La terra, il suolo di una nazione sono la base, fisica e morale,
su cui appoggiano la sua società e la sua architettura,
sono quei valori tradizionali e genuini che Robert Henri,
Edward Hopper e tanti altri esponenti del Realismo americano assumono a simbolo dell'America più umile e più
vera, modello di affidabilità, stabilità, indipendenza
ed autosufficienza, l'America dei paesaggi rurali, dei grandi spazi,
delle sconfinate praterie dei loro dipinti.
Wright rappresenta il legame tra la Scuola di Chicago, improntata
dal genio creativo e dalla illuminata visione umanistica di
Louis Henry Sullivan, e la moderna architettura dell'America
del nord , frutto di una cultura finalmente consapevole delle
sue radici e delle sue intatte potenzialità, senza
complessi, senza inerzie, senza sentimentalismi, senza forzature
intellettualistiche, una cultura autonoma, puritana, libera.
Frank Lloyd Wright è un grande rivoluzionario che crede
con forza in quello che dice e che fa, personaggio irruente,
eccentrico, anche sul piano umano, con la sua vita movimentata,
l'abbandono della famiglia, la fuga in Italia con la moglie
di un suo ricco cliente, l'incendio doloso che distrugge la
sua casa nel Wisconsin, una deontologia professionale non
proprio cristallina
. un passionale con una straordinaria
capacità speculativa ed una lucidità mentale
rigorosa, una miscela rarissima che, quando si verifica, può
veramente generare personaggi in grado di cambiare il mondo.
E Wright lo cambia davvero, con la sua tenacia, la profondità
dell'indagine, l'intransigenza, il radicalismo, l'incontenibile
volontà di fare (nella sua vita professionale realizzerà
più di mille progetti!), l'ardore megalomane della
sua predicazione, la fede nella sacralità del legame
tra vita e lavoro: "
.Un buon edificio organico
è il più grande dei poemi. E il fatto che debba
far fronte alla realtà, debba essere la realtà,
debba servire la vita e incitarla, debba insomma fare della
vita quotidiana qualcosa di più degno di essere vissuto
..
non rende un edificio meno poetico, anzi più veramente
tale". E' lui il padre dell'architettura organica,
intesa come ricerca non solo delle funzioni dei singoli spazi,
ma delle loro reciproche interelazioni risolte in compenetrazioni
di volumi elementari, nel dinamismo progettuale di strutture
che rispecchiano i reali bisogni dell'uomo e le esigenze delle
attività in esse svolte, sia del singolo che della
collettività, sia del privato che del pubblico, secondo
la concezione di un'architettura che dia significato alla
società, un'architettura libera, aperta e democratica
come la società che rappresenta.
In questi termini, è d'obbligo ricordarci di Alvar
Aalto, di Eero Saarinen e della scuola svedese che, nel 1930,
dà origine al movimento organico europeo con Erik Gunnar
Asplund.
Siegfried Giedion, con il quale Wright intrecciò una
pungente polemica, esprime concrete riserve persino sull'uso
del termine "organico" applicato all'architettura
("
. Tutto il lavoro di Wright è consistito
nello sforzo di esprimersi in quella che lui chiama l' "architettura
organica", significhi quel che si vuole
"),
come del resto altri critici del movimento moderno, non Walter
Behrendt, che rintraccia nel concetto di organicità
l'antitesi del formale, le due facce di quello che egli chiama
"dualismo dello spirito creativo" (formative art ed il suo contrario fine art), senza peraltro che il dibattito
con il razionalismo europeo si concluda in modo produttivo
e soddisfacente.
Facendo una digressione cronologica e cercando di leggere
il presente alla luce del passato, possiamo ritrovare questa antinomia già a partire
da molto lontano, dal Partenone per esempio (480 a.c.) e ricordarci di come sia importante per l'architetto
greco l'unitarietà del progetto e per l'osservatore
l'interezza della percezione di una struttura in cui nulla
è superfluo, nulla può essere eliminato dalla
visione complessiva senza alterare profondamente l'essenza
dell'edificio.
Mentre al contrario, una struttura gotica o barocca
vivono secondo un loro ritmo narrativo entro il quale possiamo
leggere diversi scorci prospettici, senza poter abbracciare
il tutto da un solo punto di vista.
Si tratta di due diverse
visioni dell'architettura, ciascuna completa in sé
stessa, ineccepibile nelle sue formulazioni, due differenti
visioni del mondo, senza che una possa definirsi superiore
all'altra, ed è ciò che possiamo dire del confronto
tra l'architettura razionalista e quella organica ("
.In
uno schema organico ci sono eccellenti ragioni perché
una cosa sia com'è, perché stia ad un certo
posto e non altrove
.").
Una sostanziale novità nell'opera di Wright rispetto
a quanto la precede è l'elasticità dello schema
progettuale, che non nasce predeterminatamente da un complessivo
postulato geometrico, quand'anche realizzabile per lotti successivi,
ma dalla definizione di uno spazio interno principale, nucleo
di partenza al quale gli altri spazi si aggregano quando e
come necessari, secondo l'accrescimento evolutivo di un organismo,
determinato da nuovi sviluppi delle esigenze abitative .
E' un concetto che ribalta letteralmente la procedura progettuale
tradizionale perché concepisce la genesi del volume
dal di dentro, con un senso dell'interno che fa dell'esterno
la sua conseguenza, in un'architettura a misura d'uomo ove
la soluzione spaziale elimina corridoi di distribuzione e
zone inutili e gli ambienti, prima in aggregazione seriale,
si fondono e si dilatano l'uno nell'altro, con rinnovata ampiezza
di respiro in una pianta libera che non ricerca forzate simmetrie,
prospettive fisse, rispondenze prestabilite.
Ecco comparire come fondamentale il tema della cavità,
dello spazio interno vuoto, lo spazio racchiuso ("
.L'ambiente
interno, lo spazio entro cui si vive è il grande fatto
dell'edificio
.."), paradigma dello spazio interiore
mentale ed emotivo, spazio fisico e psicologico, libero ed
autonomo come la mentalità americana, come lo spirito
di una società assai meno politicizzata di quella europea,
più flessibile e pragmatica, in espansione, pionieristicamente
individualista: scrive Wrigth: "
.ogni
uomo ha il diritto di vivere nella sua casa come egli vuole.
E' un pioniere in tutti i sensi della parola. La sua casa
rifletterà in suo carattere, le sue idee, se ne ha,
ogni americano ha qualche caratteristica sua
..".
E dichiara: "... Ho sempre voluto costruire per l'uomo
d'oggi, costruirgli dentro il suo domani , organico rispetto
al suo Tempo e al suo Luogo d'Uomo moderno ... architettura
intrinseca al Tempo , al Luogo e all'Uomo ...
. L'ambiente
umano può essere concepito e creato secondo natura:
secondo la natura del Tempo, del Luogo e dell'Uomo...."
costruendo la casa come la "tana" dell'uomo (si
tenga conto che Wright predilige occuparsi di architettura
domestica), rifugio sicuro ed utile riparo.
Diversa per ogni individuo perché
ognuno di noi è diverso dagli altri, ogni casa,
come ogni uomo, deve avere un suo "carattere", con
spazi interni fluidi, collegati ma non divisi, dove pochi
muri continui danno le direttive spaziali in una pluridirezionalità
di percorsi ramificati ed asimmetrici, spesso incernierati
su un camino centrale, l'anima più intima dell'abitazione,
mentre i vari materiali da costruzione si propongono per la
loro intrinseca valenza estetica, diversi ed ognuno significativo
in sé stesso.
Si instaura così un rapporto nuovo, un nuovo tipo di
interazione tra il manufatto dell'uomo e l'opera della natura,
tra interno ed esterno, perché "
.ambiente
ed edificio sono una cosa sola; piantare gli alberi nel terreno
che circonda l'edificio, quanto arredare l'edificio stesso,
acquistano un'importanza nuova, poiché divengono elementi
in armonia con lo spazio interno nel quale si vive. Il luogo
(la costruzione, l'arredamento) - ed anche la decorazione,
e anche gli alberi - tutto diviene una cosa sola nell'architettura
organica ... sintesi nella quale confluiscono tutti gli aspetti
dell'abitare, e si pongono in armonia con l'ambiente. Questo
appunto è ciò che la posterità definirà
architettura organica
.".
La semplicità priva di orpelli e di citazioni passatiste,
la ricerca costante di un rapporto integrato con l'ambiente
naturale, la tendenza all'orizzontalismo, la pulizia formale
sono tratti caratteristici dello stile di Wright certamente
accentuati dallo studio minuzioso delle stampe giapponesi,
delle quali egli divenne un vero esperto ed un importante
collezionista: da lì, dall'essenzialità della
grafica giapponese egli ricava il concetto di mutamento e
di adattabilità dell'opera dell'uomo secondo il mutare
delle esigenze, da una civiltà per la quale ciò
che è incompiuto ed inespresso, ciò che muta
e si rinnova, il frammento del reale, è molto più
significativo di ogni simmetria e di ogni rigida schematicità. Il Giappone, dove Wright si reca per la prima volta nel 1905, entra nle suo immaginario visivo ed emotivo già nel 1893, quando all'Expo di Chicago vede una riproduzione della Villa imperiale di Katsura, captandone il messaggio fortemente innovativo per la mentalità occidentale
Nel '35 Edoardo Persico scrive: "Wright può
essere considerato il Cézanne dell'architettura nuova.
È, forse, utile che sottolinei la concordanza del plein-air
degli impressionisti con l'amore per la natura di Wright,
che realizza soltanto in campagna i suoi capolavori?".
Personalmente, trovo che Wright sia parecchio lontano dall'Impressionismo,
in realtà l'attenzione al contesto naturale, il rapporto
dialettico tra interno ed esterno è mutuato soprattutto
dalla cultura precolombiana e dall'architettura mesoamericana,
così come l'idea di uno spazio interno che si dilata
verso l'esterno con superfici mosse dal gioco plastico di
una decorazione che, eliminato totalmente il concetto di decoro
applicato come sovrastruttura, ne è invece parte integrante:
giova ricordare quale esempio la Ennis- Brown House di Los
Angeles, evocativa di civiltà architettoniche antiche,
con la sua sagoma altera e sacrale da tempio Maya, saldamente
ancorata alla terra, le pesanti pareti interamente costituite
da textile blocks, blocchi modulari di cemento prefabbricati
prodotti industrialmente (allo stesso Wright si devono numerose,
geniali invenzioni strutturali).
Il linguaggio tecnologico straordinariamente duttile arricchisce
la struttura di connotazioni quasi tattili, a dimostrare,
secondo l'insegnamento di Sullivan, che "è
errato pensare che l'uso legittimo della macchina precluda
quello della decorazione. E' esattamente il contrario. La
decorazione, segno della fantasia, è oggi più
vitale di quanto mai sia stato ogni altro sistema o "strumento"
.."
.
Ho citato spesso, letteralmente, le parole di Wright perché,
nella sua lunga carriera, egli ha parlato e scritto molto,
con ricchezza di particolari, chiarezza, precisione, didascalicità,
con la passione di chi difende le proprie idee e per questo
vuole che siano correttamente comprese, senza equivoci né
pudori, rivelando la sua poetica e la sua anima con eguale
sincerità e, a modo suo, umiltà, come nessun
commento riuscirebbe a fare meglio.
Un uomo, Frank Lloyd Wright, del quale si potrebbe dire, parafrasando
Bruno Zevi in una delle sue ultime interviste, che "aveva
il coraggio nel destino", obbligato ad agire, a dedicarsi
con ardore quasi fanatico alla sua causa, come se ne dipendesse
della salvezza dell'umanità, un tipo d'uomo per il
quale "qualsiasi impresa è buona
.e
dovrà essere sempre personalizzata, cioè discorde,
tinta d'eresia, contestataria, affinché si configuri
in antitesi al vecchio, al ristagno, al corrotto, al logoro,
al devitalizzato".
Come l'architettura organica, appunto. |