Le cose non sono state create per
la pittura. E il vedere è sempre più antico e
originario di ciò che è visto. Loceanica
distanza che si stende fra di loro è colmabile solo per
via di convenzioni e artifici. Lunico sguardo che rispetta
e custodisce questa distanza, esponendola, è quello dellartista.
Conviene dire subito che la pittura di Karl Stengel rinuncia
alla presa sulla realtà, perché la realtà
è troppo al di qua rispetto al gesto pittorico, alla
sua balenante velocità cognitiva. Tuttavia forse proprio
per questo vi si scorge sempre qualcosa di profondo e basilare,
una qualità che pare celata nel cuore del dipinto,
ma che dà parimenti limpressione di una pulsante
vita spirituale, di una presenza che sboccia dinanzi a noi,
di una rivelazione davanti ai nostri occhi. Questa qualità,
a chi voglia darle un nome, riconduce non ad una cosa, ma
ad una relazione: lo scambio attivo fra opera e fruitore.
Il quadro, insomma, chiama losservatore, lo trae dentro
di sé in unesperienza attiva e completa, di cui
tuttavia non è mai semplice parlare. E il pittore
stesso ad ammettere limpossibilità dellinterpretazione,
giacché in primo piano, in ogni suo quadro, è
sempre il gesto formante che incontra latto dellesperire,
una fusione sensoriale che è al di là del linguaggio
verbale.
Esiste, infatti, qualcosa di più intimo nel modo in
cui l'artista si pone non tanto davanti all'opera, quanto
davanti al mondo, al flusso dell'esistente, un qualcosa che
passa attraverso una singolare condizione spirituale che potremmo
definire di ascolto e che coincide con la disponibilità
e lapertura a far scaturire ciò che altrimenti
non sarebbe o che ancora ha da essere (e quindi ciò
che solo nell'arte trova il suo proprio modo di essere). Del
resto Stengel non nasconde di voler conferire alla pittura
la stessa forza di penetrazione della musica o della letteratura.
Lascolto è, naturalmente, quello del proprio
essere, della propria interiorità ed ha a che fare
con il porre la coscienza individuale davanti a se stessa.
Ciò equivale, in pittura, ad un ritorno dell'interiorità
e della consapevolezza nel nostro rapporto col mondo, ad un
ripristino di quel senso del sé senza il quale non
può sussistere alcun senso della realtà.
È esattamente qui che scaturisce, in Stengel, l'istanza
di ritessere la trama del dialogo col reale che del resto
caratterizza gli esiti più forti del linguaggio informale
dellultimo Novecento. Che cosa significa, infatti, porre
la coscienza dinanzi a se stessa se non abolire il filtro
della mediazione tecnologica per rimettere in discussione
il rapporto che lega realtà e rappresentazione ? Il
gesto antinaturalistico non significa più solo prescindere
dall'imitazione del mondo sensibile, ma ripensare - e forse
perfino ripercorrere per altra via - i processi attraverso
i quali quel mondo arriva oggi ad essere sensibile (e quindi
anche imitabile o, come si dice oggi, simulabile). Il gesto
antinaturalistico sembra insomma procedere dal presupposto
nietzscheano che noi non abitiamo il mondo, ma solo rappresentazioni
di esso e che quindi il nostro pensiero di esseri umani risulta
adeguato e conforme non al mondo in sé, ma a quelle
rappresentazioni.
L'inquietudine che allora coglie l'osservatore di un'opera
informale non è legata tanto ad una mancata comprensione
dei suoi codici espressivi, ma all'intuizione inconscia che
quell'opera possa avere un senso. Ciò mette in crisi
il tradizionale rapporto di specularità fra realtà
e rappresentazione a cui siamo soggetti, inserendovi un elemento
incongruo, un qualcosa che non quadra. La pittura
è per Stengel il modo in cui questo "qualcosa"
si affaccia ed entra nel mondo. Come chiamare questa cosa
che non ha nome ? Potremmo chiamarla in molti modi. Io preferisco
chiamarla autenticità : autenticità dell'esperienza
o dellesistere, che tuttavia non può che compiersi,
per lartista come per losservatore, nel mondo,
non fuori di esso, in quello stesso mondo che la rende ogni
giorno più mediata, vicaria, virtuale e che proprio
per questo ne sancisce l'inestinguibile finitezza. Ma questa
autenticità dellesistere riporta nella vita di
ognuno lavventura, ad un tempo meditante e confidente,
verso la riva più distante.
Montevarchi (AR)
AUDITORIUM COMUNALE
Via Marzia 94
dal 16 giugno al primo luglio 2007
orario: Feriali 10-12 e 16,30-19
Sabato e domenica 10-12 e 16-21
biglietti: ingresso libero
vernissage: 16 giugno 2007. ore 18
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