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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
Il più letto in Artonweb: fotografia |
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FOCUS ON |
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Libri
American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
Musei
Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi. |
Concorsi
Concorso artistico Lucca Biennale Cartasia 2022, tema conduttore di questa edizione “The white page” (pagina bianca), le infinite possibilità per gli artisti di raccontarsi tramite le opere in carta.
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Premi
I vincitori del Premio Pritzker per l'architettura 2021 sono Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal: talento, visione e impegno per migliorare la vita delle persone. |
In Italia
Al Palazzo Ducale di Genova, dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 grande mostra di Maurits Cornelis Escher. |
All'estero
Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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Il
metodo americano (parte prima) di Vilma Torselli pubblicato il 24/08/2006 |
Il
1964 è una data importante nella storia della Biennale di Venezia poiché
è l'anno in cui il Gran Premio viene assegnato al padre spirituale della
Pop Art, Robert Rauschenberg, primo statunitense a ricevere un riconoscimento
così prestigioso nel sacrario della cultura visiva europea. |
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Da questa data si ufficializza definitivamente la supremazia americana in
campo artistico mondiale, dando inizio ad uno dei più importanti imperialismi
culturali che mai abbiano dominato il mondo dell'arte.
L'evento, non frutto del caso né della insuperabile grandezza del premiato,
è stato abilmente preparato dal governo americano negli
anni precedenti attraverso una oculata e lungimirante strategia
politica, mediatica ed economica diretta a coinvolgere indiscriminatamente
artisti, critici, galleristi, collezionisti, pubblico, con
enorme dispendio di fondi per portare avanti anche attraverso
l'arte visiva, la letteratura e la musica una lotta al comunismo su tutti i fronti (siamo ai tempi della guerra
fredda), giocata sul contrasto tra una nazione intellettualmente
libera, aperta al nuovo, democraticamente condiscendente ad
ogni espressione di individualismo e soggettività,
ed i regimi totalitari oltre la cortina di ferro.
Nel 1952 il 'Congress for Cultural Freedom' sponsorizza il Masterpieces Festival, grande evento dell'arte moderna,
con precisi intenti propagandistici, mentre la stampa proclama
: "On display will be masterpieces that could not
have been created nor whose exhibition would be allowed by
such totalitarian regimes as Nazi Germany or present day Soviet
Russia and her satellites ".
Pezzo forte del festival,
scelta tanto audace quanto apparentemente ingiustificata,
l'Espressionismo
astratto e Antiform, di cui Eva Cockcroft scriverà
nel 1974: "To understand why a particular art movement
becomes successful under a given set of historical circumstances
requires an examination of the specifics of patronage and
the ideological needs of the powerful."
Nel 1954 si tiene l'International Conference of Twentieth
Century Music, e nell'occasione un'affermazione di Alfred
Barr, allora direttore del MOMA - "The modern artist's
non conformity and love of freedom cannot be tolerated within
a monolithic tyranny and modern art is useless for the dictator's
propaganda." - chiarisce senza mezzi termini le reali
motivazioni che stanno dietro il lancio di un'arte nuova,
seppure derivata dal Surrealismo europeo, che pone il suo
punto di forza nella disinibita, scomposta e libera violenza
gestuale dell'action painting. | Naturalmente,
dall'altra parte non si stava a guardare senza far nulla, in Unione Sovietica ed in Europa il partito comunista, di contro ad un'arte che si pone come espressione
di disperazione ed angoscia interiore, esalta il realismo dell'arte sovietica
come esempio di costruttività ed affermazione di entusiasmo, mentre nel
Messico filocomunista i murales di Diego Rivera, Carlos Romero Orozco e David
Alfero Siquieros compiono una capillare ed efficace opera di propaganda politica
presso le masse analfabete.
Già a partire dagli ultimi anni '40, la
CIA aveva pianificato l'utilizzo dell'arte astratta come arma essenziale per la
guerra fredda ed intrapreso una serie di iniziative mirate alla promozione mondiale
dell'arte e del modello sociale statunitense: il direttore del MOMA, Alfred Barr,
abile ed influente PR, ha convinto la rivista "Life" a sostenere i pittori
dell'Espressionismo ed un organico programma d'esportazione delle loro opere verso
l'Europa, previa garanzia di una sovvenzione governativa per il museo di 125.000
dollari l'anno per cinque anni, James Johnson Sweeney, critico d'arte, direttore
del 'Solomon R. Guggenheim Museum' e consulente del 'Museum of Modern Art' di New
York, si è incaricato di svelare al mondo i contenuti filo-americani profondamente
democratici di un'arte di libertà estrema come solo un paese estremamente
libero può esprimere, il gallerista italo-americano Leo Castelli e la moglie
Ileana Sonnabend, proprietari di una vera e propria catena di prestigiose gallerie
in America ed in Europa si sono fatti garanti di un'efficace attività propagandistico--divulgativa,
fino ad arrivare al 1965, anno in cui la rassegna The Responsive Eye organizzata
dal MOMA lancia definitivamente sul fronte internazionale l'Espressionismo astratto
americano nonché l'optical art, peraltro già apparsa in Europa con
assai meno scalpore.
La Pop Art,
ufficializzata a New York con una collettiva del 1962, The
New Realistsal, rappresenta un altro fenomeno tipicamente
americano, seppure di indiscutibile matrice europea, che grazie
ad un dispiego di mezzi economici imponente, neutralizza sia
la nascente Popular Art inglese sia il Nouveau Réalisme italo-francese, che hanno il solo torto di essere i parenti
poveri della grande famiglia new dada. L'investimento di mezzi
darà i suoi frutti, dopo la Pop Art l'America sarà
infatti la culla di ogni nuovo movimento artistico importante,
il Concettualismo, la minimal art, la body art, la land art e così via, opportunamente associando fortune artistiche
e fortune economiche in una nazione nella quale, si sa, utile
e dilettevole costituiscono da sempre l'accoppiata vincente,
con una netta propensione per l'utile. Infatti anche in
epoca più recente "
.. Il boom della
pittura contemporanea coincise con una fase di espansione
dell'economia americana comunemente detta Reaganomics. In
un articolo del 1980 il critico d'arte del New Yorker Calvin
Tompkins scriveva: "Il congiungimento fra un nuovo tipo
di pubblico ed una nuova generazione di artisti ha reso più
febbrile la scena artistica attuale, provocando un eccitamento
nervoso che se è un bene per gli affari, non lo è
necessariamente per l'arte". (Alessandro Tempi, 'Gli
anni '80.Il caso Schnabel ed il boom della pittura contemporanea').
Con l'Espressionismo
astratto, la giovane America pone la prima pietra per la costruzione di una tradizione
artistica autoctona ed autonoma, finalmente liberata dall'influenza della cultura
della vecchia Europa.
Al di là delle molte strumentalizzazioni economico-politiche,
questo movimento rispecchia le reali esigenze individuali e collettive di un'America
in crisi di valori alla ricerca della propria identità e delle proprie
radici, perché, come ha detto qualcuno, se una nazione non sa da dove viene
non sa neanche dove và.
E rispecchia anche le inquietudini e le angosce
personali di artisti che, in assoluta buona fede, vivono drammaticamente sulla
propria pelle una sostanziale dicotomia tra quella che fino ad allora hanno considerato
la Cultura con la C maiuscola, quella europea, e le pressioni degli inespressi
fermenti intellettuali di una nazione indubbiamente grande, giovane, forte, con
inesplorate possibilità creative che chiedono prepotentemente di emergere. Barnett
Newman scrive: "Nel 1940 alcuni di noi si destarono per accorgersi che
eravamo senza speranza; che in realtà non esisteva nessuna pittura
..Fu
quel risveglio che ispirò l'aspirazione, l'elevato proposito, qualcosa
di assai diverso dalla semplice ambizione, di ripartire da zero, come se la pittura
non fosse mai esistita." , Pollock, Still, Kline, Tobey, e molti altri,
grazie anche alla sensibile azione prodromica di Arshile Gorkij e Roberto Matta,
interpretano ciascuno a modo proprio quelle aspirazioni e quegli elevati propositi
e colmano l' "enorme vuoto", così lo definisce Adolph Gottlieb,
che andava riempito con uno sforzo di rifondazione della mitologia e della simbologia
primitiva.
pagine 1-2
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