "Oltre la cornice” il titolo dell’esposizione a cura di Chiara Vorrasi, organizzata da Vittorio Sgarbi in qualità di presidente della Fondazione Ferrara Arte.
Gaetano Previati (1852-1920), divisionista con connotazioni fortemente simboliste, utilizza il linguaggio divisionista (aderisce al movimento nel 1889) per esprimere, in chiave allegorica, personali istanze spirituali.
Convinto che per l'artista "la speranza di ritrovare nel mondo esterno il quadro già composto e che resista tanto che egli abbia la comodità di copiarlo" non si presenti mai, Previati rinuncia ad un'arte che sia contraffazione del vero per un'arte che, abbandonato il mondo fenomenico, sia espressione dello spirito vitale, dell'afflato interiore, attraverso l’opportuno utilizzo del colore e della luce, o meglio del colore luminoso, della forma intrisa di luce, della linea ondulata ed elegante, ad andamento serpentino, una delle caratteristiche principali del Liberty italiano, in antitesi con i rigidi canoni classici.
Con un linguaggio espressivo libero, fantasioso, naturale e spontaneo attento alle motivazioni psicologiche che dirigono il suo operare, autore anche di scritti teorici sulla possibilità che l'arte esprima la sensibilità interiore dell'artista e che la tecnica prescelta sia il mezzo per trasmetterla a chi osserva l'opera, Previati annette molta importanza alla ricerca tecnica, alle basi scientifiche del fenomeno ottico-visivo, tipica la sua pennellata densa e filamentosa che increspa la superficie della tela con una fitta trama materica, catturando la luce, accendendo il colore, spesso accostato al suo complementare, alla maniera impressionista, nel rispetto delle leggi di Chevreul (1838) sull'interazione dei colori adiacenti.
Tecniche sviluppate anche da Helmhotz e da Rood, in base alle quali i divisionisti elaborano l'uso di colori puri e complementari, divisi, appunto e non mescolati fra loro, in distinte pennellate che l'occhio dell'osservatore fonde in vibrazioni cromatiche luminose.
La mostra vuole riscoprire i rapporti dell’artista con il Futurismo, che riconobbe in lui un precursore e un padre spirituale, ruolo che gli riconobbe anche Umberto Boccioni condividendolo con pochi altri artisti contemporanei quali Giovanni Segantini, Medardo Rosso e Giorgio de Chirico.
Esposte una sessantina di opere, alcune concesse in prestito da collezioni pubbliche e private, tra i capolavori più noti dell’artista: in apertura un bozzetto del dipinto “Gli ostaggi di Crema” del 1879, e poi "Fumatrici di oppio", "Cleopatra", "Colline liguri", "Vie del commercio", "La ferrovia del Pacifico" a chiusura del percorso espositivo, e inoltre dipinti a tema religioso, paesaggi, illustrazioni e importanti documenti inediti. |