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Tutti i numeri di Jasper Johns
di Vilma Torselli
pubblicato il 17/07/2007
I numeri come oggetti "che la mente conosce già", per un'indagine sulle convenzioni della rappresentazione.
Jasper Johns, assieme a Robert Rauschenberg, funge da elemento di unione e continuità fra il movimento New Dada di derivazione europea e la Pop Art, movimento prettamente americano, operando una sintesi tra due culture profondamente diverse e contribuendo in maniera determinante alla nascita di una cultura visiva americana: ma non è semplicemente un artista pop o precursore del pop.

Johns allestisce la sua prima mostra nel 1958 alla galleria di Leo Castelli a New York e le sue immagini di bandiere, bersagli , lettere alfabetiche e numeri, "flat signs" di immediata decifrazione, rappresentano, in un momento in cui la pittura astratta dell'Espressionismo americano sembra l'unico linguaggio artistico possibile, un deciso abbandono di ogni reminiscenza di action painting ed un chiaro ritorno della pittura a tema.

E' così che, inducendo ad una inedita riflessione sul rapporto tra arte e realtà, oggetti e simboli del quotidiano recuperati in modo nuovo ed attribuiti di rinnovata identità si trasformano in immagini artistiche, impreziositi da una sbalorditiva capacità tecnica e da un virtuosismo esecutivo che non ha paragoni nell'America di quel periodo.

Attorno alla metà degli anni '50, Jonhs dà vita ad una serie di dipinti ad encausto e collage che rappresentano numeri con molte variazioni sul tema, e nella decade seguente realizza quattro serie distinte sui numeri: Figures, Numbers, 09 e 0 through 9.

In Figures compare un solo numero centrato in campo rettangolare, in Numbers Jonhs sviluppa una disposizione a griglia in cui si ripetono file di dieci numeri da zero a nove in sequenza logicamente ordinata ma mutante, come in Small Numbers in Color (1959), nella serie 09, detta anche Ten Numbers, l'artista utilizza una griglia abbreviata di dieci unità rettangolari in due file di cinque, riprendendo questo schema in stampe ed illustrazioni con i numeri in sequenza da 0 a 9 su due file o in singola fila, come in Color Numeral Series (1969).
Infine, nella serie 0 through 9, tutte e dieci le cifre in un campo rettangolare vengono sovrapposte una sull'altra, in modo che la forma di ogni singolo numero sia inclusa in uno più grande ed i frammenti delle due figure si sovrappongano e si intreccino.

Sul piano tecnico ed esecutivo, le soluzioni sono estremamente varie, dal carboncino all'encausto all'olio, su supporti differenti, tavola, tela, alluminio, notevole la quantità della produzione su questo unico tema (66 dipinti e sculture, 63 illustrazioni e 25 prove di stampa).

Un quadro, afferma Jonhs in questo periodo, "dovrebbe essere osservato nello stesso modo in cui si osserva un termosifone", un assunto privo di ironia che sembrerebbe banalizzare sia la fruizione che la realizzazione dell'opera d'arte, anche perché il numero, in quanto elemento non figurativo ma squisitamente concettuale sterilizza ogni partecipazione emotiva nello spettatore: non viene mai meno, tuttavia, l'attenzione ai valori plastici, cromatici, pittorici della raffigurazione, che ha come esito finale un oggetto artistico concreto, un quadro, l'immagine di un'idea.

In realtà Johns porta avanti attraverso i numeri una personale ricerca percettiva volta alla rivalutazione del cliché visivo ormai privo di contenuto per eccessiva familiarità trasformato in una pittura nel contempo astratta e figurativa, eliminata ogni divisione gerarchica tra materiale artistico e non.
A conferma della possibilità che astrazione e figurazione confluiscano in un linguaggio indistinto dove la forma viene assimilata nel segno, Roberta Bernstein rileva una interessante quanto curiosa relazione tra i numeri di Johns della serie non a caso denominata Figures e le varie "Women" di de Kooning, in entrambi i casi un fluire di curve barocche talvolta perfettamente sovrapponibili.

Dice ancora Johns: "Mi interessa, di una cosa, il suo non essere più quello che era, il suo divenire altro da quello che è, m'interessa ogni istante nel quale uno identifica con precisione una cosa, e m'interessa il fuggire continuo di questo istante, mi affascina ogni momento del vedere o del dire o del lasciarsi andare a tutto questo".
Da qui la scelta di proporre oggetti "che la mente conosce già", in modo da poter così "lavorare su altri livelli".

Johns non parte quindi alla ricerca della 'verità aritmetica' dell'universo, gli basta indagare sull'uomo, sfidandolo a scoprire qualcosa di nuovo in ciò che già conosce, o crede di conoscere, tanto bene, ad interrogarsi sulle convenzioni della rappresentazione e ad osservare il mondo con occhio inquisitore, piuttosto che compiacente.

* articolo aggiornato il 17/05/2013


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