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Sylvain Bellenger, un direttore illuminato
di Riccardo Ianniciello
pubblicato il 28/07/2019 |
Trasformazioni radicali per il Museo e il Bosco di Capodimonte grazie alla lungimiranza e alle qualità professionali di Sylvain Bellenger, da qualche anno nuovo direttore della struttura. |
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Da alcuni anni, da quando si è insediato il nuovo direttore Sylvain Bellenger, il Bosco di Capodimonte ha subito delle trasformazioni radicali (una vera e propria rivoluzione amministrativo–gestionale che ha rivalutato e riportato in auge l’identità culturale del Museo gravemente compromessa) che lasciano favorevolmente colpiti i numerosi visitatori ma stupefatto chi come il sottoscritto è partenopeo e conosce ahimè lo stato precedente di semiabbandono e incuria in cui versava. |
Il parco è stato riportato all’antico glorioso splendore Sette-Ottocentesco grazie all’opera straordinaria e alla lungimiranza del Bellinger: viali e prati meticolosamente curati, arricchiti da panchine e pannelli esplicativi che accompagnano il visitatore in uno straordinario percorso didattico sulla storia del Bosco.
Tra i progetti che il Bellinger sta realizzando c’è l’accorpamento degli uffici, la ristrutturazione dei numerosi edifici presenti nel Bosco (ben 17), la collaborazione con diverse prestigiose università tra le quali quella del Texas, la Sorbona e l’Università di Tokyo che prevede lo scambio di ricercatori e artisti.
Con la nuova gestione, il Museo di Capodimonte, si rinnova nel segno della migliore tradizione museale ma attraverso formule e contenuti innovativi e moderni: un’articolata programmazione di mostre temporanee, di progetti espositivi di valorizzazione delle collezioni permanenti che riflette l’ambizione del Museo di porsi come un’istituzione di primissimo piano in Europa e nel mondo.
Il programma di Capodimonte, come si legge sul sito del Museo, si traduce concretamente in due macro progetti espositivi: grandi mostre e mostre-focus. Il ciclo delle grandi mostre iniziato con Carta Bianca ha dato la libertà di interpretare l’arte nelle collezioni di Capodimonte a diverse personalità del mondo della cultura, secondo la propria sensibilità, da Riccardo Muti a Marc Fumaroli, ed altri artisti contemporanei di altissimo livello.
A seguire una serie di mostre su argomenti diversi: dalle storie ancora non scritte dei depositi all’incontro tra due luoghi mitici della cultura napoletana, appunto il Museo di Capodimonte e il Teatro San Carlo.
Ma chi è Sylvain Bellinger? Conosciamolo meglio. Francese, laureato in filosofia e poi specializzato in Storia dell’Arte alla prestigiosa Ecole du Louvre della Sorbona.
Dal 2012 ha diretto il dipartimento di pittura e scultura europee medievali e moderne all’Art Institute di Chicago.
Dal 2005 è stato curatore capo all’Institute National d’Histoire de l’Art (INCA) di Parigi.
Dal 1999 al 2005 è stato curatore della sezione di pitture e sculture europee al Cleveland Museum of Art.
Dal 1992 al 1999 ha lavorato come direttore e curatore capo del Chateau and Museums of Blois.
Dal 1987 al 1991 è stato direttore dei Museums of Montargis in Francia.
Ha inoltre collaborato con la Getty Foundation, la National Gallery of art di Washinton, a Yale e a Palazzo Farnese a Roma.
Ma a folgorarlo sulla via di Damasco è stato proprio Capodimonte, è qui che visitando il Museo nel 1980 Bellenger decise di diventare storico dell’Arte ed è qui che per precisa scelta personale e segno del destino doveva ritornare in qualità di direttore.
E in quanto alla polemica dei direttori “stranieri” nominati per dirigere alcuni prestigiosi Musei in Italia possiamo fare questa riflessione checché ne dica Tomaso Montanari, la cui posizione di chiusura risulta poco comprensibile: ben vengano direttori stranieri se sono professionalmente validi e possono dare una svolta qualitativa al nostro patrimonio culturale come sta avvenendo per il Bosco e il Museo di Capodimonte con la gestione illuminata di Sylvain Bellenger. |
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link:
Il sito del Museo di Capodimonte |
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