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Arte e matematica, un binomio inscindibile
di Gaetano Barbella (introduzione di Vilma Torselli)
pubblicato il 20/12/2017

L'indissolubile rapporto tra arte e matematica resiste allo scorrere del tempo permettendo, secondo Max Bill, di "ordinare i valori emozionali perché da essi possa uscire l’opera d’arte".

"La matematica non è soltanto uno dei mezzi essenziali del pensiero primario, e quindi, uno dei ricorsi necessari per la conoscenza della realtà circostante, ma anche, nei suoi elementi fondamentali, una scienza delle proporzioni, del comportamento da oggetto ad oggetto, da gruppo a gruppo, da movimento a movimento. E poiché questa scienza ha in sé questi elementi fondamentali e li mette in relazione significativa, è naturale che simili fatti possano essere rappresentati, trasformati in immagini".
Così scrive Max Bill nel 1949, intendendo questo rapporto come "una configurazione di ritmi e relazioni, di leggi che hanno una origine individuale allo stesso modo in cui la matematica ha i suoi elementi innovatori originari nel pensiero dei suoi innovatori ".

Fin dall'antichità greca (a partire dal VI secolo a.C. con la scuola pitagorica), l'arte si lega sistematicamente a modelli oggettivi matematici o geometrici, grazie ai quali il bello è un'attribuzione che si può misurare e calcolare ed armonia, simmetria, misura sono il metro della bellezza di tutte le cose.


Albrecht Dürer,
La battaglia degli angeli
Raffaello Sanzio,
La Scuola di Atene

Il Rinascimento italiano sancirà questo concetto ingabbiando la realtà nelle regole matematiche e geometriche della prospettiva lineare, dominando e sottomettendo all'ingegno umano un mondo sensibile ordinato e razionale e quindi, secondo il nuovo concetto antropocentrico della rivoluzione copernicana, si assoggettano tutte le arti visive, dalla pittura all'architettura, ad una sorta di logica dell’armonia universale derivata da un insieme di regole o canoni rintracciabili in natura e non inventati dall’uomo, in grado di mettere tutti d’accordo nel definire qualcosa come ‘bello’.
Ma il concetto del bello (e del brutto) è variabile, subisce continue trasformazioni col passare del tempo e, partendo dalla concezione platonica e classica di bellezza basata su proporzione e armonia, è giunto, oggi, alla predominante dissonanza formale a cui ci ha abituato l'arte moderna.
Partono dall'avvento del Romanticismo e, in seguito, delle avanguardie del '900, i primi segnali di quanto sarebbe mutata nel tempo la reciproca relazione tra queste due espressioni del pensiero umano, visto che, mentre la matematica è rimasta sostanzialmente la stessa, gli uomini e gli artisti di oggi sono radicalmente cambiati rispetto a quelli del passato, e che, mentre i meccanismi fisiologici della visione sono gli stessi, il loro adattamento nel tempo è di natura culturale prima che biologica.

E se da sempre la matematica ha rappresentato la modalità secondo la quale strutturare in discorso razionale una materia instabile ed indomabile quale l'espressione artistica, organizzando in linguaggio comprensibile le pulsioni emozionali che ne sono il substrato, è doveroso chiedersi se oggi è ancora così, se gli artisti hanno ancora bisogno della matematica per ancorare la propria opera ad un sentire estetico comune e condivisibile a fronte di un acquisito valore estetico del “brutto”, del dissonante, del casuale e del caotico, in grado di meglio tradurre le contraddizioni e le lacerazioni della nostra epoca e della sua cultura.

La progressiva divergenza tra arte e matematica non significa, tuttavia, che il rapporto si sia interrotto, ma che, piuttosto, si sia spostato su altri piani di lettura, diventando metaforico, simbolico, allusivo, psicologico, segnico, grafico, in continuo adattamento alle contraddizioni della modernità, spia di una sorta di pensiero matematico inconsapevole e involontario che percorre trasversalmente come un fil rouge tutta l'arte moderna e che forse rappresenta una categoria dello spirito.

Perciò non è superfluo indagare l'opera di grandi artisti del passato che nel rapporto tra arte e scienza interpretano il proprio tempo e ne esprimono sottili inquietudini e illusorie certezze per parlarci ancora e sempre, da un lontano passato, dell'uomo e della sua avventura evolutiva.
Propongo quindi la lettura di due testi di Gaetano Barbella centrati su due artisti rinascimentali, Albrecht Dürer e Raffaello Sanzio, nelle cui opere la struttura geometrico-matematica è l'impalcatura sotto traccia che una attenta esegesi svela nella sua affascinante complessità.

Diploma tecnico, innata predisposizione per il disegno, capacità e inventiva nel campo della meccanica delle macchine, interessi culturali a tutto campo: su queste premesse Gaetano Barbella coltiva da autodidatta il suo interesse per la matematica, con lo spirito, la genialità, la curiosità di un dilettante di talento, giungendo a concepire una sua teoria fuori dai canoni accademici della matematica.
Dedicatosi in particolare allo studio di problemi di geometria, di esoterismo, di egittologia, di arte, è uno scrittore esperto di geometria occulta, ricercatore del mistero e dell'insolito, che nel corso degli anni ha scritto numerosi articoli pubblicati in rete, sia sul suo blog che su diversi altri.
Nel 2008 ha pubblicato per la Macro Edizioni un libro in Ebook, dal titolo, “I due Leoni Cibernetici. L’alfa e l’omega di una matematica ignota, pi greco e la sezione aurea”, che ha come tema le singolari proprietà di un pacco di sfere rotanti contenute in un'altra sfera che chiama Sphere Packing.
Vive a Brescia con la famiglia sin dal 1969.

La geometria nell'arte, il saggio nella versione integrale in pdf
Ipazia, il saggio nella versione integrale in pdf
Ode alla vita in “A’ mon seul désir” della Dama e l’Unicorno di Cluny, il saggio nella versione integrale in pdf
link:
Il sito di Gaetano Barbella
Intervista a Gaetano Barbella

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di Pietro Pagliardini


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