A Roma, in un appartamento di via Oslavia al civico 39B dove Giacomo Balla abitò dagli anni 30 fino alla sua morte, si apre al pubblico per la prima volta la casa futurista dell’artista in occasione dei 150 anni dalla nascita.
La casa è quella in cui visse, creò, lavorò ed abitò con la famiglia, la moglie Elisa e le figlie Luce ed Elica, anch’esse pittrici ed è situata nel quartiere romano Delle Vittorie dove il torinese Giacomo Balla scelse di vivere dopo essersi trasferito nella Capitale e aver abitato per qualche anno ai Parioli con vista su Villa Borghese.
Contemporaneamente il Maxxi festeggia l’evento allestendo una mostra nella Galleria 5, “Casa Balla. Dalla casa all'universo e ritorno”, da un progetto a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Domitilla Dardi, e presenta una selezione di opere del più significativo maestro del Futurismo italiano in dialogo con nuove creazioni di architetti, artisti e designer contemporanei di fama internazionale: otto le opere presenti, a firma di Ila Bêka e Louise Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Jim Lambie, Emiliano Maggi, Leonardo Sonnoli, Space Popular, Cassina con Patricia Urquiola.
Il progetto è frutto della collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma Belle Arti e Paesaggio, del contributo di Banca d'Italia, del supporto della Fondazione Biagiotti Cigna e della Collezione privata Laura e Lavinia Biagiotti nel nome del connubio tra arte e moda, da sempre il filo conduttore di questa casa di moda.
“La casa di Giacomo Balla dopo trent’anni di chiusura, torna finalmente alla luce. La casa con le sue decorazioni, mobili, opere d’arte esprime in ogni sua forma la personalità dell’artista e rappresenta uno dei suoi più grandi capolavori. Attraverso la riapertura dell’abitazione del Maestro futurista recuperiamo una parte del nostro DNA, una delle maggiori storie dell’arte del Novecento che ha cambiato per sempre il modo di fare, concepire e vivere la pratica artistica“, così informa Pietromarchi, e l’auspicio è che la casa possa restare aperta in maniera permanente. In realtà la casa è protetta dal 2004 da un vincolo di tutela, ma è stata sottoposta a importanti lavori di restauro e manutenzione solo recentemente, dal 2018.
Il Futurismo, prima avanguardia italiana ed europea di cui Balla con Fortunato Depero nel 1915 sigla il manifesto “Ricostruzione futurista dell'Universo”, lo vedrà come maggior rappresentante della derivazione romana, in occasione della seconda ondata del movimento nel 1920, essendo stato già nel 1910 con Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Gino Severini e Luigi Russolo tra i primi firmatari del Manifesto dei pittori futuristi.
In particolare la corrente romana è direttamente riconducibile a Giacomo Balla, uno dei suoi padri fondatori, che ebbe grande ascendente sull'ambiente del futurismo romano.
Casa Balla, o “FuturBalla” come sta scritto sull’etichetta metallica all'ingresso, è un’esperienza immersiva, totalizzante, straniante, è la storia di come un borghese appartamento anonimo, al quarto piano di una palazzina ottocentesca, possa diventare unico ed irripetibile grazie al genio creativo di un anomalo padrone di casa che disegna mobili, lampade, quadri, piastrelle, abiti, tappeti, la storia di come l’arte possa sconfinare nella vita quotidiana e la vita quotidiana confinare con l'arte.
Totalmente convertito al futurismo Balla diventato “Futurballa” si sbarazza di tutto ciò che aveva realizzato fino al 1913, vende tutte le sue opere figurative all'asta e adotta stabilmente, da allora in avanti, lo pseudonimo di FuturBalla, perseguendo l'idea di un'arte totale, l’ Arte-azione futurista.
E la sua casa diventa un’officina, inventa e costruisce oggetti e suppellettili, tavoli, sedie, scaffali, piastrelle con ogni tipo di materiale, sperimenta in prima persona come si possa vivere e pensare un’arte senza barriere interdisciplinari, un’arte totale, arte diffusa inserita nella vita. |