Si deve al cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, la splendida dimora suburbana che ospita oggi l'ultima produzione di Damien Hirst. La mostra, a cura di Anna Coliva, direttrice uscente, e Mario Codognato, espone 80 opere dalla serie "Treasures from the Wreck of the Unbelievable" sparse in tutti i due piani del museo: l'ennesima provocazione di un inguaribile enfant terrible, un omaggio ad un paese culla della cultura romana classica e della pittura italiana del Rinascimento e del Seicento, il frutto di una ricerca condotta dall’artista negli ultimi vent’anni sulle possibilità espressive di materiali per lui inediti come bronzo, marmo di Carrara e malachite.
Molte ed insondabili le motivazioni, fra le quali la falsa leggenda, fatta circolare dallo stesso Hirst, su una fantomatica, antica nave sulla quale uno schiavo arricchito trasportava per il mediterraneo preziose opere d'arte, nave fortuitamente ritrovata nel 2008, il che spiegherebbe la presenza di coralli, conchiglie e piante marine sulle opere esposte.
Del resto Damien Hirst ci ha da tempo abituati ai suoi colpi di genio.
Assecondando
la ricca e originale decorazione museale realizzata grazie ad una straordinaria varietà di materiali e colori, marmi, stucchi, mosaici, Hirst si affida alla magia del luogo inventando tecniche inedite e complesse e costruendo una narrazioine che travalica secoli di storia per unire passato e presente nel nome dell'arte.
Presenti i dipinti della serie "Colour Space", esposti in Italia per la prima volta, dove Hirst esplora la relazione con i punti. Le opere sono costituite da un gran numero di cerchi dai colori vivaci a stretto contatto su grandi tele di dimensioni variabili, i punti si sovrappongono accidentalmente e la vernice schizza come a indicare l'impulsività tutta umana in un dipinto solo apparentemente ripetitivo.
Notevole e di grande impatto visivo
l'imponente scultura "Hydra and Kali", collocata nello spazio esterno del Giardino Segreto dell'Uccelliera.
Come sempre il confronto con questo artista è spiazzante, irriverente, dirompente, traumatico e rappresenta l'occasione per riflettere sul concetto di classicità, di antichità, di arte.
E come sempre, per giudicare Damien Hirst bisogna affidarsi all'emozione ed interrogarsi su ciò che si prova davanti alle sue opere, davanti agli intriganti ammiccamenti che ci inviano, ai messaggi talvolta macabri, talvolta ferocemente veritieri, esagerati, clamorosi, scandalosi e gridati.......... e capire se, verosimilmente, arte può voler dire anche questo.
Il progetto è stato reso possibile grazie al generoso supporto di Prada, che indaga gli ambiti di ricerca come l’arte, l’architettura, la filosofia, la letteratura con l’obiettivo di elaborare linguaggi e progetti innovativi. |