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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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Libri
American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle.
Musei
Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi.

Concorsi
Concorso artistico Lucca Biennale Cartasia 2022, tema conduttore di questa edizione “The white page” (pagina bianca), le infinite possibilità per gli artisti di raccontarsi tramite le opere in carta.

Premi
I vincitori del Premio Pritzker per l'architettura 2021 sono Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal: talento, visione e impegno per migliorare la vita delle persone.

In Italia
Al Palazzo Ducale di Genova, dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 grande mostra di Maurits Cornelis Escher.

All'estero
Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.

TUTTO CEDE. Due momenti di perfezione instabile
di Stefano Elena
pubblicato il 25/09/2007
Due rapide segnalazioni espositive, come sempre e per motivi diversi, spunti per una valutazione sentimentale e iconografica di alcuni deragliamenti umani ricorrenti.
Sergej Bratkov
Work from the series Kids II, 2003
Stampa fotografica a colori, 30x40 cm
courtesy Galerie Anita Beckers, Frankfurt
Nicola Costantino
Savon de Corps, 2004
Acrilico, plexiglas, marmo di carrara, stampa fotografica,
97% di sapone 3% di essenza di Nicola
dimensioni variabili
courtesy dell’artista
Erwin Olaf
Cindy C dalla serie Mature, 1999
Stampa fotografica 84 x 113 cm
courtesy dell’artista
Anna Fusco
Vanitas, 2006

Resina, nylon, rete, 25x30x25 cm
courtesy Changing Role - Move over Gallery, Napoli
Thomas Demand
Grotto 2006

198x144 cm, G-Print Diasec
courtesy Fondazione Prada, Milano
Photo Paolo Sfriso
TUTTO CEDE
Due momenti di perfezione instabile

Ovvero due rapide segnalazioni espositive.
Sono, come sempre e per motivi diversi, spunti per una valutazione sentimentale e iconografica di alcuni deragliamenti umani ricorrenti.
Buon viaggio…


QUANDO LA MORTE TI FA BELLA
Dangerous Beauty, Pan Palazzo delle Arti Napoli, 5 luglio - 23 ottobre 07

Quale bellezza salverà il mondo?
F. Dostoevskij

La mostra "Dangerous Beauty - Bellezza Pericolosa", curata da Manon Slome e importata con lievi modifiche dal Chelsea Art Museum di New York, prende spunto diretto dai recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto il mondo della moda accusato, con le sue ristrettissime prerogative fisiche, di spingere all'anoressia giovanissime e ambiziose modelle, pronte a incarnare l'odierno ideale di bellezza anche a costo della vita, e di divulgare canoni estetici sicuramente irraggiungibili per milioni di adolescenti.

Se in un tempo non troppo lontano la bellezza era uno dei principali valori per la riconoscibilità e l'affermazione di un'opera d'arte, questa sembra rivoltarsi non solo contro l'arte in sé come sua prerogativa, ma anche contro la nostra stessa vita, dal momento in cui abbellirsi diventa sinonimo di autodistruggersi (destino frequente per molte delle attività umane).

Scorrendo le opere digitali e non degli artisti presenti in mostra, ritroviamo immagini familiari, le stesse immagini ammiccanti che dalle riviste patinate e dalle pubblicità ci bombardano e attraggono quotidianamente facendoci sognare e desiderare la nostra completa omologazione ai suddetti modelli. I lavori presentati in questa occasione non fanno che spingersi poco oltre: è sufficiente estremizzare alcuni effetti liftanti utilizzando con sapienza chirurgica l'arte della "bellezza composta a tavolino", usando l'ultimo ritrovato per l'eterna giovinezza (meglio conosciuto come Photoshop) per mostrarci quanto sottile sia la linea di confine tra la perfezione estetica e l'orrore artificiale postumano.

Rassegne di bambine fotografate al limite della pedopornografia da Sergej Bratkov, le ripetute operazioni taglia-cuci-incolla eseguite direttamente sul proprio corpo da Orlan, l'advertising fittizio del sapone self-made (realizzato con i resti del grasso del dopo liposuzione e in linea con l'attuale moda del riciclaggio) di Nicola Costantino, il passaggio obbligato "per trovare il paradiso in terra" sul tappeto di bilance steso da Jacob Dahlgren, le immagini - così tristemente reali - delle adolescenti di Laureen Greenfield, le futuristiche e molto glamorous scene di vita quotidiana delle casalinghe (androidi) disperate di domani riprese da Erwin Olaf, sono tutte espressioni, oscillanti tra ironia e dramma psicofisico, di identità malate e frammentate che cercano di sopraffare l'imperfezione del mondo attraverso la cosmesi del proprio involucro.

Il malessere denunciato da questi artisti attraverso le loro opere che manipolano immagini e icone contemporanee sia in modo ironico e grottesco, sia in modo drammatico e inquietante, rischiano tuttavia di perpetuare il potere dell'immagine artificiale in tutta la sua devastante attrattiva: un pò come dire che non si può rinunciare alla bellezza, anche quando questa diventa estremamente pericolosa. E' meglio un brutto anatroccolo reale o un affascinante cigno virtuale?

PIU' VERO DEL VERO
Thomas Demand, Fondazione Giorgio Cini, Venezia, 7 giugno - 7 luglio 2007

Sono due i progetti proposti da Thomas Demand, curati da Germano Celant e presentati dalla Fondazione Prada di Milano negli spazi della Fondazione Cini, sulla minuscola e suggestiva Isola di San Giorgio a Venezia: "Percorso Grottesco" e "Yellowcake".

Il lavoro di Demand consiste nell'intrappolare la realtà nella fotografia, una realtà dispersa nei labirintici passaggi che uniscono (e allontanano) tra loro la cosa reale, la sua ricostruzione operata dall'artista e la fotografia usata come mezzo per immortalarla in tutta la sua fedeltà. Il risultato, la restituzione finita, è satura di una freddezza post-mortem che costringe a riflettere sul rapporto, per niente trasparente, corrente tra realtà e rappresentazione.

Nel noto testo di Roland Barthes "La camera chiara", l'autore addita i fotografi come agenti della morte, in quanto la fotografia, divenuta nella nostra società la principale testimone di ciò che è stato, con la sua deperibilità non fa che riaffermare la nostra temporaneità.

La prima installazione, Processo Grottesco, alla quale l'artista ha dedicato ben due anni di lavoro, ricostruisce il percorso creativo dell'opera. Ci si perde, nel cammino che conduce alla meticolosa riproduzione in cartone sagomato (un lavoro che avrebbe messo alla prova persino Michelangelo per l'attenzione e la perizia millimetrica con cui è costruita) di "Grotto", luogo sotterraneo dell'isola di Maiorca, attraverso i materiali raccolti che hanno portato all'opera finale (la fotografia della riproduzione cartacea). La scelta di rappresentare un ambiente così ostile, una sfida per tanti filosofi e artisti cimentatisi sul tema - luogo affascinante e misterioso - la cui fisionomia varia col mutare dell'illuminazione artificiale a cui si deve necessariamente ricorrere, finisce per risolversi in un gioco di doppi che si fanno contorti e viscerali quanto le stratificazioni che ne definiscono la sua fisionomia.

Un pezzo di natura si offre a un'operazione di make-up, manuale e tecnologico insieme, per essere bloccato in una fotografia, illusione che possa esistere uno strumento in grado di restituirci un'immagine speculare della realtà che finisce inevitabilmente per costituirsi testimone delle ansie asettiche e false, impeccabili e replicanti, che vanno sempre più intensificandosi ovunque esista l'uomo.


DE ARCHITECTURA
di Pietro Pagliardini


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RIFLETTORI SU...



Lucian Freud,
"Reflection" (self portrait)

 

 
 

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