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L’arte di modellare il tempo
Long goodbye, 2007 – David Claerbout
di Roberto Grandicelli
pubblicato il 19/03/2016 |
Un'opera che rappresenta un raffinato esempio di purezza formale, intesa come perfetta congruenza fra gli elementi rappresentati. |
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L’arte di modellare il tempo
Long goodbye, 2007 – David Claerbout |
Il saggio - Attraverso l’utilizzo delle tecniche di slow motion e di time lapse, l’artista David Claerbout indaga il movimento
analizzandone la fissità; si riscopre così la potenzialità comunicativa di un singolo istante in contrapposizione al fuggevole linguaggio del movimento.
Una scena della durata di 30 secondi; un corto che si sviluppa in 18 minuti. |
Figura 1, David Claerbout |
Nell’opera “Long Goodbye”, una donna emerge dal punto di fuga della scena reggendo un vassoio con una caffettiera e due tazze. La donna è ripresa al rallentatore, in una luce morbida e dorata, mentre esce nel cortile di una villa dalle imposte azzurro polvere; sempre lentamente si china e poggia il vassoio su un tavolo; quindi, come attratta da un rumore, solleva lo sguardo verso l’obiettivo. Allora si disinteressa del suo caffè e, mostrando ingenuo imbarazzo nell'assecondare un istinto voyeuristico, si rialza e, facendo qualche passo in avanti, sorride e saluta, facendo un cenno con la mano. Questo mentre l’inquadratura si allarga e si allontana. |
David Claerbout - Nato in Belgio nel 1969, si diploma all'Accademia di
Belle Arti “Nationaal Hoger Instituut voor Schone Kunsten” di Anversa
ed inizialmente si dedica alla pittura. Ben presto però a quest’ultima gli
preferisce lo studio della fotografia e dell’immagine e lo fa attraverso
una personalissima re-interpretazione.
Le sue video-installazioni permettono di analizzare le diverse realtà che l’artista propone attraverso una sapiente manipolazione del movimento e del tempo.
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Tavola I, L’Empire des lumières, 1953–54
Olio su tela, 195,4 x 131,2 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 102
© René Magritte, by SIAE 2008
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Long Goodbye - Nell’opera che prendiamo in esame, “Long Goodbye” del 2007, l’osservatore viene catturato, quasi ipnotizzato, dalla lenta progressione dei fotogrammi, quindi proiettato ed immerso in un’atmosfera d’altri tempi. Della scena proposta si può cogliere ogni singolo movimento. La lentezza permette di “ascoltare” il pensiero che accompagna la donna in ogni singolo frame del cortometraggio e di percepirne appieno le emozioni.
Ma il video non ci propone un semplice replay della scena, sullo sfondo si coglie una latente incongruenza: come nell’opera “L'Empire des Lumières” di Renè Magritte (anche lui belga), laddove ad un’immagine notturna si contrappone un cielo diurno, nel video di Claerbout, alla lentezza della scena (slow motion), si contrappone un velocissimo movimento delle ombre che le cime degli alberi proiettano sulla facciata della villa che fa da sfondo alla ripresa (time lapse). |
Perché questa sovrapposizione dei due piani temporali? Come avviene in auto, quando guardiamo la fissità del panorama dal finestrino durante un viaggio e davanti agli occhi scorrono veloci gli alberi posti sul ciglio della strada, alla stessa stregua Claerbout riproduce questo effetto, rendendo il cortometraggio assolutamente godibile nonostante l’esasperante lentezza delle immagini. |
Analisi formale - L’opera “Long Goodbye” rappresenta, a mio avviso, un esempio di purezza formale, laddove per purezza si intende anche
perfetta congruenza fra gli elementi rappresentati.
A partire dall’audio muto e ovattato che accompagna la ripresa ivi compreso lo sfondo nero che isola efficacemente le immagini
proiettate, David Claerbout utilizza, con tutta evidenza, una pellicola
originale.
Originale è la pellicola come originali sono gli oggetti, gli abiti e i colori,
ma anche il rituale, le movenze e le sensazioni autentiche che la
protagonista prova e che vengono proiettate sull’osservatore con una
forza davvero straordinaria attraverso un utilizzo quasi ipnotico della
sequenza dei frame.
La perfetta omogeneità ivi ricreata viene spezzata dal saluto della
donna: è davvero sorprendente come anche la semplice gestualità di
una persona qualsiasi sia intimamente legata al relativo periodo storico al punto da renderlo riconoscibile, giustappunto attraverso un semplice gesto. |
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Figura 2, Long goodbye, Intro |
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Figura 3, Long goodbye, Portrait |
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Figura 4, Long goodbye, Landscape |
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Figura 5, Long goodbye, Closure |
Bibliografia
David Claerbout, David Claerbout, Mondadori Electa Editore, Milano 2012
Renè Magritte, Scritti Vol.I e II, Abscondita Editore, Milano 2008
Indice Tavole
Tavola I, R. Magritte, L’Empire des lumières, 1953–54, Olio su tela, 195,4 x 131,2 cm, Peggy Guggenheim, Venezia
Indice Figure
Figura 1, David Claerbout
Figura 2, Long goodbye, Intro
Figura 3, Long goodbye, Portrait
Figura 4, Long goodbye, Landscape
Figura 5, Long goodbye, Closure |
L'articolo nella versione integrale in pdf |
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