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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.

Mamiano di Traversetolo (Parma), Roy Lichtenstein
di Vilma Torselli
pubblicato il 24/08/2018
Un’ottantina di opere dell'artista pop che ha contaminato la cultura popolare espressa dal fumetto con un linguaggio pittorico colto e raffinato, ponendo l'osservatore davanti alla necessità di interrogarsi su una rappresentazione radicalmente mutata rispetto ai codici convenzionali.

La Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo propone, negli spazi della Villa dei Capolavori, una grande una retrospettiva a cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi dedicata a Roy Lichtenstein (1923-1997) con un’ottantina di opere dell’artista pop forse più raffinato del gruppo, e di alcuni compagni di avventura che, all’inizio degli anni ’60, diedero vita al movimento più autenticamente americano di tutta la storia dell’arte moderna, la Pop Art: sono Andy Warhol di cui è esposto il ciclo “Flowers”, James Rosenquist, Mel Ramos, Robert Indiana di cui è presente “FOUR” e una scultura della serie “LOVE”, ed altri artisti pop in mostra a Parma grazie ai prestiti di grandi musei internazionali, di gallerie e di collezioni private.

La mostra è integrata anche da una ricca documentazione fotografica ad opera dei fotografi italiani Ugo Mulas e Aurelio Amendola dai quali Lichtenstein accettò di farsi ritrarre nel suo studio, a conferma di un certo legame con il vecchio continente testimoniato anche dalla rivisitazione in chiave citazionista compiuta da Lichtenstein di antiche iconografie e dipinti riprodotti proprio attorno agli anni ’60 negli stili delle avanguardie europee quali il cubismo, il futurismo, l’espressionismo, o in quello di grandi protagonisti del ‘900 come Picasso, Mondrian, Cezanne , Dalì.

In mostra alcuni capolavori prodotti da Lichtenstein dall’inizio del 1960 quali “Little Aloha” e “VIIP!” entrambi del ’62, “Ball of Twine” del 1963, oltre ad una serie di opere grafiche, tra le quali “Crying Girl” del 1963 , “Sweet Dreams, Baby!” del 1965, "Girl with Tear", del 1977.
Da quegli anni Lichtenstein comincia a riferirsi come fonte pressoché unica delle sue creazioni al mondo dei fumetti, utilizzandone le immagini ingrandite e dilatate ad esprimere, con gli stessi mezzi della grafica pubblicitaria, la banalizzazione operata dall'informazione di massa sulla realtà.
Lichtenstein trae, sì, ispirazione e materiale dalla cultura popolare, ma ne seleziona gli elementi estrapolati dal loro contesto con raffinata e sottile attenzione, revisionando le sue fonti per un esito del tutto diverso da quello originale, affermando che "spesso questa differenza non è grande, ma resta essenziale".

Infatti rivisita i cartoon, i comics e il messaggio pubblicitario, prodotti che più popolari non si può, nei termini di una solennità classicheggiante per la monumentalità di certe opere di grande dimensione e per la generale sofisticatezza del procedimento esecutivo che partiva dallo studio al microscopio dell'immagine di una comic strip poi ingrandita e riportata sulla tela con un procedimento grafico integrato dal successivo lavoro pittorico vero e proprio, una procedura elaborata e complicata degna di un intellettuale colto e raffinato, sempre attento al contenuto artistico del risultato finale e in rapporto quasi ossessivo con le sue stesse teorie sull'arte, la genesi artistica e le tecniche esecutive.

La puntinatura tipografica ad effetto pointillisme per cui Lichtenstein è da tutti conosciuto non è solo un espediente formale, ma il mezzo con cui porre l'osservatore davanti alla necessità di interrogarsi a fronte di una rappresentazione radicalmente mutata rispetto ai codici convenzionali.
In questo senso, la sua fama gli andava stretta, se egli stesso dichiarava: "In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia mai accorto che ho fatto altro?”, quasi a rimarcare, per chi non l’avesse capito, l’ironia lucida e intelligente del suo linguaggio fortemente personale, smarcandosi dalle accuse di essere un artista ripetitivo e prevalentemente commerciale.

Verso gli anni '70, Lichtenstein realizzerà una serie d’immagini basate esclusivamente sullo specchio, sperimentando nuove tecniche pittoriche e di riproduzione, introducento il tema del "riflesso" come mezzo per passare dall'immagine riflessa alla riflessione sulla propria identità di artista in un enigmatico gioco di rimandi tra la realtà e l'immagine di essa.

Non solo fumetti e puntini, appunto…….

Mamiano di Traversetolo (PR), Fondazione Magnani-Rocca
Roy Lichtenstein
dal 08 settembre al 09 dicembre 2018

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