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Luca Bellandi
di Alessandro Tempi
pubblicato il 10/10/2007 |
La pittura come una sorta di
chiamata o di appello a qualcosa che è celato e/o disperso
nella memoria, nel vissuto, nellinteriorità, nella
condizione stessa del vivere. |
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Luca Bellandi, " To be continued
", acrilico, cm. 100 x 120
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L arte ha detto una
volta Schnabel è unaltra dimensione del
pensiero. In pittura questo pensiero si manifesta
spesso nel rappresentare cose, oggetti, segni, secondo unevidenza
che non pretende né forse si illude - di costruire
un discorso more geometrico, ma solo di adunare forme, che sono
poi ciò di cui il suo linguaggio è propriamente
fatto. Le forme ovviamente parlano, ma spesso non dicono di
se stesse, rappresentano semmai qualcosa di più interiore
e primitivo che solo la pittura fa scaturire. Un filosofo, del
resto, ha detto che solo larte lascia essere.
La pittura di Luca Bellandi risulta da una sorta di chiamata
o di appello a qualcosa che è celato e/o disperso nella
memoria, nel vissuto, nellinteriorità, nella condizione
stessa del vivere. Essa scaturisce attraverso un procedimento
espressivo estremamente libero e disinvolto, in cui lincompiutezza,
il frammentismo diventano elementi di stile. Un linguaggio leggiadro
ed aperto, dunque, ma capace di creare atmosfere con una sapienza
misurata che sa accordare gli elementi compositivi (pennellata,
colore, forma) a quelli puramente visivi.
Di questa pittura, infatti, protagonista è la cosa
oggetto, abito, animale, fiore che campeggia con la forza
di un improvviso hic et nunc apparentemente incompiuto, ma che
proprio da questa incompiutezza trova la sua ragion dessere.
Come a dire che lincompiutezza è la nostra condizione
di umani, sulla cui evidenza possiamo esercitare solo azioni
memoriali o associative.
Sotto unapparenza negligente e svagata, insomma, la pittura
di Luca Bellandi insinua il dubbio dellindecifrabilità
delle cose ed è quindi sottilmente eversiva di quelle
gerarchie di significati che siamo soliti assegnare a ciò
che vediamo.
Che questo dubbio sia a suo modo fascinoso, che questa eversività
sia aerea e giocosa è il frutto non ambiguo di unironia
alla quale il pittore sa assoggettare a sua arte. Mai prendersi
troppo sul serio, sembra dire con la saggezza della legèreté.
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