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E se Luscher avesse torto?
di Vilma Torselli
pubblicato il 20/04/2007
Non sempre l'arte rispetta le conclusioni del test di Luscher, per fortuna è tanto imprevedibile da sfuggire a qualunque tentativo di classificazione.
Il rosso che provoca eccitazione e spinge verso l'attività, denota un senso di forza e di sicurezza.......
Il giallo, caldo, irradiante, luminoso suggerisce espansione e movimento......

Le grandi tele di Mark Rothko degli anni 40/50 appartengono al periodo della piena maturità artistica, in cui egli definisce il suo stile pittorico fatto di cromatismi leggeri e di quell'astrattismo sublime e metafisico col quale esprimere un'aspirazione comunicativa non specifica, basata su una simbiosi cosmica gioiosamente intellettualistica: sono tele vivacemente cromatiche, un trionfo di rossi, gialli, arancione, colori di calda esuberanza, dilaganti in onde cromatiche vivaci ed inarrestabili dalla tela nello spazio circostante, proprio l'affermazione di un desiderio espansivo oltre ogni limite fisico, spinto da una energia vitale di grande suggestione emotiva.

Il grigio è il colore neutro di chi prende le distanze dai sentimenti e dalla vita, optando per il non coinvolgimento

Nulla di più idoneo a commentare le opere di Rothko degli ultimi anni '60, una serie di Untitled (Black on Grey) in cui la pennellata si raggela in tratti compassati ed opachi, alternativamente neri e grigi con poche variazioni intermedie, in una disposizione significativamente alterata rispetto alle opere precedenti, a fasce orizzontali che contrappongono i blocchi di colore in un ristretto campo di iterazione, conferendo all'insieme una inusuale rigidità, talvolta accentuata dalla presenza di una bordatura circostante l'immagine.
E' una presa di distanza dal cromatismo gioioso degli anni '50, è una presa di distanza soprattutto dal mondo e dalla vita, che con coerenza estrema Rothko applicherà fino in fondo, rinunciando al mondo e rifiutando la vita, suicidandosi, nel 1970.

Il blu è la calma, la soddisfazione, la pace interiore, la quiete, l'armonia.

E' noto come Yves Klein abbia fatto del colore blu, da lui brevettato in una delle sue sfumature del cosiddetto "oltremare" come International Klein Blue, il filo conduttore delle sue opere monocrome, rigorosamente blu, nelle quali egli vuole rappresentare il vuoto, inteso non come assenza, ma come essenza della purezza, con valore sacrale e catartico, il vuoto dello spazio zen, che ha in sé il suo significato primo ed ultimo, che di nulla ha bisogno per connotarsi se non del blu, il colore dell' "infinità energetica del cielo".
Colore dell'armonia interiore, il blu rappresenta per Klein la tensione creativa che alimentò la sua ricerca di universalità, nell'arte, nella vita, nella natura, nel profondo blu del cielo, del mare e dei suoi celebri monocromi.

Il viola, ottenuto mescolando rosso e blu, è il colore della trasformazione, della metamorfosi.....

Marc Chagall costruisce la sua pittura figurativa intrisa di complessi riferimenti simbolici e culturali, di significati metaforici e di oniriche allegorie impiegando una tavolozza cromatica molto varia, in cui il colore viola occupa un posto di riguardo. Colore magico, mistico, spirituale, di grande potere evocativo, il viola è il colore della Pasqua cristiana, il colore dalla passione che la simbologia religiosa associa alla penitenza ed al mistero della morte: Chagall lo utilizza in mille sfumature e gradazioni, talvolta monocromaticamente, spargendolo come un'onda morbida su tutte le cose, animate ed inanimate, caricando i suoi dipinti di una sacralità profonda e pensosa, funzionale al tema.

Non mancano, come si vede, conferme o quantomeno rassicurazioni circa l'attendibilità delle teorie di Luscher, ma esistono anche clamorose smentite.

Van Gogh è il pittore del giallo, dei girasoli, dei campi arati, del sole e delle messi di Provenza, eppure è lontano anni luce dalla tipizzazione che Luscher traccia per un individuo con tale preferenza.
Se il giallo è caldo, irradiante, luminoso suggerisce espansione e movimento, libertà e autonomia, è colore del cambiamento e della ricerca del nuovo bisogna ammettere che Van Gogh è caratterialmente agli antipodi rispetto a quello che il test potrebbe far supporre. Non va sottovalutato il ruolo non tanto psicologico quanto puramente fisiologico che può aver avuto nell'orientamento della scelta cromatica il fatto che egli soffrisse di xantopsia iatrogena, un disturbo della visione dovuto ad intossicazione cronica da digitale, farmaco che gli veniva somministrato per contrastare le frequenti crisi epilettiche, disturbo per il quale la colorazione degli oggetti appare di tonalità gialla: un mondo giallo che resta comunque un mondo ostile, quindi, in cui Van Gogh vede riflessi i propri conflitti interiori e la propria disperazione esistenziale.

Il verde esprime stabilità, forza, tenacia, costanza, perseveranza, equilibrio psicologico...

Ernst Ludwig Kirchner ama i verdi nelle tonalità più varie, in chiave antinaturalistica, accostati ai colori complementari rosso e blu oppure esaltati da tocchi di giallo che li rendono acidi e freddi, dipinge case verdi, strade verdi, persone verdi, affidando all'insolito effetto cromatico l'espressione di una sua personale visione della vita distorta ed angosciata, di un suo interiore disagio psicologico che lo distruggerà portandolo al suicidio.
E' quasi paradossale il divario tra quanto suggerito dal test di Luscher sulla scelta di questo colore e la personalità tormentata di un artista che tutto fu tranne che forte, perseverante ed equilibrato, un artista perennemente in bilico tra lucidità e follia che proprio con il colore verde ci racconta di debolezze, discontinuità, sofferenza e incertezze psicologiche.

Ognuno tragga le sue conclusioni, personalmente penso che l'arte, una meravigliosa menzogna, sia tanto imprevedibile da sfuggire a qualunque tentativo di classificazione.
Per fortuna!

* articolo aggiornato il 16/07/2014

link:
Test di Luscher e psicologia del colore

I colori di Vincent


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